Le elezioni si avvicinano: quali sono i diritti politici garantiti dalla costituzione italiana

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A meno di un mese dalle elezioni politiche 2022, ripassiamo i diritti politici e i doveri garantiti dalla Costituzione italiana. E alcune curiosità poco conosciute.

 

Manca meno di un mese e mezzo alle elezioni 2022 (elezioni politiche 2022). Facile è la tentazione di dare per scontata una delle espressioni più nobili dei diritti politici, ossia il diritto di voto.

Basterebbe dare un’occhiata ai numeri per cambiare idea. Se proprio non vogliamo avventurarci nella storia per capire come faticosamente è stato conquistato il suffragio universale, pensiamo che ancora oggi, nell’Italia che si divide sullo ius scholae (figuriamoci sullo ius soli), migliaia di cittadini non italiani (chiamati stranieri) non possono votare.

Molti di loro pagano le tasse in Italia e fanno la spesa in Italia ma non hanno ancora la cittadinanza italiana. Per tanti altri, il semplice permesso di soggiorno non gli dà diritto di accedere a quelle urne, anche se alcuni dei prossimi esponenti politici decideranno sul loro destino. Sono lavoratori precari da molto tempo, a volte irregolari altre volte in attesa, rimbalzati da un commissariato all’altro. Rappresentano la seconda generazione dei nuovi italiani per il futuro dei quali occorre una riforma.

Nel 2022 in Italia ci sono 59,3 milioni di cittadini, compresi i 5 milioni di stranieri regolarizzati. Secondo stime, nel 2070 saremo appena 47 milioni. Gli immigrati non potranno da soli provvedere al forte calo demografico, ma è vero che finora hanno colmato parte del buco della previdenza sociale, utilizzato i servizi pubblici, grazie al loro contributo, ai loro diritti e doveri di cittadini. Di fatto contribuiscono anche i migranti tenuti all’ombra, nel sommerso. Appunto, contribuiscono ma non possono nemmeno votare. Sono fantasmi senza diritti politici.

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Cosa sono i diritti politici

I diritti politici sono quei diritti che uno Stato riconosce ai propri cittadini perché essi possano partecipare attivamente alla vita politica e alla formazione delle decisioni pubbliche di ogni giorno, sempre se in possesso del diritto di voto. Tali diritti rappresentano la tipica espressione dell’autogoverno del popolo, ossia la sovranità popolare. Il principio della sovranità popolare si inserisce tra i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana.

Il seme dei diritti politici si può leggere nell’articolo 1 della Costituzione italiana, che così recita:

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”.

Il secondo comma di questo articolo richiama il principio di sovranità popolare:

“La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

 

I diritti politici: il diritto di votare e il diritto di essere eletti

Prima dell’introduzione del suffragio universale il diritto di voto era limitato per censo (suffragio censitario), per cultura (suffragio capacitorio) o in base al sesso.

La sovranità è importante poiché fonte di legittimazione del potere degli organi costituzionali: ciascun organo costituzionale è tale e può esercitare la propria funzione perché trova legittimazione e fonte prima nel popolo; non esiste, quindi, organo che sia estraneo alla sovranità popolare, o ente che sia superiore ad essa; per tale motivo gli organi costituzionali sono anche detti organi sovrani. Con ciò il legislatore (i padri costituenti) ha voluto dare la possibilità a tutti i cittadini di partecipare direttamente o indirettamente alle decisioni del governo. Tale possibilità di democrazia diretta viene esercitata dai cittadini mediante il diritto di voto.

La legittimazione democratica e popolare riveste particolare importanza soprattutto in anni recenti, a causa del calo della fiducia dei cittadini verso le istituzioni dello Stato che, tra le varie espressioni, si manifesta anche con il calo dei consensi e l’aumento dell’astensionismo durante la chiamata alle urne.

 

I diritti politici sono limitati

Si noti che la sovranità appartiene al popolo, ma solamente una parte di esso può esercitare il diritto di voto, quindi la funzione elettorale: il corpo elettorale. Infatti il corpo elettorale è la frazione di popolo che è in possesso dei requisiti fondamentali, richiesti dalla Costituzione per l’esercizio della funzione elettorale, mentre il popolo, a norma di legge, è l’insieme di coloro che posseggono la cittadinanza.

Il diritto di voto è il diritto che assicura a un individuo la possibilità di manifestare la propria volontà durante un’elezione. In molti Stati del mondo è un diritto costituzionale.

Si tratta del cosiddetto parallelismo dell’elettorato attivo e dell’elettorato passivo, che nella dottrina costituzionale italiana è fatto risalire a due diverse norme:

  • l’articolo 48 (diritto di voto);
  • l’articolo 51 (accesso alle cariche elettive) della Costituzione.

 

I diritti politici dall’Unità d’Italia a oggi

Nel 1861, in Italia il diritto di voto era riservato ai soli cittadini maschi di età superiore ai 25 anni e di elevata condizione sociale. Nel 1881 il Parlamento approvò l’estensione del diritto di voto e fu ammessa anche la media borghesia. Inoltre, il limite d’età fu abbassato a 21 anni.

