Vitamina D, fine di un sogno o di un miraggio anche pericoloso?

VITAMINA D

L’Aifa ha rivisto le indicazioni di prescrizione e di rimborsabilità della Vitamina D. Cerchiamo di capire perché e come si è arrivati a questa svolta da parte dell’Agenzia del farmaco italiana

 

Il migliore incipit dei Miti di questa settimana è di ricordare cos’è la scienza: “insieme di conoscenze ricavate dalla ricerca condotta con metodi rigorosi, ottenendo dati riproducibili e applicando il metodo sperimentale di Galilei, controllando continuamente le ipotesi, quasi in modo ossessivo, per verificarne la loro coerenza”. Questa frase riassume la base del lavoro dei veri scienziati e, nel contempo, spiega come quella che sembra la volatilità o incertezza della scienza è, in realtà, il continuo adeguamento alle scoperte e ai nuovi dati che si accumulano nella letteratura scientifica. Nel caso della Vitamina D è di questi giorni un cambiamento dei livelli di questa molecola da considerare come “campanello di allarme” per le persone per avere un trattamento preventivo o di supporto alla deficienza di questa Vitamina. In conclusione, ancora una volta il metodo sperimentale di Galilei si è dimostrato essere il punto di forza della scienza, ovvero la capacità di rivedere le proprie posizioni alla luce delle nuove conoscenze. Gli studi più recenti hanno permesso di raffinare uno strumento terapeutico come è la Vitamina D.

L’Aifa ha escluso la prescrivibilità della Vitamina D per i pazienti che ne hanno bisogno

FALSO La Nota 96 che è appena stata pubblicata, modifica alcuni criteri per cui si può prescrivere la supplementazione della Vitamina D o delle molecole simili nelle persone che hanno una reale carenza di questa importante sostanza per cui deve essere integrata. In questa nota, è stata anche introdotta una nuova categoria di potenziali persone a rischio ovvero chi ha gravi deficit motori o che sono allettate a domicilio. Nello stesso tempo si è ridotto il limite da 20 a 12 ng/mL di Vitamina D nel sangue delle persone con o senza specifici sintomi e senza altri rischi per potere richiedere la rimborsabilità del trattamento. Questo aspetto è quello che sembra condurre ad una minore disponibilità del Servizio Sanitario Nazionale a fornire un prodotto, ma in effetti è una razionalizzazione delle risorse. Questo passo ha richiesto di ridefinire i livelli diversi di Vitamina D perché siano “il segnale di carenza” ad esempio, nelle persone con malassorbimento o iperparatiroidismo. Volendo semplificare, siamo passati da un limite di velocità massima sulle autostrade ovunque identico che però non teneva conto delle caratteristiche del tracciato, tratto in salita, ricco di curea o zone spesso nebbiose e ora abbiamo limiti di velocità più adatti per singolo tipo di tratto. Inoltre, l’Aifa ha valutato che l’impatto della Vitamina D sul contagio e la gravità del Covid 19 fosse insufficiente a considerarla come uno strumento di protezione dal virus pandemico. Questi dati, questi riaggiustamenti dei valori sono frutto della valutazione di studi condotti di recente (ad esempio CORONAVIT e CLOC del 2022) nel caso dell’utilità della Vitamina D per contrastare o prevenire il COVID 19 oppure studi svolti nel 2018 che hanno dimostrato come occorre avere livelli inferiori a 10 ng/mL perché sia giustificata la supplementazione nei pazienti con problemi respiratori. Queste ricerche evitano una generalizzazione dei trattamenti con Vitamina D senza tenere conto, ad esempio, dei sintomi, tant’è che nei casi di osteoporosi o nelle donne in dolce attesa occorre avere un livello di almeno 30 ng/mL per valutare la necessaria integrazione o meno. In sintesi, dare Vitamina D “a pioggia” è un vero paradosso perché esponendosi al sole la autosintetizziamo e senza valutarne i sintomi e le patologie sarebbe non solo un inutile spreco di risorse, ma paradossalmente potrebbe provocare un maggiore rischio per la salute dovuto ad “abuso” che deriva dalla supplementazione eccessiva.

L’Aifa ha anche rivalutato i rischi di abuso di Vitamina D in funzione protettiva

