Pannolini lavabili, un risparmio enorme (ma non ditelo agli asili)

pannolini lavabili

Marta Cristina Salvucci, mamma e proprietaria di un negozio on line, spiega – conti alla mano – i vantaggi economici e ambientali che si ottengono optando per i pannolini lavabili. E le resistenze delle scuole, che li considerano rifiuti speciali. Il nostro test su 8 marchi

Chi ha usato (e gettato) i “classici” pannolini sa quanto aumenta il volume dell’immondizia indifferenziata dalla nascita fino alla sospirata autonomia del figlio. Per far fronte a questo problema e tutelare l’ambiente (nonché far respirare il portafoglio di mamma e papà) un’alternativa potrebbe essere l’uso dei pannolini lavabili. Nel numero in edicola abbiamo messo a confronto 8 marchi di pannolini lavabili AIO (All in One, tutto in uno). Sui loro benefici abbiamo intervistato Marta Cristina Salvucci, “mamma” di Cuorelavabile.com, un sito di e-commerce in cui cerca anche di sensibilizzare i genitori alla cultura dei lavabili.

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Salvucci, come mai la decisione di creare il sito cuore lavabile?

In realtà www.cuorelavabile.com nasce nel 2016 sotto forma di blog in cui ho cercato di far confluire e organizzare tutte le informazioni trovate in rete per dare un’idea più chiara e completa alle mamme che come me volevano iniziare a usare i pannolini lavabili e si scontravano con una giungla di informazioni per lo più incomprensibili e spezzettate. Da un paio d’anni il blog l’ho spostato su www.pannolinionline.com ma è sempre quello originale di Cuore Lavabile. Mi sono appassionata così tanto che ho iniziato a rendermi conto che quando cercavo di comprare un prodotto non trovavo le informazioni che consideravo fondamentali per poterlo valutare. Così ho iniziato ad acquistare tutto quello che potevo permettermi per analizzare i pannolini e fotografarli. In questo modo sono nati i Focus che successivamente sono diventati i famosi Video Focus che puoi vedere gratuitamente su YouTube. Tutto questo lavoro di studio mi ha permesso di uscire dalla depressione post partum e sono riuscita a spostare l’attenzione sulle nuove priorità della mia vita e della neonata famiglia. Così ho dovuto fare una scelta: continuare il lavoro nell’ambito audiovisivo oppure lanciarmi senza paracadute in un settore sconosciuto partendo da zero e facendo un lavoro commerciale per cui non avevo alcuna competenza? Stare fuori casa 12 ore e perdersi la crescita di Emilia, o riordinare la scala di valori e ripartire di nuovo dal primo mattoncino del muro? E’ evidente che ho preferito la seconda strada, sicuramente più complessa da un punto di vista generale visto che comunque non avevo budget, ma posso dirti che l’ho deciso senza alcun tentennamento e con il senno di poi riguardo la strada alle mie spalle e mi dico: “ma come cavolo hai fatto?” perchè non dimentichiamoci che appena il blog è diventato sito di vendita aspettavo Luna, la mia seconda bimba e non ho smesso un giorno di lavorare perché per me aiutare le altre mamme è sempre stato il motore trainante, non un dovere, ma parte del mio essere.

Di quanti pannolini si necessita per avere la tranquillità di non restare mai senza?

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Di pannolini ne possono servire tantissimi o pochissimi a seconda di diverse e importantissime varianti. Innanzitutto bisogna considerare l’età del bambino. Nei primi 6 mesi, a causa della pupù liquida, si può arrivare ad avere anche più di 10 cambi al giorno. Quando il bambino cresce questa necessità diminuisce perché è in grado di controllare gli sfinteri e comunque con lo svezzamento, dopo i 6 mesi i momenti dedicati alla cacca solida sono più circoscritti. A parte la notte, che se dorme non c’è alcuna necessità di cambiare il pannolino bagnato di pipì ed esistono velini che tengono la pelle asciutta, un pannolino non andrebbe tenuto su più di 3-4 ore quindi mediamente un bambino ha necessità di 5/7 cambi al giorno. Considerando di lavare ogni due giorni e presupponendo di avere materiali misti con tempi di asciugatura differenti bastano, per poterne fare uso esclusivo, dai 22 ai 25 cambi. Questo non significa avere 25 pannolini completi, ad esempio AIO, ma si possono anche utilizzare tipologie che ti permettono di riutilizzare la parte impermeabile cambiando solo il nucleo assorbente (che poi potrò comunque usare per tutto il percorso). In questo modo si può ottimizzare anche la spesa e il numero totale. Se siamo di fronte a lattanti prima dei 6 mesi opterei per questa tipologia in modo da avere molti più cambi senza spendere un capitale in pannolini completi che comunque dopo i 5-6 kg non andranno più bene.
Un’altra variante da considerare è dove si vive e quindi il clima e la temperatura, ma anche lo spazio che abbiamo a disposizione per stendere i pannolini, del grado di umidità, della durezza dell’acqua e se disponiamo di asciugatrice o meno.
Quindi per non rimanere mai senza è necessario che la famiglia che si avvicina ai lavabili capisca in quale fase si trova e quale potrebbe essere la routine di lavaggio e asciugatura e i relativi tempi, ma consiglio sempre una chiacchierata con chi ha più esperienza o addirittura una consulenza per non trovarsi poi con tipologie incompatibili con la propria situazione.