Nel 1912, su proposta di Giovanni Giolitti, il Parlamento approvò l’estensione del diritto di voto a tutti i cittadini maschi a partire dai 21 anni di età che avessero superato con buon esito l’esame di scuola elementare e tutti i cittadini di età superiore ai 30 anni indipendentemente dal loro grado di istruzione. Il suffragio universale maschile vero e proprio è stato introdotto con la legge numero 1985 del 1918, che ha ammesso al voto tutti cittadini maschi di età superiore ai 21 anni, nonché i cittadini di età superiore ai 18 anni che avessero prestato il servizio militare durante la prima guerra mondiale.

Il voto alle donne è stato invece riconosciuto nel 1946.

 

Diritti politici, dovere civico (non imposto) e voto di scambio

La Costituzione repubblicana detta alcuni principi fondamentali in materia di voto, stabilendo che esso è personale, eguale, libero e segreto e che il suo esercizio è un “dovere civico”. Questa disposizione va interpretata nel senso che la Costituzione proibisce il voto per procura, vietando così la possibilità di delegare ad altri il proprio diritto di voto e il voto plurimo, cioè la possibilità che il voto di ognuno abbia un valore numerico superiore a quello di un altro. È altresì nullo ogni patto con cui un elettore si obbliga a votare in un certo modo; è il caso del voto di scambio, un malcostume, oltre che un illecito. Infatti, il voto di scambio non è di per sé una fattispecie di reato autonoma, tranne che nel momento in cui possa essere ascritto a soggetti a cui possa essere contestata attività di cui all’articolo 416 bis del codice penale italiano (associazione di tipo mafioso). Il voto di scambio può manifestarsi in un rapporto diretto fra politico ed elettore e/o con l’interposizione di interessi di organizzazioni mafiose, in cambio di denaro o di una raccomandazione per un posto di lavoro. Per contrastare le organizzazioni di stampo mafioso nel 1992 venne introdotta la fattispecie dello scambio elettorale politico-mafioso.

 

Il 25 settembre 2022 voteranno per il Senato anche i 18enni

Fino al 2021 per l’elezione del Senato era richiesta l’età minima di 25 anni. L’8 luglio 2021 il parlamento ha approvato in via definitiva il disegno di legge costituzionale di modifica all’articolo 58 della Costituzione che regola l’elezione del Senato. La riforma approvata ha modificato l’età necessaria per eleggere i senatori, portandola da 25 a 18 anni di età. È la cosiddetta estensione dell’elettorato attivo. Pertanto, chiunque abbia compiuto la maggiore età può votare sia per la Camera dei Deputati che per il Senato della Repubblica.

Per votare occorre per tutti gli elettori la tessera elettorale che viene rilasciata, su apposito modello, dall’ufficio elettorale del Comune di residenza ovvero dal comune nelle cui liste elettorali risulta essere iscritto l’elettore.

 

Dall’elettorato attivo all’elettorato passivo: chi può candidarsi

L’elettorato attivo rappresenta gli elettori. L’elettorato passivo è rappresentato dai cittadini elettori che possono ricoprire cariche elettive. Possono candidarsi alle elezioni tutti i cittadini italiani che hanno compiuto 18 anni. Esistono delle eccezioni in base al tipo di consultazione elettorale.

 

Chi può candidarsi alle elezioni politiche

Per la Camera dei deputati l’età deve essere superiore a 25 anni, per il Senato a 40 anni. Per la Circoscrizione Estero, possono candidarsi solo i cittadini italiani residenti ed elettori in una delle ripartizioni in cui è suddivisa tale Circoscrizione, e che abbiano compiuto 40 anni di età per il Senato e 25 per la Camera.

 

Chi può candidarsi alle elezioni amministrative

Per il Consiglio comunale sono eleggibili anche i cittadini di uno Stato membro dell’Unione europea iscritti nelle apposite liste aggiunte.

 

Chi può candidarsi alle elezioni europee

Per la carica di rappresentante dell’Italia al Parlamento europeo possono candidarsi gli elettori che hanno compiuto 25 anni, compresi i cittadini degli altri paesi membri in possesso dei requisiti di eleggibilità previsti dalle leggi italiane.

 

L’incandidabilità

Esistono casi particolari in cui il diritto di voto o il diritto di essere eletti è sospeso, annullato o limitato per reati. La riforma introdotta dalle legge Severino è stato l’ultimo impianto normativo a riguardo.

 

Astensione attiva e astensionismo attivo

Molti non lo sanno ma esiste la possibilità di rifiutare la scheda motivando la scelta. A quel punto l’elettore può richiedere al presidente di seggio di riportare a verbale le motivazioni del non voto. È un atto previsto e non un’operazione fuorilegge. Alcuni scrutatori e presidenti di seggio non sono informati a riguardo, ma è un diritto previsto che ha forza e legittimità maggiori rispetto alla classica astensione o scheda bianca.

La procedura avviene nel seguente modo:

  • avvisare delle proprie intenzioni;
  • farsi identificare;
  • lasciarsi timbrare la tessera elettorale;
  • non toccare le schede;
  • richiedete al presidente di seggio di mettere a verbale nel registro di seggio il motivo per cui rifiutate le schede; cercherà di farvi ostruzione, per evitare carte da compilare, ma con la calma riuscirete. Se proprio non dovesse è un pubblico ufficiale che si rifiuta di fare quanto stabilito dalla legge.