Il gigante mondiale della carne, la brasiliana Brf, accetta di versare 580 milioni di reais per chiudere i procedimenti per lo scandalo del 2017 di un sistema di adulterazione per continuare a vendere in tutto il mondo “carne fraca” (carne fradicia) attraverso l’uso di acidi, analisi false, corruzione
Si è consumato l’ultimo atto del più grande scandalo alimentare brasiliano, in grado di trascinare le principali industrie di carne del paese (e del mondo) nella bufera, con sequestri e provvedimenti in tutti i continenti e interessare anche i politici dell’epoca (il governo Temer che aveva deposto quello di Dilma Rousseff, con quello che passerà alla storia come golpe bianco).
I lettori del Salvagente lo ricorderanno, era lo scandalo di carne fraca, letteralmente carne fradicia: la scoperta nel 2017 di carne scaduta resa “vergine” con l’uso di prodotti chimici per il “maquillage” compresi acidi non permessi per l’utilizzo alimentare. Non solo, nei tranci di bovino brasiliano era iniettata acqua per farli aumentare di peso e in qualche caso a essere adulterata era anche la carne di pollo, alla quale veniva aggiunta della carta e le salsicce nelle quali era aggiunta fraudolentemente la carne della testa di maiale. Carne destinata anche all’esportazione in tutto il mondo, che aveva portato nel miurino degli inquirenti brasiliani 22 imprese, compresi giganti del calibro di JBS e BRF – due tra i maggiori produttori alimentari del Paese che controllano marche come Seara, Perdigão e Friboi e, nel caso della Jbs, hanno anche acquisito numerose aziende italiane.
Ora proprio la BRF ha firmato un accordo di clemenza con le autorità brasiliane accettando di pagare più di 580 milioni di reais brasiliani (circa 100 milioni di euro) per chiudere i procedimenti contro l’azienda e non intentare azioni legali contro la società in relazione all’incidente.
Le accuse includevano la corruzione di ispettori per modificare i documenti di esportazione e consentire la vendita di carne scaduta e contaminata e test di laboratorio per la salmonella che erano stati falsificati per evitare i controlli da parte delle autorità. Un mercato “fradicio” che pure era fiorente coinvolto esportazioni in 12 paesi tra cui Sud Africa, Corea del Sud, Svizzera ed Europa.
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BRF ha promesso di adottare misure preventive per garantire che tali pratiche non si ripetano e per migliorare il proprio programma di integrità.
“L’accordo è stato il risultato di un approfondito e dettagliato processo di indagine interna condotto dalla società, a partire dal 2018, con il supporto di consulenti esterni indipendenti, che ha avuto lo scopo di identificare le pratiche passate messe in atto dai dipendenti della società”, si legge in una dichiarazione della società.