Durata degli elettrodomestici, misurare la longevità è possibile

elettrodomestici

Dalla qualità dei componenti impiegati alla frequenza dell’utilizzo, passando per la convenienza delle riparazioni e l’estensione della garanzia. Ecco i parametri per determinare la durata degli elettrodomestici

 

Gli elettrodomestici hanno rivoluzionato il nostro stile di vita, innalzando la soglia del comfort e ottimizzando il rapporto con la casa. I “grandi bianchi” (lavatrici, lavastoviglie, forni a microonde e cucine) sono diventati alleati insostituibili nella quotidianità, semplificando e velocizzando la gestione delle incombenze domestiche. Difficilmente immagineremmo di poter fare a meno del frigorifero o dei condizionatori; in quasi tutte le famiglie c’è un’aspirapolvere, piuttosto che un computer o uno smartphone.

 

Perché la longevità è importante

Il contraltare della diffusione di massa degli elettrodomestici, figlia del boom economico, è stato quello dell’aver posto le basi della civiltà dell’usa e getta. Siamo stati portati a credere che la durata di una lavatrice, di un frigorifero o di un forno non sia un parametro rilevante: pesano molto di più l’economicità, il design alla moda o il numero di funzionalità, a prescindere se siano realmente utili.

Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente

Sì! Voglio scaricare gratis il numero di giugno 2023

Tuttavia, nell’epoca contemporanea, in cui abbiamo finalmente realizzato che le materie prime non sono inesauribili, che il quantitativo di scarti che il pianeta può sopportare non è infinto e che il risparmio in senso lato è un valore aggiunto, l’economia si sta gradualmente orientando verso la circolarità, giacché il costo sociale e ambientale del modello iperconsumistico non è più sopportabile. Dunque, anche per gli elettrodomestici è diventato dirimente interrogarsi relativamente alla loro longevità.

Premettiamo subito che dare una risposta a questo interrogativo, in termini assoluti e senza perdersi in preconcetti o nel folto bosco delle leggende metropolitane, è oggettivamente complesso. In linea generale, sulla resistenza di un elettrodomestico incidono molteplici fattori: la qualità e conformità delle materie prime da cui è composto, la frequenza dell’utilizzo, la possibilità di reperire i pezzi di ricambio e la convenienza delle operazioni di riparazione.

 

Obsolescenza programmata

Prima di addentrarci sui singoli principi che possono guidare il consumatore nella comprensione del lasso di tempo a disposizione di un apparecchio elettronico, giova aprire una parentesi sulla teoria della obsolescenza programmata.

Secondo tale tesi, gli apparecchi elettronici sarebbero concepiti per avere una precisa durata, limitata nel tempo e comunque inferiore alle reali potenzialità della macchina. In sostanza, l’apparecchio sarebbe impostato per smettere di funzionare a pieno regime dopo un numero prestabilito di anni. In particolare, uno studio tedesco di qualche anno fa ha dimostrato che vari elettrodomestici di uso comune sono progettati per rompersi dopo circa due anni, ossia dopo la scadenza del periodo di garanzia stabilito dalla legge.

Quello dell’obsolescenza programmata è un meccanismo imprenditoriale, di cui si hanno testimonianze fin dagli albori del secolo scorso, finalizzato a evitare un calo della domanda e a spingere l’utente ad acquistare ciclicamente un nuovo prodotto.

A difesa dei produttori, alcuni studiosi di management hanno eccepito che le attuali macchine presentano un’elevata complessità tecnica e tecnologica, a fronte di un prezzo competitivo e accessibile. Può essere comprensibile – seppur non condivisibile – immaginare che i dispositivi di largo consumo siano pensati per avere un ciclo di vita fissato a tavolino, proprio poiché si anteporrebbe la convenienza economica alla riparabilità.

 

La lotta agli sprechi dell’Unione europea

Contro la pratica dell’obsolescenza programmata la Comunità europea ha fatto sentire più volte la propria voce. Nella “direttiva sull’ecodesign”, recepita in Italia a giugno 2016, è stato approvato un regolamento che sprona le imprese a investire sulla progettazione ecocompatibile delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, con l’obiettivo di raggiungere tre traguardi: aumentare robustezza e affidabilità, facilitare la manutenzione e la riparazione, favorire l’aggiornamento tecnico.

Un anno prima, nel 2015, la Francia ha introdotto nel Codice del commercio un reato apposito e ha ampliato le tutele legali sulla disponibilità dei pezzi di ricambio.

Anche l’Europarlamento, con una propria mozione, ha esortato la Commissione europea a proporre, in sinergia con le organizzazioni dei consumatori e dei produttori, una definizione uniforme di obsolescenza programmata. Inoltre, si è chiesto di varare misure concrete per affrontare quello che è qualificato come uno “spreco di denaro, energia e risorse”, deleterio tanto per gli acquirenti quanto per l’ambiente.

Tra le principali raccomandazioni compare l’invito a impiegare standard progettuali migliori che conferiscano maggiore resistenza al prodotto; si incoraggia, inoltre, a semplificare le operazioni di riparazione (ad esempio, usando le viti al posto della fusione delle parti) e a ricorrere alla costruzione modulare in modo da agevolare modifiche e aggiornamenti. Infine, si sollecita l’introduzione di un sistema di etichettatura in cui sia riportata chiaramente la longevità del dispositivo, cosicché il cliente non tenda solo a valutarne l’economicità ma anche il relativo ciclo di vita medio.