Dalla tua esperienza, c’è un risparmio effettivo usando i pannolini lavabili rispetto a quelli usa e getta?

Assolutamente sì il risparmio c’è a tutti i livelli anche quando non sembra. Bisogna capire qual è il risparmio che preme di più alla famiglia, perchè dobbiamo ricordarci che non c’è solo quello immediato che si vede nel portafoglio, ma anche quello a lungo termine con la salvaguardia delle materie prime e delle risorse rinnovabili e non rinnovabili del nostro pianeta, ma questo è un discorso molto ampio.
Quando nasce un bambino ci si trova a dover far fronte alle esigenze immediate e il pannolino diventa, ancora prima della nascita in realtà, il bene essenziale di prima necessità che non è messo in discussione. Non si tende a dare spazio alla possibilità di un’alternativa all’usa e getta sia perché è difficile cambiare la mentalità, ma anche per un discorso appunto economico. Infatti si ha l’impressione che spendere 30€ 20€, ma anche 15€ o 10€ per un pannolino sia un’esagerazione poiché con con gli stessi soldi posso acquistare uno due o tre pacchi usa e getta che contengono decine e decine di pannolini. Quindi, quello che in realtà è un’illusione, ci discosta dai fatti e cioè che in tre anni più o meno una famiglia spende, a seconda della marca che acquista, dai 1200/2000€ in pannolini usa e getta mentre un parco pannolini di 20-25 cambi può costare dai 300/ 600€. Considerando che il pannolino lavabile non necessita di creme e di salviette umidificate la forbice del risparmio si fa ancora più grande visto l’impiego massiccio di salviette e creme anti rossori che accompagna l’usa e getta. In conclusione è semplicemente un investimento diverso in un lasso di tempo diverso che dà l’impressione che sia più sostenibile anche se in realtà non lo è. Basterebbe fare due conti con carta e penna per rendersene conto, ma siamo in una società basata sul dilazionare per nascondere sotto il tappeto i problemi o per indurci a non ragionarci su. Questa mancanza di analisi e senso critico la trovo molto pericolosa e a lungo andare molto dannosa. Mi permetto un piccolo consiglio, provate a prendere un paio di pannolini lavabili e a segnare su un foglio ogni volta che li usate, calcolate alla fine dell’anno quanti pacchi di usa e getta avete risparmiato, rimarrete sorpresi di quanto poco basti per fare la differenza e quanto quei due pannolini si siano ripagati da soli.

E per quanto riguarda l’ambiente? Considerando che c’è bisogno di un ciclo di lavaggio quotidiano …

Il lavaggio è consigliato ogni due giorni, ma capisco che il fatto di dover ricorrere alla lavatrice e ai detersivi rende inevitabile la perplessità sulla sostenibilità di questa pratica, ma anche qui si ragiona guardando il dito senza vedere il contesto generale. Bisogna partire da molto lontano e cioè dalla produzione e valutare l’impatto che questa ha sull’ambiente. Gli usa e getta sono composti principalmente da derivati del petrolio, da polpa di legno, prodotti chimici e necessitano di 34 litri d’acqua cadauno, mentre i lavabili derivano principalmente da materie prime naturali come cotone, canapa e bambù, le loro fibre sintetiche vengono spesso da filiere di riciclo e anche se di origine plastica hanno una vita lunghissima in rapporto agli usa e getta. Per fare un paragone sarebbe come mettersi una maglietta in materiale tecnico e buttarla dopo ogni corsa più volte al giorno, sarebbe folle, ma è quello che avviene in nome della comodità. Anche a me piacerebbe non dover lavare le pentole dopo aver cucinato, ma sarebbe sostenibile buttarle ogni volta? è più sostenibile lavarle o buttarle, smaltirle e riprodurle? La risposta è così tanto ovvia per le pentole e così poco ovvia per i pannolini che quasi mi irrita la mancanza di obiettività, ma tornando all’ambiente, anche l’impatto che ha la produzione e la distribuzione capillare dei pacchi di usa e getta non è minimamente paragonabile con la produzione delle piccole e grandi realtà che si occupano di lavabili. Inoltre un usa e getta dopo poche ore dalla sua nascita è già morto e andrà a riempire discariche già sature e inquinerà ancora di più l’ambiente, mentre il lavabile servirà centinaia e centinaia di volte prima di finire in spazzatura. C’è davvero qualcuno che può mettere sullo stesso piano i due impatti ambientali? Non credo.

Con l’uso dei pannolini lavabili, si riducono anche gli eritemi da pannolino?

