Brucellosi: sintomi e terapie

brucellosi

I casi di brucellosi negli allevamenti di bufale continuano. Bisogna evitare inutili allarmismi e attenersi alle norme per evitare infezioni zoonotiche che sembravano un lontano ricordo

 

Anche nel 2022 i casi di brucellosi e tubercolosi non accennano a diminuire.  Nel Consiglio regionale campano si è discusso della situazione epidemiologica per brucellosi e tubercolosi bovina e bufalina. Il 30 settembre scorso il responsabile del settore veterinario dell’Assessorato regionale alla Sanità di Regione Campania, Paolo Sarnelli, ha firmato un atto dirigenziale con l’obiettivo di rimodulare le aree cluster di infezione. Il palazzo di vetro si è dotato di un nuovo programma obbligatorio di eradicazione delle malattie infettive delle specie bovina e bufalina in Regione Campania. Al netto di inutili allarmismi, cerchiamo di capire di cosa si tratta.

 

Cos’è la brucellosi

L’Istituto Superiore di Sanità (Iss) ricorda che la brucellosi è una zoonosi causata da batteri appartenenti al genere brucella. Ancora oggi è presente in tutto il mondo, in particolare nei Paesi del Mediterraneo, in India, nei Paesi mediorientali, nell’Asia centrale e in America Latina.

Le zoonosi sono infezioni o malattie che possono essere trasmesse direttamente o indirettamente dagli animali all’uomo, ad esempio attraverso il consumo di alimenti contaminati o il contatto con animali infetti all’interno di allevamenti.

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Quali sono i rischi da brucellosi

La malattia rappresenta un importante problema di sanità pubblica per le infezioni umane ed è causa di gravi danni economici, particolarmente nelle aree agricole e pastorali per via delle infezioni degli animali da allevamento.

Gli uomini possono contrarre la malattia entrando in contatto con animali o prodotti di origine animale contaminati e consumati nella dieta.

 

Come si trasmette la brucellosi da animale a uomo

In genere sono 3 le modalità di trasmissione della brucellosi da animale a uomo. L’infezione può avvenire:

  • Attraverso cibi o bevande contaminati;
  • Per inalazione;
  • Tramite piccole ferite sulla pelle.

Di queste modalità infettive, la prima è certamente la via più comune. Infatti, il batterio della brucellosi è presente anche nel latte degli animali contagiati, e se questo non viene pastorizzato l’infezione passa agli esseri umani.

La seconda via di contagio, quella per inalazione, riguarda soprattutto le persone che svolgono determinate occupazioni, in particolare quelle che lavorano in laboratori dove vengono coltivati questi batteri. Ed è una modalità rara.

Il contagio attraverso piccole ferite della pelle può essere un problema per le coloro che lavorano nei mattatoi, quindi anche gli allevatori, o gli operatori nelle cliniche veterinarie. Anche i cacciatori corrono il rischio di infezione dalle prede attraverso piccole ferite superficiali.

 

Brucellosi da cane a uomo

L’Iss dedica un capitolo a parte riguardo il rischio di contagio da brucellosi nel passaggio dal cane all’uomo. I casi documentati sono pochissimi e la maggioranza delle volte non si ha il passaggio dell’infezione da cane a uomo. Infatti i possessori di animali da compagnia e animali domestici difficilmente entrano in contatto con il sangue, liquidi seminali o placenta dei cani, per cui non sono considerati a rischio. Inoltre nei cani l’infezione può essere curata in qualche giorno.

 

Brucellosi da uomo a uomo

Estremamente rara è l’infezione da uomo infetto a uomo sano. Questo significa che l’eradicazione della malattia fra gli animali porterebbe anche ad eliminare il rischio per l’uomo. Seppure molto raro, è tuttavia possibile il contagio da madre a figlio attraverso il latte materno. Si sono registrati anche casi di trasmissione per via sessuale o da trapianti di tessuti.

 

I sintomi della brucellosi

La brucellosi si manifesta con sintomi vari e simili a quelli dell’influenza. In genere l’infezione provoca:

  • Febbre
  • Mal di testa
  • Mal di schiena
  • Senso di debolezza.

I medici non escludono anche pericolose infezioni al sistema nervoso centrale.

In alcuni casi i sintomi sono cronici e caratterizzati da febbri ricorrenti, stati di affaticamento, dolori alle articolazioni.

 

Come si cura la brucellosi

Negli uomini la terapia per l’infezione da brucellosi può presentare problemi. I medici possono prescrivere antibiotici, solitamente doxiciclina e rifampin. Questi farmaci vengono usati in combinazione per un periodo di 6 settimane, con l’obiettivo di annullare possibili ricadute.

Nei casi più gravi è necessario anche il ricovero ospedaliero. Anche nell’ipotesi di una degenza, non si può escludere il rischio di mortalità. La morte comunque sopraggiunge in percentuali molto basse, in media inferiori al 2%.

