A cosa serve l’acetilcisteina e perché adesso è introvabile nelle farmacie

acetilcisteina

L’acetilcisteina è un principio attivo usato (con successo) come mucolitico e contro i disturbi delle vie respiratorie. Attualmente è nella lista rossa dell’Aifa perché mancante perché lo abbiamo utilizzato troppo e male 

 

Solitamente utilizzata per trattare i disturbi delle vie respiratorie caratterizzati da una sovrapproduzione di muco, l’acetilcisteina è un mucolitico da dosare con parsimonia e quando serve. Invece è stato erroneamente associato alla cura dell’influenza e di altre patologie i cui effetti sono ancora in fase di studio. Il più famoso farmaco in commercio che ha come principio attivo l’acetilcisteina è il Fluimucil.

Solitamente viene quindi suggerita per la terapia secretolitica nelle malattie broncopolmonari acute e croniche accompagnate dalla compromissione della formazione e del trasporto del muco negli adulti e negli adolescenti a partire dai 14 anni di età.

Intanto, nel gennaio 2023 l’acetilcisteina Hexal è entrata nella lista rossa dei farmaci introvabili, per via della momentanea cessata commercializzazione. Un elenco che l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) invita i media e tutti gli organi di stampa a diffondere, per evitare inutili code in farmacia. Una corsa a recuperare alcuni farmaci – antibiotici e antipiretici in testa – che ha provocato una mancanza di scorte in farmacia e che trova ragione in una combinazione di fattori.

  • Psicosi generata dalla paura per il Covid;
  • Mancanza della cultura del farmaco equivalente;
  • Abuso di farmaci (il classico errore è quello di associare antibiotici all’influenza o utilizzare costantemente antinfiammatori, mucolitici e aerosol laddove non serve, specie da somministrare ai bambini).

A cosa serve l’acetilcisteina

Fare chiarezza sull’utilità di questa sostanza è fondamentale per arrestare eventuali abusi e affrontare al meglio l’esaurimento delle scorte in farmacia, nonché il blocco della commercializzazione di molti medicinali.

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Gli esperti dell’Irccs Humanitas raccomandano di utilizzare l’acetilcisteina solo per la cura di:

  • Broncopneumopatie acute e croniche;
  • Bronchioliti;
  • Bronchiectasie;
  • Fibrosi cistica;

Il farmaco viene utilizzato soprattutto come mucolitico espettorante e in caso di deficit lacrimale. Esiste qualche studio pubblicato che indica la sua associazione favorevole con amiloride, per la fluidificazione dell’espettorato vischioso in pazienti con fibrosi cistica.

  • Cistite emorragica;

È stata usata per il trattamento di cistiti emorragiche indotte da ciclofosfamide, grazie alla sua capacità di diminuire l’efficacia della ciclofosfamide. Viene anche utilizzata in caso di complicazioni polmonari in seguito a trattamenti chirurgici, tracheotomie o anestesia.

 

Altri utilizzi sono per:

  • Il trattamento dell’intossicazione da paracetamolo (tipo Tachipirina)

Il farmaco è considerato un salvavita in caso di sovradosaggio di paracetamolo soprattutto per evitare lo sviluppo dell’epatite fulminante conseguente. Viene anche utilizzato per trattare l’insufficienza renale che si ritiene compaia nell’1-2% dei casi di avvelenamento da paracetamolo, talora anche in assenza di epatopatia. Altri autori di studi sostengono che l’aumento di glutatione a livello renale possa favorire, anziché ridurre, il danno renale;

 

  • La disintossicazione durante il trattamento di uropatie causate da alcuni tipi di chemioterapia;

 

  • Il trattamento di ulcere della cornea o di altri problemi a questa struttura dell’occhio in cui a una ridotta lacrimazione è associata una produzione eccessiva di muco.

In campo oftalmologico è usata per il trattamento di disturbi dovuti a deficit lacrimale con o senza alterazione della componente mucosale, come cheratocongiuntiviti e cheratopatie.

 

Come si può intuire, la somministrazione di questo derivato N-acetilato dell’amminoacido “solforato” cisteina deve essere riservata a pazienti con patologie specifiche. Dunque, gli utilizzi più efficaci di questo farmaco sono limitati a:

  • Attività mucolitica;
  • Antidoto contro avvelenamento da paracetamolo;
  • Attività antiossidante e protettiva.

L’acetilcisteina viene utilizza anche:

  • In medicina veterinaria per gli equidi

Alcuni farmaci a base di acetilcisteina (Equimucil) vengono somministrati per le affezioni a carico dell’apparato respiratorio, in fase acuta, cronica e di esacerbazione. La molecola funge da mucolitico espettorante. La presenza di acetilcisteina in associazione con antibiotici (Equimucil antibiotico: Tiamfenicolo glicinato acetilcisteinato) non crea alcun problema per ciò che concerne l’eventuale insorgenza di fenomeni di resistenza batterica, anzi ne agevolerebbe l’efficacia terapeutica in determinate forme patologiche grazie alla sua azione mucolitica.

