Quello dei 6 coloranti di Southampton è forse il caso più clamoroso. Ma i coloranti alimentari sono oggetto di continui studi e aggiornamenti. Tra posizioni scientifiche contrastanti e interessi dell’industria alimentare, restano aperte le questioni sui rischi per la salute.
Quando parliamo di coloranti alimentari utilizzati nei cibi, soprattutto quelli più attraenti per i bambini, i pareri delle autorità e delle comunità scientifiche si fanno contrastanti. Le opinioni si dividono soprattutto sui quantitativi da impiegare nell’industria alimentare e sulla soglia delle dosi giornaliere fissata per tutelare la salute di un organismo umano che li assimila.
Tanto si è divisi su questo argomento che dal 2009 l’agenzia governativa Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare – European Food Safety Autority) riesamina la sicurezza di tutti gli additivi alimentari il cui uso era stato autorizzato nell’Unione europea fino a quella data. Per molti additivi l’autorizzazione iniziale risale a molto tempo fa e da allora, in alcuni casi, sono emersi nuovi dati scientifici. I coloranti alimentari sono stati sottoposti a una nuova valutazione in via prioritaria, in quanto sono stati tra i primi additivi alimentari autorizzati per l’uso nell’Ue. Il gruppo di esperti scientifici dell’Efsa che si occupa di additivi alimentari si chiama “gruppo Ans”.
Gli studi sui coloranti alimentari destinati ai bambini
Sono passati 15 anni dallo studio che in qualche modo ha messo in allarme consumatori e scienziati rispetto all’impiego di alcuni coloranti nei cibi industriali in gran parte destinati a un pubblico infantile. Le analisi degli esperti dell’università di Southampton mettevano in relazione la presenza di questi coloranti all’iperattività dei bambini.
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Quello studio nel 2008 convinse i rappresentanti del Parlamento europeo ad adottare alcune forme di cautela obbligando i produttori a inserire sull’etichetta dei prodotti la scritta “può influire negativamente sull’attività e l’attenzione dei bambini”. Negli anni a seguire le industrie hanno tentato scorciatoie ricorrendo anche a coloranti ottenuti da vegetali capaci di conferire ai cibi tonalità di colori altrettanto vivi e attraenti.
Ma gli studi e le controanalisi hanno complicato la faccenda, generando polemiche e posizioni di difesa dal mondo industriale. Sul banco d’accusa sono finiti in particolare 6 coloranti alimentari.
Nell’ormai lontano 2008 l’Efsa faceva leva sui seguenti limiti dello studio di Southampton:
- La mancanza di uniformità nei risultati relativamente all’età e al sesso dei bambini;
- gli effetti delle due miscele di additivi testati e il tipo di osservatore (genitore, insegnante, esaminatore imparziale);
- la non-conoscenza della portata clinica degli effetti misurati;
- la mancanza d’informazioni su dose-reazione;
- la sconosciuta portata degli effetti minori;
- il fatto che sono state impiegate miscele e che non è possibile isolare gli effetti dei singoli additivi;
- la mancanza di un meccanismo biologico plausibile che possa spiegare il possibile collegamento tra consumo di coloranti e comportamento.
Eppure, come vedremo in seguito, molti di questi coloranti sono vietati in altri paesi, e in alcuni del territorio europeo. Inoltre, l’Efsa stessa dovette ridurre la dose giornaliera accettabile per alcuni di questi coloranti.
Il caso dell’additivo sbiancante E171, ora vietato negli alimenti, ci insegna quanto sia faticoso raggiungere un equilibrio tra interessi di tutti e tutela della salute dei consumatori. Il divieto del biossido di titanio è stato di fatto un percorso lungo e a ostacoli.
I 6 coloranti alimentari potenzialmente pericolosi per i bambini
Gli additivi oggetto di studio sono in particolare 6 e sono riportati in etichetta con la relativa sigla iniziale E e il corrispondente numero:
- Tartrazina (E102)
- Giallo di chinolina (E104)
- Giallo tramonto FCF (E110)
- Carmoisina (E122)
- Ponceau 4R (E124)
- Rosso Allura AC (E129)
Dove si trova il colorante Tartrazina E102
La tartrazina, giallo tartrazina o E102, nella codifica europea degli additivi alimentari, è un colorante artificiale azotato di colore giallo limone.
La tartrazina è aggiunta nelle bevande gassate, nelle caramelle alla frutta, nei budini, nelle minestre confezionate, nei gelati, nelle gomme da masticare, nel marzapane, nelle marmellate, nelle gelatine, nella mostarda, nello yogurt e in molti altri alimenti assieme alla glicerina, limone e miele. La si può trovare negli involucri delle capsule dei medicinali.
Viene utilizzato anche nei prodotti cosmetici.
L’Efsa consente l’uso della tartrazina nei formaggi lavorati, nella frutta o nella verdura in scatola o in bottiglia, nel pesce processato e nei prodotti della pesca, inclusi molluschi e crostacei, nei vini e nelle bevande a base di vino.
Secondo lo studio di Southampton vi è la possibilità che il consumo di coloranti azoici come questo, associato al consumo del conservante benzoato di sodio (E211), possa causare iperattività nei bambini.
La dose giornaliera accettabile (Dga) è di 10 mg per 1 Kg di peso corporeo.
