La truffa del pellet: prezzi bassi ma mai consegnato. Oscurato il sito

TRUFFA PELLET

La Polizia postale e la Procura di Ferrara hanno oscurato il portale “shoppingferrara”: molti consumatori in tutta Italia attratti dai prezzi bassi ordinavano bancali di pellet che non venivano mai recapitati. Altri siti nel mirino degli inquirenti

Il sito shoppingferrara.com era attivo da un paio di mesi, prometteva il pellet a bassi prezzi ma il costo finale per i consumatori era ben più salato: dopo il pagamento, la merce non veniva mai consegnata.

La polizia di Stato ha sequestrato e oscurato, con provvedimento della Procura di Ferrara, il sito web truffaldino “dedito alla falsa vendita di pellet denominato “shoppingferrara.com” che dava la possibilità di acquistare il combustibile a prezzi estremamente competitivi, spacciandosi quale spazio web ufficiale di un’attività commerciale felsinea in realtà inesistente”.

L’operazione è partita dalla denuncia di cittadino che, a fronte di un ordine di due bancali di pellet, dell’importo di circa 500 euro, non si è visto recapitare la merce. Altre denunce di questo tenore in varie parti di Italia hanno fatto scattare le indagine che hanno poi portato al sequestro e all’oscuramento del sito.

“Gli uomini della Polizia postale, con il coordinamento del Servizio Polizia postale di Roma e del Centro operativo per la Sicurezza cibernetica dell’Emilia-Romagna – si legge in una nota – hanno avuto modo di ricostruire un fenomeno che andava ben oltre l’ambito provinciale: ne è emerso un quadro composto da numerosissime vittime sparse sul territorio nazionale, con un giro d’affari criminale stimabile – almeno parzialmente – in decine di migliaia di euro“.

Altri siti nel mirino degli inquirenti

Le indagini sono tuttora in corso per individure gli autori del raggiro. A quanto si apprende server e dominio del sito sarebbero registrati in paesi extraeuropei dove non sempre ci sono accordi di collaborazione tra le diverse forze di polizia. Per questo le indagini non saranno facili.

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Nel frattempo altre denunce sarebbero arrivate alla Polizia postale in merito ad analoghe truffe orchestrate da siti simili. “La crisi energetica ed il timore di un ulteriore rincaro delle bollette energetiche invernali – spiegano gli inquirenti – hanno infatti offerto ai cybercriminali un’imperdibile occasione per approfittare di quei cittadini che, nella speranza di poter risparmiare, si sono incautamente rivolti a falsi siti o piattaforme commercialmente inaffidabili”.

Come riconoscere i siti-trappola

Come mettersi al riparo di queste truffe? Il consiglio principale è non farsi mai allettare dai prezzi bassi e nel caso, prima di procedere al pagamento, cercare sempre sui motori di ricerca se ci sono recensioni o testimonianze in merito a un determinato portale.

Nello specifico, ricorda la Polizia postale “per evitare di incorrere in simili truffe, è sempre consigliabile verificare che la partita Iva del venditore corrisponda a quella di un’azienda esistente tramite consultazione del sito dell’Agenzia delle Entrate; che l’annuncio non sia stato già segnalato da altri utenti come fraudolento, che il sito abbia una sezione dedicata ai contatti con il cliente e che questa sia veramente attiva e che il profilo del venditore abbia un gradimento elevato”.

Le regole per un acquisto sicuro

Negli anni scorsi Il Salvagente aveva pubblicato alcuni consigli per acquistare il pellet in modo sicuro. Innanzitutto è fondamentale scegliere

prodotti certificati. Le certificazioni che possiamo trovare sono la tedesca Din e Din Plus, l’austriaca Önorm, la svizzera SN 166000 e il marchio europeo ENPlus.
“La nostra associazione promuove unicamente l’ENPlus che considera non solo la qualità del prodotto, ma anche la tracciabilità e il ciclo di vita del pellet”, spiegava Annalisa Paniz di Aiel, l’Associazione italiana energia dal legno a Giulio Meneghello per una pubblicata dal Salvagente.
Questa certificazione divide i prodotti in 3 categorie: A1 per il pellet più pregiato; una seconda, detta A2: una terza, la B, per il pellet più scadente, adatto solo a esser bruciato per usi industriali.
Per essere sicuri che il pellet sia davvero certificato non basta il marchio: deve sempre essere accompagnato da un numero identificativo dell’azienda. Questo numero è formato da due lettere che indicano il paese di provenienza (es. IT per Italia) e da tre cifre: sul sito di ENPlus si può verificare che il codice corrisponda al produttore o all’importatore in etichetta.
Molto pellet in commercio però non è certificato, anche perché circa l’80% di quello sul mercato italiano è di importazione, in parte anche da paesi extraeuropei. In questo caso è bene verificare che ci siano almeno il nome e riferimenti del produttore o dell’azienda responsabile della commercializzazione.

Cosa cercare in etichetta

Informazioni utili – come residuo di ceneri, potere calorifico e contenuto idrico – ci vengono poi dall’etichetta. Il parametro più importante è il residuo di ceneri: inferiore all’1,5% è accettabile, ma è ancora migliore se sta sotto allo 0,7%.
Il potere calorifico in etichetta ha invece una rilevanza relativa: “Diversi produttori indicano valori fuorvianti, scrivendo il potere calorifico allo stato anidro: possiamo trovare sulle etichette valori tipo 5,3 kWh/kg. In realtà il potere calorifico reale del pellet è attorno ai 4,7-4,8 kWh/kg, ossia circa 16 MegaJoule. Cifre più alte sono false: il potere calorifico non può essere considerato allo stato anidro ma va misurato per quello specifico pellet con il suo contenuto idrico, mediamente del 6-8%”, spiega la Paniz.
Anche la materia prima non è determinante per capire la qualità, fatto salvo che il pellet per legge deve essere di legno vergine che ha subito unicamente trattamenti di tipo meccanico (dunque, niente scarti di falegnameria verniciati o incollati).
La specie legnosa – spiega l’esperta – conta fino a un certo punto. “Anche se certe specie possono essere particolarmente difficili, va detto che non si trova pellet di castagno o di quercia puro, ma sempre mischiato ad altre specie, ad esempio faggio o abete”.

Qualità visibile?

La qualità del pellet si può capire con una semplice ispezione visiva? La nota distinzione tra pellet chiaro e pellet scuro, scopriamo, “non ha fondamento: può dipendere dal tipo di essiccatoio, quello a tamburo tende a tostare leggermente il pellet, dandogli un colore più scuro. Il pellet deve essere compatto. Perciò, dice l’esperta,  la cosa importante è prendere in mano il sacco e vedere quanti residui di pellet sbriciolato ci sono: molti residui indicano un prodotto di scarsa qualità che ha subito lunghi spostamenti”.