Amati, sconsigliati, suggeriti, sotto accusa: i monopattini elettrici, sin dalla loro prima comparsa, hanno suscitato diverse polemiche su più fronti. Ma quanto inquinano realmente i monopattini elettrici e qual è l’impatto ambientale di un mezzo che ha rivoluzionato la mobilità?
Monopattini elettrici: rimedio o danno per l’ambiente?
Uno strumento per dare respiro alle città dal costante smog cittadino, amico della qualità dell’aria e della sostenibilità urbana, il monopattino elettrico è per certo un ottimo sostituto delle auto a benzina o diesel.
Nello specifico parliamo di una produzione di Co2 cinque grammi inferiore a quella di un’auto che, al suo interno, trasporta tre persone. Una differenza non impattante, ma pur sempre significativa.
Ciò che sorprende è che la fase maggiormente inquinante del monopattino non è quella relativa allo sharing, bensì legata alla sua produzione, dai materiali utilizzati alla fase del trasporto fino a quella di assemblaggio e messa su strada.
Basti pensare che un monopattino in movimento produce una quantità di C02 pari a soli 2,5 gr/km, una quantità irrisoria rispetto ai totali 105,2 gr.
Il ciclo di vita di un monopattino elettrico
Capita spesso di vedere dei monopattini elettrici letteralmente buttati nei punti più insoliti di un tragitto stradale, ai bordi del marciapiede, nei parchi, ma quanto “vivono” i monopattini elettrici, o meglio, quanto tempo impiegano a diventare essi stessi parte del ciclo di smaltimento dei rifiuti, aggiungendosi all’aumento del rischio ambientale?
Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente
In media un monopattino elettrico dura non più di diciotto mesi, dopo il quale diventa inutilizzabile. Pensate dunque a quanti monopattini sono stati messi in circolazione negli ultimi anni e a quanti siano già diventati scarti inutili. Un miglioramento indiscusso della qualità dell’aria a discapito della fase finale di smaltimento delle parti (batterie, parti meccaniche, etc…).
Nascono proprio da queste perplessità le campagne indirizzate contro l’utilizzo dei monopattini elettrici, che si dimostra a basso impatto ambientale in sharing, mentre lo stesso non si può dire una volta terminato l’utilizzo del tempo totale di vita del monopattino.
Per fare sì che i monopattini elettrici rappresentino una rivoluzione reale all’interno delle nostre città, occorerebbe vederne uno tante quante sono le auto presenti, ossia una sostituzione quasi completa dei veicoli a carburante con i monopattini.
Solo in tal modo il livello di emissioni di C02 subirebbe un drastico calo, a vantaggio dell’ambiente e della qualità dell’aria. Senza una inversione determinante, il rischio è quello di trovarsi, ciclicamente, con ulteriori strumenti da smaltire e da gestire come rifiuti.
Diversi studi dimostrano infatti che i fruitori di monopattini elettrici sono gli stessi di autobus e mezzi alternativi alle auto, che pertanto, già di per sé, non andrebbero ad utilizzare l’auto durante gli spostamenti urbani.
Il vero cambiamento consisterebbe nel vedere modificare le proprie abitudini da parte di coloro che ad oggi, continuano a effettuare i propri spostamenti affidandosi a vetture non ecologiche.
Da segnalare che i monopattini elettrici non sono gli unici a deludere per la propria categoria: seguono gli scooter e le macchine endotermiche, rispettivamente con emissioni pari a 204 gm/km e a 231 gm/km.