  • Per le atelettasie (solo in casi estremi)

Questa condizione determina il collasso del tessuto polmonare con perdita di volume. Se l’atelettasia è estesa, i pazienti possono presentare dispnea o insufficienza respiratoria. Essi possono sviluppare anche polmonite. Il trattamento comprende il mantenimento della tosse efficace, la respirazione profonda e il trattamento della causa. Come illustrato nel Manuale medico Msd, il trattamento con N-Acetylcysteine viene di solito evitato perché può causare broncocostrizione. Deve essere eseguita una broncoscopia se gli altri interventi risultano inefficaci o se si sospetta una causa di ostruzione diversa dai tappi mucosi. In casi estremi si procede con questo farmaco.

  • In agricoltura

Uno studio pubblicato nel 2013 ha investigato il possibile ruolo della sostanza per il trattamento delle infezioni da Xylella fastidiosa (che ha decimato gli ulivi nel Salento, in Puglia, distruggendo un’intera economia territoriale). La Xylella è un microrganismo fitopatogeno che è all’origine di gravi patologie dell’apparato xilematico, tra cui la malattia di Pierce, la Clorosi variegata degli agrumi, il Complesso del disseccamento rapido dell’olivo.

Lo studio, condotto su coltivazioni idroponiche in condizioni molto vicine a quelle sul campo, ha mostrato una significativa riduzione della popolazione batterica grazie alle capacità del farmaco di sciogliere i legami che garantiscono la coesione dei biofilm microbici. Si tratta della prima evidenza di un’attività antibatterica dell’acetilcisteina contro un microrganismo patogeno dei vegetali.

Tuttavia il farmaco non estirpa in modo definitivo l’infezione. La recrudescenza dei sintomi sulle foglie dopo l’interruzione del trattamento avviene in un tempo di latenza aumentato fino a circa 8 mesi.

L’acetilcisteina fa bene contro influenza e Covid?

La N-acetilcisteina è utilizzata nel mondo da oltre mezzo secolo per malattie polmonari di tipo cronico ostruttive, ma anche per la fibrosi polmonare idiopatica, le bronchiectasie e l’influenza. Infine, anche nella cura del Covid.

Inoltre è usata come antidoto al paracetamolo e alla nefropatia da mezzo di contrasto (con una posologia di 300 mg/kg per uso endovenoso per brevi periodi), nelle malattie psichiatriche e neurologiche e nei comportamenti d’abuso.

Ma nel 2021 la rivista Drug Safety ha raccolto gli studi indicizzati su PubMed fino all’anno precedente per far luce sulla sicurezza ed efficacia del farmaco nelle malattie respiratorie croniche, a dosi giornaliere superiori ai 600 milligrammi. Ancora oggi questa sostanza viene impiegata per la tosse e altre condizioni polmonari, influenza compresa.

Il risultato degli studi raccolti è che non ci sono prove scientifiche valide a supporto di molti di questi usi, compresi quelli per curare l’influenza.

Inoltre, non ci sono prove valide a sostegno dell’impiego del farmaco per il trattamento del Covid-19.

La N-acetilcisteina nelle malattie respiratorie è autorizzata con un dosaggio non superiore ai 600 mg al giorno, generalmente in un’unica somministrazione giornaliera.

Gli studi hanno evidenziato la sua sicurezza e buona tollerabilità nelle malattie polmonari croniche. Spesso le reazioni avverse sono da attribuire alla patologia in essere o alle terapie concomitanti. Nella bronchite cronica e fibrosi cistica è ben tollerata l’associazione della N-acetilcisteina con la terapia corrente, ma non nella cura della fibrosi polmonare idiopatica. Studi futuri dovranno valutare l’efficacia e la sicurezza di queste posologie nell’uso in cronico.

L’acetilcisteina contro depressione e disturbi psichiatrici

L’utilizzo di questo farmaco è stato sperimentato anche in ambito psichiatrico, come testimonia questo studio. Il glutatione, formato anche da aminoacidi cisteina (Qui per un approfondimento sulla cisteina da integrare attraverso l’alimentazione e sui benefici della sostanza) è un antiossidante endogeno e possiede un ruolo ubiquitario in molte delle difese dell’organismo. È stato dimostrato che il trattamento con N-acetilcisteina aumenta i livelli di glutatione. Da qui si è pensato di proporlo come trattamento per diverse malattie.

Ci sono forti prove a sostegno che quindi abbia utilità nei disturbi psichiatrici, in particolare in caso di schizofrenia e disturbo bipolare.

Gli autori di questo esperimento sostengono anche che il farmaco sia sicuro e ben tollerato se somministrato per via orale, ma presenta rischi documentati con la somministrazione endovenosa.

Gli effetti collaterali dell’acetilcisteina

Dagli aggiornamenti e revisioni di studi recenti emerge che questa sostanza ha meno controindicazioni se assunta per via orale, in genere come granulato da sciogliere in acqua o pastiglie effervescenti. Può essere somministrata per via rettale o sotto forma di soluzione da inalare tramite aerosol, o ancora per instillazione endotracheale e in forma collirio.

