Troppo ibuprofene aumenta (a lungo termine) il dolore cronico

ibuprofene

I ricercatori affermano che sono necessari ulteriori studi sul possibile collegamento tra farmaci antinfiammatori a base di ibuprofene (e non solo) e problemi a lungo termine come il mal di schiena

L’ibuprofene, usato per gestire il dolore acuto, a lungo termine potrebbe aumentare la possibilità di sviluppare dolore cronico. È quanto rileva una nuova ricerca condotta dall’Università del Canada su un numero ristretto di partecipanti, 93 pazienti affetti da dolori alla schiena che usavano abitualmente farmaci a base di ibuprofene per il dolore. Sebbene condotta su un numero ristretto di partecipanti – e per questo gli stessi ricercatori suggeriscono la necessità di nuovi studi – le conclusioni della ricerca sono stati supportati da un’analisi separata di 500.000 persone nello studio della biobanca britannica, che ha mostrato che coloro che assumevano farmaci antinfiammatori avevano maggiori probabilità di provare dolore da due a 10 anni dopo. Questo effetto non è stato osservato nelle persone che assumevano paracetamolo o antidepressivi.

La reazione a lungo termine dell’ibuprofene

Già avevamo avuto modo di parlare degli effetti dell’ibuprofene in questo articolo. Lo studio ha messo in evidenza che i pazienti che avevano smesso di soffrire di dolore presentavano risposte infiammatorie più elevate, guidate da globuli bianchi chiamati neutrofili, rispetto ai pazienti il cui dolore persisteva. I ricercatori hanno poi condotto degli esperimenti sui topi, questi hanno dimostrato che il trattamento con Fans (farmaci antinfiammatori non steroidei) sembrava prolungare il dolore, mentre altri farmaci antidolorifici, non avevano alcun effetto.

Non solo ibuprofene

I risultati del piccolo studio indicano che è giunto il momento di riconsiderare il modo in cui viene trattato il dolore: bloccare l’infiammazione con un farmaco Fans che agisce dando sollievo nell’immediato potrebbe essere una cattiva idea in quanto – come suggerisce lo studio – può comportare in futuro problemi più difficili da trattare. Una eventualità che compare non solo con il trattamento del dolore con ibuprofene ma anche con antinfiammatori e steroidi come desametasone e diclofenac.

“Sarebbe sicuramente prematuro formulare raccomandazioni sui farmaci per le persone fino a quando non avremo i risultati di una sperimentazione clinica progettata in modo prospettico” ha commentato Franziska Denk, docente senior al King’s College di Londra aggiungendo che “la teoria è che l’infiammazione possa avere un effetto protettivo a lungo termine e che una riduzione eccessiva dell’infiammazione possa essere dannosa. Ma le conclusioni dello studio vanno ulteriormente verificate”.

 

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