Conoscere il diritto di precedenza è fondamentale per non perdere l’opportunità di vedere trasformato il proprio contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato.
Quando parliamo di diritto di precedenza, parliamo di contratto a tempo determinato, ecco perché è importante riepilogare norme e definizioni di questa ormai diffusissima tipologia di contratto.
Partiamo dalla definizione: “Il contratto a tempo determinato è un contratto di lavoro subordinato” regolamentato da una durata predeterminata, stabilita da un termine concordato.
La normativa di riferimento sul contratto a tempo determinato è disciplinata dal Decreto Legislativo 15 giugno 2015, n. 81 (articoli 19-29). Occorre specificare che l’apposizione di un termine non è tuttavia l’unica condizione prevista.
Il termine infatti deve essere specificato all’interno di un atto scritto, pena l’inefficacia dello stesso, tranne nel caso in cui si tratto di rapporti di lavoro non superiori ai 12 giorni. Nel 2018, sono state apportate delle modifiche contenute nel Decreto Legge 12 luglio 2018, n. 87 (convertito con modificazioni in Legge 9 agosto 2018, n. 96).
Dalla sua entrata in vigore, la durata massima del contratto a tempo determinato è fissata in 12 mesi, ma attenzione, è prevista la possibilità di estensione fino ai 24 mesi, purché sussista almeno una delle condizioni di seguito ripostate, ossia che si presentino esigenze temporanee e oggettive, estranee all’ordinaria attività ; esigenze di sostituzione di altri lavoratori; esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili, dell’attività ordinaria.
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Ecco dunque che è facile dedurre che il contratto a termine non può avere una durata superiore a 24 mesi, salvo per tutte quelle previsioni diverse dei contratti collettivi nazionali, territoriali o aziendali che siano stati stipulati da associazioni sindacali.
Ma cosa accade quando viene superato il limite di durata dei 12 mesi? In questo caso, laddove non sia possibile procedere con l’estensione a 24 mesi, il contratto si trasforma in contratto a tempo indeterminato.
Il diritto di precedenza, cos’è e quando spetta
Conoscere il diritto di precedenza è fondamentale per non perdere l’opportunità di vedere trasformato il proprio contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato.
Ma in cosa consiste esattamente? Il lavoratore assunto con contratto a tempo determinato può far valere, per almeno sei mesi, il diritto di precedenza, proprio nelle assunzioni a tempo indeterminato eseguite ad opera del datore di lavoro.
Parliamo però delle assunzioni fatte nei successivi dodici mesi, sempre e soltanto con riferimento alle mansioni svolte. Per quanto riguarda le lavoratrici in congedo per maternità e i periodo di astensione, questi ultimi “devono computarsi per la maturazione del diritto di precedenza“.
Nei 12 mesi successivi alla conclusione del contratto, le stesse lavoratrici potranno far valere diritto di precedenza nelle assunzioni a termine per le stesse mansioni concordate.
La situazione non cambia quando si tratta d lavoratori stagionali. In questo caso, il lavoratore assunto a tempo determinato ha il medesimo diritto di precedenza rispetto a “nuove assunzioni a tempo determinato da parte dello stesso datore di lavoro per le medesime attività stagionali”.