 

I casi di brucellosi in Italia

Negli ultimi anni l’incidenza della malattia si è drasticamente ridotta, grazie anche ai numerosi programmi sanitari finanziati dalla Commissione europea. I controlli nell’uomo e negli animali da allevamento sono stati intensificati, in particolare nei Paesi dell’area mediterranea più esposti al rischio.

In Italia la brucellosi è una malattia che dal 1934 deve essere obbligatoriamente denunciata. Questa infezione ha raggiunto i valori di incidenza più elevati nell’uomo alla fine degli anni ’40 del Novecento, periodo in cui si denunciavano mediamente 20 casi ogni 100.000 abitanti. Se quel dato valesse ancora oggi, si segnalerebbero 12mila casi all’anno con il rischio di circa 200 decessi in un anno, in una popolazione di 60milioni di abitanti.

Nel dopoguerra, in particolare nella seconda metà degli anni ’50, in seguito all’adozione di piani di controllo nazionali e regionali, è stata evidenziata una diminuzione dei nuovi casi di malattia, quindi di incidenza nell’uomo e negli animali.

 

Come prevenire la brucellosi

Più che prevenire, la brucellosi può essere tenuta sotto controllo seguendo i programmi aggiornati europei e nazionali.

A oggi non esiste un vaccino per l’uomo. La prevenzione migliore perciò è nelle buone pratiche alimentari. Per azzerare qualsiasi rischio di infezione da brucellosi dobbiamo:

  • evitare il consumo di latte, o di prodotti derivati dal latte come, ad esempio, i formaggi, non pastorizzati;
  • mangiare solo carne ben cotta;
  • gli operatori più a rischio, come gli allevatori, devono indossare abbigliamento protettivo adeguato (guanti, occhiali, maschera) e proteggere la pelle con bende in presenza di ferite dell’animale.

 

Quali sono le zoonosi più diffuse

Le malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo sono causate da microorganismi patogeni. I più diffusi sono: Toxoplasma gondii, Cryptosporidium spp., Salmonella spp., Campylobacter spp., Giardia lamblia, Rhodococcus equi, Bartonella spp., Mycobacterium marinum, Bordetella bronchiseptica, Chlamydia psittaci.

Solo raramente gli animali sono direttamente fonte di infezione: solitamente i germi sono trasmessi all’uomo da acqua e cibi contaminati.

Le zoonosi possono rappresentare un rischio più serio soprattutto per persone con sistema immunitario compromesso o che si trovino in particolari condizioni, come ad esempio la gravidanza.

Dal punto di vista della prevenzione, esistono una serie di pratiche, che consistono nel mantenere puliti e regolarmente vaccinati gli animali domestici, per abbassare il rischio di contrarre una zoonosi. Per questo nell’economia degli allevamenti è importante il rispetto delle norme europee e di quelle recepite a livello nazionale.

Più complesso è il rapporto con animali selvatici, che non dovrebbero essere mai portati a vivere a contatto con gli ambienti domestici umani.

 

Infezioni e zoonosi: la situazione in Italia

Dal 2016 al 2020 è stata osservata una riduzione statisticamente rilevante dei casi di brucellosi, yersiniosi e Febbre Q nei 27 Paesi dell’Unione europea.

Nel 2020 i membri dell’Ue hanno segnalato 3086 focolai epidemici di origine alimentare (-47% rispetto al 2019) responsabili di 20.017 casi (-61,3%), 1675 ricoveri ospedalieri (-60%) e 34 decessi (-43,3%).

La Salmonella (qui per prevenirla) è l’agente infettivo maggiormente identificato (694 focolai), quello con il maggior numero di casi epidemici e che ha richiesto il maggior numero di ricoveri.

Anche in Italia, ancora oggi la salmonellosi è la malattia zoonotica più frequentemente (2626 casi nel 2020).

Le principali fonti di infezione nei focolai epidemici sono state “uova e prodotti a base di uova” e “carne di maiale” per Salmonella, “crostacei, molluschi e prodotti derivati” per norovirus, “pesce e prodotti a base di pesce” per Listeria (Tornata protagonista con quattro decessi. Qui i consigli dell’esperta).

Gli alimenti composti o gli alimenti multi-ingrediente, compresi gli “alimenti misti” sono stati responsabili del maggior numero di casi (21% di tutti i casi, uno su cinque) e sono stati associati a una vasta gamma di agenti causali.

Nel 2020 i casi di brucellosi denunciati in Italia sono stati appena 128 (contro i 12mila degli anni ’40 del secolo scorso).

 

Perché si prende ancora la brucellosi?

I focolai recenti in Campania non devono allarmare. La Regione, in accordo con il Ministero della Salute e con l’Ue, ha predisposto un piano di interventi che potrebbe portare alla eliminazione delle infezioni.