I rigassificatori in Italia tornano al centro del dibattito politico in piena della campagna elettorale e in linea con l’emergenza energetica e il caroenergia. Quali sono e come funzionano i rigassificatori oggi presenti nel nostro paese?
I rigassificatori in Italia sembrano la soluzione al problema del caroenergia, a giudicare da come se ne parla in campagna elettorale. Cos’è un rigassificatore? Si tratta di un impianto che permette di riportare un fluido sotto forma di gas. È particolarmente importante per l’importazione di gas naturale, perché il gas può anche viaggiare in formato liquido con contenitori adatti quando non è possibile il trasporto attraverso una tubazione.
La liquefazione serve solo per ridurre il volume in questa fase di trasporto. Quindi per poter ottenere il gas dall’esterno con questa formula, è importante avere sul posto un rigassificatore che permetta l’utilizzo del gas. Infatti, in forma liquida il gas non si può utilizzare, mentre riportandolo allo stato di natura, cioè sotto forma aeriforme, si è in grado di utilizzare il gas acquistato senza problemi.
Quanti impianti di rigassificazione ci sono in Italia
Quanti rigassificatori ha la Germania
Perché il rigassificatore a Piombino
Perché a Piombino protestano contro il rigassificatore
Piombino è una città siderurgica post-industriale. La città ha circa 40.000 abitanti e la struttura sarebbe nel porto da dove arrivano principalmente i turisti. In più, nella stessa zona insistono vecchi insediamenti siderurgici. La comunità fino a questo momento ha potuto contare sulle bonifiche delle aree contaminate e i sussidi in quanto zona svantaggiata. Il problema è che alcune promesse sono state disattese per decenni secondo gli abitanti.
In più sarebbero state concesse delle riduzioni di prezzo per il gas e la luce in cambio dell’approvazione. Naturalmente, oltre agli abitanti, sono anche contrari tutti gli enti che si occupano di ambiente. In più è stato istituito un comitato per la salute pubblica di Piombino Val di Cornia e la piazza Val di Cornia, che ritiene che sia necessario il parere favorevole degli enti coinvolti prima di mettere la prima pietra al rigassificatore. Lo scorso 16 luglio a Piombino si è tenuta una manifestazione che ha visto tra gli altri anche il segretario nazionale di sinistra italiana Nicola Fratoianni.
Quanti rigassificatori ci sono al mondo
Nel mondo sono attivi 162 rigassificatori. Di questi, 35 si trovano in Giappone che è il Paese a maggior rischio sismico. Lo stesso paese intende aumentarne il numero, accanto a Cina e India.
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In 40 anni sembra che non ci siano stati incidenti significativi a questi impianti, così come nei 78mila viaggi di navi che si occupano di trasportare il gas liquido a questi impianti negli ultimi 50 anni. In particolare, dello stesso tipo dell’impianto toscano ce ne sono altri.
Se ne trova almeno uno in Argentina, Croazia, Colombia, Egitto, Israele, Giamaica, Giordania, Egitto, Lituania, Malta, Malesia, Myanmar, e Russia. Se ne possono riscontrare due in Bangladesh, Turchia ed Emirati Arabi. Cinque se ne trovano solo in Brasile e in Indonesia. Sono in via di realizzazione 1 in Marocco e 2 in India.
I dati sono dell’LNG Journal e si riferiscono ad aprile 2022. In Europa, oltre alla Germania, anche la Spagna ha 6 rigassificatori, che forniscono il 39% della capacità di rigassificazione dell’Unione Europea. I dati si riferiscono al rapporto pubblicato a febbraio 2022 dalla Globaldata Energy.
Spagna e Portogallo hanno insieme 7 porti per lo stoccaggio e importano soprattutto dal Qatar e dagli Stati Uniti. Importano anche dall’Algeria però attraverso le tubazioni.
In Francia a marzo si è arrivati al quinto rigassificatore, ma quest’ultimo avrà bisogno dai 12 ai 18 mesi prima di funzionare. In questo caso il progetto è stato affidato alla Total Energies con la GRTgaz, che è una controllata di Engie. In più è stata coinvolta la società di gestione del porto. L’ultimo impianto avrà una capacità di 3,9 milioni di tonnellate annue.
La crisi energetica ha spinto sulle importazioni. In particolare, a metà luglio 2022, il governo Draghi ha firmato un accordo con l’Algeria per quattro miliardi di metri cubi. In questo modo, si dovrebbe arrivare a uno stoccaggio importante per mantenere i livelli di base anche senza le forniture russe. La questione convolge l’intera Europa, che ora sta valutando sul da farsi.