Il tribunale di Nanterre ha condannato la Sanofi, produttore di sodio valproato (Dépakine, tra gli altri), a risarcire una bambina nata disabile a causa del farmaco. Sua madre era in cura con il Depakine durante la gravidanza
Sanofi ha ricevuto una nuova condanna: il Tribunale di Nanterre ha dato ragione alla famiglia di una bambina nata nel 2005 con un ritardo dello sviluppo cognitivo a causa dell’assunzione, durante la gravidanza, di Depakine. Non è la prima volta che il farmaco antiepilettico a base di valproato di sodio finisce nel mirino della giurisprudenza: da ultimo, nel gennaio 2022 è stata ritenuta legittima una class action a carico dell’azienda farmaceutica (ne scriviamo qui).
I giudici di Nanterre hanno riconosciuto alla famiglia della bambina un risarcimento pari a 341.753 euro. Il caso non è ancora chiuso dal momento che Sanofi ha già annunciato che ricorrerà in appello. Nulla di cui stupirsi: nel 2020 una causa legale simile ha accertato che Sanofi sapesse da tempo degli effetti collaterali del Depakine ma li avrebbe sapientemente nascosti.
E anche nel nuovo giudizio a Nanterre i giudici sostengono che “alla data di consumo del prodotto, il produttore non poteva ignorare, contrariamente a quanto sostiene, le segnalazioni sulla salute neurocognitiva del nascituro e avrebbe dovuto informare i pazienti. Anche il rifiuto dell’autorità di regolamentazione dei farmaci (l’allora Afssaps) di modificare il foglio illustrativo su richiesta del laboratorio non lo esonera dall’obbligo di informare, stima il giudice. Tanto più che i documenti giustificativi e la proposta di modifica della formulazione del rischio non erano sufficienti in vista della questione per la salute del nascituro”.
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