Dove si trova il colorante giallo di chinolina E104
Altro colorante sospetto. È rintracciabile in bibite effervescenti, budini in polvere, pesce affumicato. È un pigmento sintetico impiegato anche per le uova di Pasqua.
Il giallo di chinolina viene sconsigliato in associazione con l’aspartame E951.
La dose giornaliera accettabile (Dga) è di 0,5 mg per 1 Kg di peso corporeo.
Dove si trova il giallo tramonto E110
Colorante azoico di colore giallo arancio comune in prodotti quali marmellate di albicocca, biscotti con gelatina di arancia, bevande istantanee a base di cioccolato, zuppe istantanee, creme di formaggio, creme di yogurt, marzapane, budino in polvere e pane grattugiato confezionato.
La dose giornaliera accettabile (Dga) è di 1 mg per 1 Kg di peso corporeo.
Dove si trova il colorante carmoisina E122
Questo additivo prodotto sinteticamente conferisce un colore rosso bluastro a prodotti di largo consumo come sciroppi, gomme da masticare, conserve di frutta, gelati confezionati, bevande, gelati, marzapane, gelatine, budini, prodotti istantanei, salse scure, zuppe istantanee.
La dose giornaliera accettabile (Dga) è di 4 mg per 1 Kg di peso corporeo.
Questo, come altri coloranti, rivela quanto i pareri sulla sua pericolosità siano discordanti o comunque in corso di continue revisioni, poiché l’E122 è proibito in Giappone, ma anche in Austria e in Norvegia, ma non nel resto dell’Unione europea.
Dove si trova il colorante ponceau 4R E124
Questo colorante rosso cocciniglia viene utilizzato in prodotti tra i più amati dai bambini, come salsa ketchup, bevande effervescenti, caramelle, sciroppi, ghiaccioli, marzapane, ciliegie candite, gelatine, ghiaccioli, salmone in scatola.
Su questo colorante sono in corso studi a causa della possibile cancerogenicità.
La dose giornaliera accettabile (Dga) è di 0,7 mg per 1 Kg di peso corporeo.
Anche questo colorante è proibito negli Stati Uniti (quindi non approvato dalla Fda, che è l’equivalente Efsa in Nord America), ed è vietato anche in Norvegia e Svezia. Mentre in Francia è regolamentato dal 2008 con apposita dicitura indicante la possibile correlazione con la sindrome da deficit di attenzione e iperattività nell’infanzia.
Dove si trova il colorante rosso allura E129
È un colorante sintetico rosso impiegato nei bitter soda o bitter vino.
La dose giornaliera accettabile (Dga) è di 7 mg per 1 Kg di peso corporeo.
Perché i coloranti fanno male a prescindere?
Questi coloranti, al di là degli studi sui possibili rischi correlati all’iperattivismo e ai deficit di attenzione nei bambini, comunque possono scatenare reazioni allergiche. Se combinati o assunti per molto tempo, sono nocivi per la salute.
Ad esempio l’azorubina, combinata con altro colorante sintetico, ha richiamato l’attenzione di diverse associazioni dei consumatori in Australia, che hanno incluso questo colorante nel gruppo degli allergeni alimentari pericolosi per la salute, specie per le persone asmatiche e intolleranti all’aspirina.
L’ultimo riesame sui coloranti
Dal 2009 al 2016 il gruppo Ans di Efsa ha riesaminato la sicurezza di tutti i coloranti alimentari autorizzati in precedenza, nell’ambito di un generale programma di riesame di tutti gli additivi alimentari in uso prima del gennaio 2009.
L’approccio adottato dalle istituzioni è sempre stato di cautela, ma le analisi scientifiche vengono costantemente aggiornate. Gli ultimi aggiornamenti sulle valutazioni sui coloranti risalgono al 2016 e sul sito Efsa i dati sui singoli coloranti non sono facilmente reperibili.
Il problema delle etichette
Un capitolo a parte andrebbe dedicato sulle etichette, spesso sovrastate da marchi e slogan pubblicitari, e comunque oggetto di scarsa attenzione da parte delle istituzioni che dovrebbero informare i consumatori.
(Qui un viaggio dietro le quinte dell’industria alimentare, a cura de il Salvagente, tra trucchi e etichetre poco efficaci).
L’alternativa ai coloranti è possibile?
I consumatori possono scegliere di limitare o eliminare dalla dieta il consumo di cibi con aggiunta di additivi sintetici. Alcune industrie alimentari hanno tentato la via (o la scorciatoia) dei coloranti vegetali, anche questi oggetto di attenzioni e studi.
Per quanto concerne l’alimentazione dei bambini, l’immagine è certamente importante. Alcuni esperti consigliano l’impiego di coloranti naturali. Ad esempio l’estratto di cartamo potrebbe essere per le bibite analcoliche colorate di giallo, al posto della tartrazina. Si estrae dai petali arancio del fiore zafferanone.
Il rosso si può ottenere dal licopene dei pomodori, dalle rape rosse o dalle antocianine dei frutti di bosco.
Anche gli estratti di curcuma o paprika (per il giallo o arancione) potrebbero essere delle valide alternative ai coloranti sintetici.
Questi estratti sono reperibili in commercio, oggi stuzzicano anche la produzione industriale degli alimenti, e qui vi spieghiamo come eventualmente prepararli in casa.