È esattamente così! Con i pannolini lavabili si riducono gli eritemi, ma non è che si riducono perché il numero di eritemi da pannolino è necessariamente alto, ma perché sono gli usa e getta che li hanno fatti aumentare esageratamente. Infatti, rispetto agli anni settanta. quando la maggior parte dei bambini utilizzava i pannolini lavabili, l’incidenza è passata dal 7 al 61%. Questo incremento va ricondotto alla presenza, all’interno degli usa e getta, di sodio poliacrilato, di lozioni profumate, di antifungini e antibatterici molto potenti e pericolosi per la salute endocrina del bambino. Non voglio approfondire questo tema in questa sede, ma basti pensare al fatto che il sodio poliacrilato assorbe cento volte il suo peso ed è in grado di eliminare dalle cellule della pelle tutto il liquido. Quindi, mentre un pannolino lavabile assorbe solo in presenza di liquido, il pannolino usa e getta assorbe anche quando il bambino non fa la pipì Ecco spiegato semplicemente la causa e l’effetto di questi eritemi e ed è chiaro che un tessuto che assorbe solo la pipì non andrà a impoverire la pelle privandola della sua normale barriera, modificandone l’equilibrio e facendola seccare. Tutto questo, che invece avviene con gli usa e getta, porta le mamme a riempire la pelle dei bambini di creme anti rossore che non sono altro che creme idratanti che hanno la funzione di riportare idratazione e quindi il liquido nella pelle danneggiata da queste sostanze. Se si riscontrano rossori con i pannolini lavabili allora le strade sono due; il materiale a contatto non va bene oppure il tessuto non è stato lavato nel modo corretto, per questo è molto importante affidarsi a chi ha esperienza senza fare tutto da soli e chiedere aiuto in caso di necessità.

Alcuni pannolini danno la possibilità di aggiungere degli inserti: quanto sono necessari e in che fase? Di che materiale sono fatti?

Qualsiasi pannolino lavabile, a differenza dell’usa e getta, ha la possibilità di essere modificato in assorbenza, alcuni meno perché partono da una base già cucita, altri di più, ma comunque è possibile.
Ogni materiale ha la sua peculiarità assorbente e le sue indicazioni di posizionamento all’interno del pannolino quindi ci sono materiali più indicati per inizio percorso e altri più per fine percorso. I materiali assorbenti dei pannolini lavabili sono tantissimi, ma si possono dividere in due grandi categorie: naturali e sintetici. Quelli che assorbono di più, con tempi più lunghi e che riescono a trattenere meglio i liquidi sono canapa, bambù e cotone, quelli che assorbono più velocemente e che trattengono meno i liquidi con lo schiacciamento sono le microfibre. Ci vorrebbero due ore solo per parlare dei materiali, ma presto uscirò con un progetto per aiutare tutti i genitori che vogliono avvicinarsi a questo mondo con singoli mattoncini per arrivare ad avere il quadro completo e quindi, per chi avrà necessità di approfondire, avrò modo di spiegare bene tutte le caratteristiche dei materiali. Solo conoscendo i materiali si possono fare scelte consapevoli, ma per farlo non basta la teoria, serve la pratica sul campo.
Tornando alla domanda non ci sono regole standard e tempistiche uguali per tutti. Ogni bambino è a sé e ogni esperienza è personale. Il bello dei lavabili che ogni giorno è una scoperta, hai la possibilità di sperimentare nuovi abbinamenti, studiare i tempi di tenuta, le vestibilità, gli ingombri. Se preso come un gioco costruttivo e di amore e cura verso il bambino è davvero un viaggio che quando sarà finito lascerà nostalgia e bellissimi ricordi.

Gli asili nido che tipo di approccio hanno verso i pannolini lavabili?

Gli asili purtroppo non sono liberi di decidere nel senso che spesso le persone che li gestiscono hanno un approccio lavabile molto aperto e disponibile di fronte alle richieste delle famiglie, ma una volta che si informano si scontrano con le linee guida ministeriali, locali, comunali, nazionali e sanitarie e non essendoci una legislatura e una normativa chiara in merito, vengono rifiutati. Questo perché considerati come rifiuti “pericolosi” e che quindi vanno trattati come tali e nonostante non lo siano davvero, non viene presa la responsabilità della gestione del pannolino sporco da rimandare a casa. In realtà nell’armadietto i vestiti sporchi di cacca che straborda dall’usa e getta è normale amministrazione in qualunque nido, come anche il bidone puzzolente nel bagno in cui vengono cambiati, ma accettare di chiudere un pannolini dentro una sacca impermeabile e consegnarlo alla famiglia viene visto come un atto quasi osceno. Mi viene da ridere, ma è tutto così assurdo! Sarebbe importante che a livello nazionale vengano dati gli strumenti agli asili per poter permettere alle famiglie che hanno fatto questa scelta di non essere discriminati e di non essere obbligati a utilizzare usa e getta per i loro bambini. La tendenza stava cambiando pre-covid, ma successivamente, dove tutto è tornato ad essere visto come potenzialmente pericoloso. siamo regrediti nuovamente alla condizione di qualche anno fa con chiusura mentale da parte delle famiglie in primis e istituzioni ancora sorde alle istanze di un comunità che chiede semplicemente di salvaguardare l’ambiente e la salute dei più piccoli facendo allo stesso tempo il bene comune.