Il Gigante ha pubblicato il richiamo di un lotto di spinaci in busta a marchio. Nulla si sa del motivo del richiamo (il modello riporta la dicitura “allerta regionale”) ed è difficile non pensare ai casi di avvelenamento da mandragora – scambiata per spinaci – che si sono verificati in Campania. Siamo in attesa di un chiarimento dalla catena
La catena di supermercati Il Gigante ha pubblicato sul proprio sito internet il richiamo di un lotto di spinaci in busta a marchio. Il motivo? Misterioso, almeno per il momento: sul modello di richiamo compilato dall’azienda alla voce “motivo del richiamo” c’è scritto “allerta regionale” che, in realtà nulla dice sul perché i consumatori dovrebbero non consumare la verdura. Inutile dire che non ha neanche senso parlare di un’allerta regionale se non si specifica di che regione stiamo parlando. Abbiamo comunque contratto l’azienda, l’ufficio controllo e qualità della Rialto S.p.a, e al momento siamo in attesa di un loro chiarimento.
Il lotto richiamato è contraddistinto dal numero 273 prodotto da Spinerb di Colleoni Andrea a Gorlago. Le confezioni sono da 500 grammi con scadenza 7 ottobre 2022. Il consiglio è quello di non consumare il prodotto e riportarlo al punto vendita. Impossibile non pensare ai casi di avvelenamento da Mandragora – scambiato, appunto, per spinaci – di cui sono stati vittime una decina di consumatori in Campania ed è proprio questo che vorremmo chiedere all’azienda. Con la Mandragora non si scherza: si tratta di una pianta spontanea che contiene sostanze capaci di generare allucinazioni, confusione mentale, dilatazione delle pupille, secchezza delle fauci, vomito e, nei casi più gravi, problemi cardiovascolari potenzialmente letali.
Nel 2017 si è verificato un caso simile: cinque anni fa, Bonduelle fu costretta ad un richiamo di 6 lotti di spinaci congelati per una contaminazione accidentale. In quell’occasione Silvio Fritegotto, agronomo, ci spiegò che “gli spinaci vengono raccolti a sfalcio e le foglie di mandragora sono molto simili a quelle dello spinacio. Paradossalmente, una buona azione diserbante avrebbe risolto con facilità il problema: la mandragora, infatti, fa parte di una famiglia opposta a quella dello spinacio e, dunque, anche a basso dosaggio un erbicida avrebbe fatto effetto.” Al momento, comunque, i controlli dei Nas al CAAN, il centro agroalimentare di Volla, da dove probabilmente sono partite le casse di spinaci contaminati hanno dato esito negativo: sulle 152 casse di spinaci poste sotto sequestro non è stata trovata nessuna traccia di mandragora. E il giallo continua.