Solo in alcuni casi particolari (ad esempio per trattare l’intossicazione da paracetamolo) può essere somministrata anche in endovena.

La modalità di somministrazione, le dosi e la durata del trattamento variano a seconda della problematica da trattare, dall’età del paziente e dalle sue condizioni individuali.

Fra i possibili effetti collaterali dell’acetilcisteina sono inclusi:

  • Acufene;
  • Angioedema;
  • Anosmia o disosmia;
  • Broncospasmo;
  • Diarrea;
  • Disgeusia;
  • Emottisi;
  • Nausea;
  • Orticaria;
  • Rash;
  • Rinorrea;
  • Stomatite;
  • Vomito;
  • Xerodermia.

 

Non deve essere presa dai pazienti:

  • Di età inferiore ai 2 anni (per gli altri bambini è ritenuta probabilmente sicura se assunta per via orale in dosi di 900, massimo 2700 mg al giorno per non più di 12 settimane);
  • In gravidanza (solo quando necessario dal punto di vista medico, perché potrebbe attraversare la placenta, anche se non ci sono prove che possa danneggiare il nascituro);
  • In fase di allattamento (perché non ci sono abbastanza informazioni affidabili per sapere se la N-acetilcisteina sia sicura durante l’allattamento);
  • Allergici alla sostanza;
  • Asmatici (perché potrebbe causare broncospasmo se inalata o assunta per via orale. In ogni caso occorre il monitoraggio del proprio medico);
  • Con disturbo emorragico (potrebbe rallentare la coagulazione del sangue, aumentare il rischio di lividi e sanguinamento nelle persone con disturbi emorragici);
  • In fase di intervento chirurgico (l’assunzione in corso va interrotta almeno 2 settimane prima di un intervento chirurgico programmato).

Humanitas avverte che non deve essere assunta in contemporanea ai seguenti farmaci: tetraciclina; ossitetraciclina; clortetraciclina; eritromicina lattobionato; oleandromicina; amfotericina B.

 

Altri usi dell’acetilcisteina ritenuti “forse inefficaci”

Dagli studi aggiornati emerge che è “forse inefficace” per altri trattamenti in cui viene in alcuni casi indicata. E sono i seguenti:

  • Sclerosi laterale amiotrofica Sla

Per via endovenosa non sembra migliorarne i sintomi;

  • Danni cardiaci causati da alcuni farmaci antitumorali

Assunta per via orale non sembra prevenire o curare i danni cardiaci causati dalla doxorubicina;

  • Displasia broncopolmonare

La somministrazione attraverso un foro nella trachea non sembra prevenire problemi respiratori nei neonati prematuri;

  • Disturbo da uso di cannabis

La somministrazione per via orale non sembra migliorare la depressione o aiutare a ridurre il consumo di cannabis negli adolescenti e negli adulti con disturbo da uso di cannabis;

  • Protoporfiria eritropoietica o Epp

Assunta per via orale non sembra ridurre la sensibilità alla luce nelle persone con Epp;

  • Infezione digestiva con rischio ulcere (Helicobacter pylori o H. pylori)

Somministrata per via orale insieme ai trattamenti abituali per l’infezione da H. pylori non aiuta a eliminare l’infezione del trattamento abituale;

  • Gonfiore o infiammazione del fegato (epatite)

Anche qui, presa per via orale non sembra aiutare a curare l’epatite virale. Inoltre, non sembra migliorare la risposta alla terapia con interferone nelle persone con epatite C. Ma potrebbe aiutare a prevenire le ricadute nelle persone con epatite C;

  • Gonfiore o infiammazione del pancreas (pancreatite)

Presa per via orale non previene la pancreatite. Per via endovenosa, associata all’assunzione di selenio e vitamina C, non sembra migliorare la funzione del pancreas nelle persone con pancreatite grave;

  • Hiv / Aids

Non sembra migliorare la funzione immunitaria o ridurre la quantità di virus nel corpo;

  • Bassa pressione sanguigna

L’assunzione orale non sembra ridurre il rischio di insufficienza renale nelle persone con bassa pressione sanguigna a lungo termine;

  • Infertilità

Assunta oralmente non sembra migliorare il tasso di gravidanza o il tasso di aborto spontaneo nelle donne con problemi di fertilità;

  • Trapianto di fegato

Per via endovenosa durante la chirurgia di trapianto del fegato non sembra prevenire il rigetto;

  • Recupero dopo l’intervento chirurgico

Sia per bocca che per via non sembra ridurre il rischio di infarto, ictus, danno renale o morte dopo un intervento chirurgico al cuore.

L’acetilcisteina è ritenuta “probabile inefficace” anche quando utilizzata per migliorare la sopravvivenza di persone con tumore alla testa e al collo, con cancro ai polmoni e insufficienza multiorgano.