 

Obsolescenza psicologica e tecnica

Accanto all’obsolescenza programmata ci sono altre due nozioni che possono aiutarci a capire come misurare la longevità degli elettrodomestici.

La prima è l’obsolescenza psicologica: si è propensi a sostituire un determinato bene non perché sia guasto, ma in quanto viene percepito come “superato”. È quello che si verifica per gli smartphone e, in generale, per il settore dell’informatica e del pc gaming, dove impera la corsa ad accaparrarsi l’ultimo modello: suggestionati da campagne pubblicitarie sempre più mirate e pervasive, siamo disposti a mettere in un cassetto il dispositivo comprato un paio di anni prima solo perché non è più alla moda. In definitiva, nella stima della durata di un elettrodomestico incide anche il mondo del marketing e la nostra predisposizione ad esserne influenzati.

La seconda nozione è quella della obsolescenza tecnica. Per quanto i progressi della tecnologia abbiano consentito di fare passi da gigante, nulla è eterno: va preventivato che le componenti meccaniche ed elettroniche del nostro elettrodomestico subiranno il processo di naturale usura, direttamente proporzionale alla frequenza di impiego. Come anticipato in premessa, una discriminante importante è la qualità della componentistica: è consigliabile affidarsi ai marchi che certificano il proprio ciclo produttivo, diffidando da chi offre prezzi fuori mercato o estremamente bassi.

 

Le indicazioni dei produttori

Un ulteriore elemento utile per l’utente giunge dagli stessi produttori. Nel materiale tecnico-informativo consegnato al momento dell’acquisto, è presente anche l’indicazione della vita media dell’articolo.

Facciamo qualche esempio, prendendo per buone le tempistiche evidenziate dal team tecnico messo insieme dalla Commissione europea. Per gli smartphone e i piccoli elettrodomestici, come lo spazzolino da denti elettrico, la scadenza è fissata a 2 anni; pc e dispositivi portatili vivono dai 3 ai 4 anni, mentre aspirapolvere, microonde e lavatrici hanno la prospettiva di lavorare senza gravi intoppi per 5-6 anni. Più lungo il limite temporale di televisori, frigoriferi, forni e piani cottura, che arrivano fino a 10-12 anni.

Occorre però fare una precisazione: questa notazione non implica che al sesto anno la lavatrice o il microonde smetteranno di funzionare, bensì ci dice che l’azienda interromperà il supporto tecnico e non garantirà più la produzione dei pezzi di ricambio per quello specifico modello.

 

L’incognita dei pezzi di ricambio

La disponibilità dei pezzi di ricambio ad un prezzo ragionevole e la facilità di effettuare riparazioni e manutenzioni sono, per l’appunto, altri due criteri che entrano in gioco nel calderone delle considerazioni sulla longevità degli elettrodomestici.

Tutti abbiamo dovuto ascoltare almeno una volta il ritornello “ripararlo costa troppo, meglio comprarne uno nuovo”. Ebbene, come suggerisce la Commissione europea, se si vuole avere la garanzia di un ciclo di vita del prodotto più lungo, è opportuno affidarsi a brand che assicurano “tecniche di costruzione e materiali che rendano più facile e meno onerosa la riparazione del bene o la sostituzione dei suoi componenti”; privilegiando le aziende che investono sulla intercambiabilità dei componenti, ovvero “la possibilità di utilizzare sostituti di pari qualità e prestazioni per le parti originali”.

 

L’indice di riparabilità

In merito alla facilità di intervenire su un guasto, viene in soccorso del consumatore l’indice di riparabilità.

Introdotto nel 2020 in Francia, e poi esportato in tutta Europa a partire dal 2021, questo indice spiega quanto sia “facile” riparare il prodotto, basandosi su parametri quali la durata e la reperibilità dei pezzi di ricambio. Tale misura riguarda diverse tipologie di dispositivi: dagli smartphone ai computer, dalle lavatrici agli aspirapolvere, passando per televisori e articoli per il giardinaggio. Chiaramente, un alto indice di riparabilità comporta una maggiore longevità del nostro elettrodomestico. L’unico neo dell’iniziativa è che il punteggio viene ricavato dai dati forniti dal produttore stesso e non da un ente terzo, che sicuramente conferirebbe più autorevolezza alle stime.

 

La garanzia commerciale

Un ultimo aspetto a cui prestare attenzione è l’opportunità di estendere la fattispecie della garanzia. Come disciplinato dal Codice del Consumo, la garanzia legale degli elettrodomestici ha una validità di 24 mesi dal momento dell’acquisto. Tuttavia, poiché il consumatore ha 60 giorni di tempo per informare il rivenditore sul malfunzionamento del prodotto, la copertura arriva a 26 mesi.

Esiste, però, anche un’altra forma di tutela: la garanzia commerciale o convenzionale. Come illustrato dal ministero dello Sviluppo economico, si tratta di un servizio accessorio, offerto a discrezione del produttore o del rivenditore senza costi aggiuntivi, che permette di prolungare la copertura della garanzia e di ottenere vantaggi aggiuntivi, come la riparazione del bene direttamente al proprio domicilio o la fornitura di un prodotto sostitutivo in attesa della manutenzione. Preferire i marchi che mettono a disposizione questa opzione dà una sicurezza in più, poiché è indice che l’azienda è disposta a scommettere per prima sulla durevolezza dell’articolo venduto.