VERO Troppa Vitamina D senza il necessario controllo medico può provare una serie di danni anche gravi a diversi organi ed apparati del nostro organismo. L’Aifa nella nota di aggiornamento ha focalizzato la sua attenzione anche sulla ipercalcemia ma è stato ritenuto un evento poco frequente e quindi non troppo rischioso. Effettivamente la Vitamina D movimenta il calcio dalle ossa e dai denti, che ne rappresentano il nostro scrigno naturale, andando poi a stressare il sistema renale, necessitando di urinare più spesso, o facendo formare di cristalli di sali di calcio a livello polmonare, ma anche dando problemi cardiaci. I dati scientifici non destano un allarme immediato e anche un eccesso di integratori di Vitamina D non sembrano essere un vero problema, ma oltre certe dosi aumenta il rischio di eventi avversi senza vere la sperata azione protettiva. Il troppo se non storpia è comunque inutile, Omne supervacuum pleno de pectore mana come diceva Orazio. Citando Paracelso, per non far sentire Orazio solo, ogni cosa è ipoteticamente un veleno ma è la dose a fare da punto di crinale. Questi aspetti di sicurezza di uso sono stati verificati e si consigliano come dosi sicure quelli di 800-1.000 UI (pari a 20-25 ug) di Vitamina D al giorno. La Vitamina D è per molti ricercatori un ormone per le sue tante attività ed il valore tollerabile per gli adulti è stabilito a circa 100 ug al giorno, ovvero 4.000 IU ma ne basterebbero circa 600 UI o 15 ug. Nel caso di autosomministrazioni, senza un serio controllo medico e una reale necessità di integrazione, si corrono dei rischi inutili e con 2.500 ug giornalieri siamo a 100 volte il limite considerato sicuro. Gli integratori in libera vendita hanno dosi di circa 2.000 UI per compressa e risultano già superiori al limite consigliato, ma la possibilità di ingerire più compresse per raggiungere anche valori di 20.000 UI o oltre, rende possibile che si creino dei reali rischi per la salute dovuti ad un abuso da Vitamina D. Il gioco non vale la candela, la Vitamina D è una molecola metabolicamente molto importante che da vero e proprio “ormone” va a modificare anche ciò che non vogliamo sia cambiato.

Gli integratori di Vitamina D si possono acquistare senza prescrizione medica perché non sono pericolosi

FALSO Rammentiamo che gli integratori sono considerati a tutti gli effetti degli alimenti dal punto di vista normativo per cui non esiste una limitazione al loro acquisto sia nei canali abituali che nel mondo virtuale di internet. In realtà, oltre i valori di 2.000-4.000 UI, non sono liberamente in vendita, ma integrazioni pari a 25.000-100.000 UI rientrano in un trattamento farmacologico che viene deciso dal proprio medico curante. Perché ci sono pericoli di abusi? Nel caso della Vitamina D compresse singole di 2.000 UI sono vendute in confezioni di anche 350 unità che porta ad un valore complessivo di 700.000 UI per confezione. In altre parole, ciò che si deve assumere in 45-50 gg potrebbe essere ingerito in anche soli 3 gg caricandosi di tanta Vitamina D e superando di molto i limiti di sicurezza. Questo può avvenire anche con i farmaci, ma qui diventa un problema perché nel nostro immaginario un integratore è naturale ed è dipinto come prodotto innocuo senza effetti negativi se non sulla propria tasca. Tanta Vitamina D potrebbe causare dei gravi rischi alla salute e trasformare una semplice integrazione in un pericolo da non sottovalutare.

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Con soli 45 minuti alla settimana di esposizione Sole posso non integrare la Vitamina D

VERO Paradossalmente acquistando degli integratori a base di Vitamina D stiamo abdicando allo stare all’aperto, al vivere in una modalità ”solare” o “sociale”. Ci basterebbero 15 minuti tre giorni alla settimana per evitare integrazioni, certo è un valore medio che tiene conto del colore della pelle, del metabolismo individuale, dalla latitudine e di mille altre concause, ma di certo serve una dieta equilibrata, ricca di alimenti come uova, latte, pesce, verdure  e se si è vegani utilizzando alghe marine come Kombu, Klamath, Dulce etc. La bellezza del vivere al sole è che non provoca eccessi di Vitamina D, il nostro organismo infatti si auto limita e produce quanto ne serve e, comunque, spera sempre in un invito a cena con un piatto di pesce e contorno di verdure ad hoc. Lamentarsi di alimenti strani, di prodotti non convenzionali come la farina di insetti o simili e poi accettare che il migliore integratore possa sostituirsi ad una passeggiata magari in compagnia del proprio affetto a due o quattro zampe, ad una dieta e a uno stile di vita salutistico suona quanto meno come un ossimoro logico.

Conclusioni

I Granduchi di Toscana imposero una tassa sul sale che provocò la nascita del pane “sciocco” (la pesa veniva effettuata sempre nei giorni di pioggia quando il sale pesa di più perché bagnato e di qui sembra sia nato il modo di dire “piove governo ladro”). Questa forma mentis ci porta ad avere spesso una chiusura a qualsiasi cambiamento di regole o di norme considerandolo sempre e solo un vantaggio per chi è in posizione dominante. Spesso ciò è vero, ma occorre talvolta pensare al ruolo che agenzie, ministeri, enti etc. hanno per la difesa dei cittadini, dei consumatori o di qualsiasi altra categoria. In questo caso, l’Aifa ha razionalizzato e reso più efficiente la spesa dovuta a una integrazione a carico di tutti che talvolta si dimostra inutile, o talvolta addirittura rischiosa. Non bisogna abbassare mai la guardia e occorre sempre verificare se tutti i cambiamenti sono nella direzione di migliorare la vita dei cittadini, ma senza farsi velare gli occhi da stereotipi precostituiti.