La regolamentazione europea in fatto si sicurezza alimentare e cosmetica è ben più tutelante rispetto a quella statunitense. Non per l’E127, eritrosina, un colorante sintetico che oltreoceano è vietato nei cosmetici (ma consentito negli alimenti) mentre da noi è consentito per entrambi gli usi. Nonostante non manchino studi scientifici che ne mettono in evidenza i rischi
L’ultima rivalutazione dell’Efsa è del 2011 ed evidenziava la mancanza di problemi di sicurezza ai livelli attuali di esposizione anche per altre fonti di esposizione. Stiamo parlando del colorante E127, eritrosina, autorizzato esclusivamente per l’uso in ciliegie da cocktail e candite, e ciliegie Bigarreaux. È tra i coloranti ammessi anche in cosmesi (CI45430) nonostante ci siano diversi studi che correlano l’esposizione a questo colorante a problemi alla tiroide. Alcune ricerche, infatti, hanno evidenziato lo sviluppo di tumori alla tiroide negli animali da esperimento quando viene somministrato ad alte dosi. Anche il consumo umano può provocare rischi; può infatti indurre ipertiroidismo e sensibilizzazione alla luce, oltre che asma, orticaria, insonnia e allergie.
Non solo. Altri studi hanno collegato alcuni coloranti alimentari artificiali, incluso il colorante E127, all’iperattività e ad altri effetti neurocomportamentali nei bambini. Studi in doppio cieco hanno controllato le diete dei bambini per diverse settimane alla volta: prima senza additivi coloranti artificiali, e poi con essi, a dosi diverse. Non tutti i bambini sono stati colpiti in modo evidente, ma quelli che sembravano essere più sensibili ai coloranti hanno mostrato più disattenzione, iperattività e irrequietezza anche con una piccola quantità, solo 1 milligrammo al giorno, rispetto a quando avevano diete prive di coloranti.
Per questi motivi, l’uso è vietato in alcuni paesi, come gli Stati Uniti. Una novità, visto che la normativa europea è nota per essere più tutelante per i consumatori rispetto a quella messa in atto dalla Food and Drug Administration.
Più di 30 anni fa la Fda ha vietato l’uso del colorante Red Dye 3 nei cosmetici proprio a causa della correlazione con alcune forme tumorali. Non lo vietò come additivi alimentari e quindi tutt’ora è usato in migliaia di prodotti alimentari, come caramelle e bevande, così come nelle medicine che bambini e adulti assumono, a volte quotidianamente. Una difformità di trattamento che negli Usa ha causato (giustamente) molto malcontento tanto che il mese scorso, il Center for Science in the Public Interest (Cspi), un gruppo di controllo dell’alimentazione e della salute, ha inviato una petizione alla Fda sollecitando l’agenzia a vietare il colorante Red Dye 3 negli alimenti, negli integratori alimentari e nei farmaci ingeriti. Il Cspi afferma che “non vi è alcuna giustificazione scientifica o di salute pubblica per consentire l’uso del colorante negli alimenti e proibirlo nei cosmetici”. E, in effetti, così è e alla base di questo paradosso ci sarebbe – almeno secondo la Fda – una questione burocratica. Quando nel 1990 l’Agenzia vietò l’uso del Red Dye 3 nei cosmetici, questo era già presente nella lista permanente dei coloranti autorizzati nel cibo. La Fda avrebbe, allora, dovuto approvare una normativa per vietarlo negli alimenti, cosa che ad oggi non ha mai fatto.
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