Le bici elettriche hanno un costo proibitivo per molti. E al di là delle motivazioni economiche, non tutti se la sentono di abbandonare in garage la bici a cui sono tanto affezionati. Per questo ci sono i kit di elettrificazione per le bici
Tra incentivi statali e necessità di evitare i mezzi affollati, negli ultimi due anni c’è stato un vero e proprio boom per le bici elettriche in Italia. E la primavera è la stagione migliore per mettersi su due ruote, anche per chi, per una ragione o l’altra, non se la sente di rinunciare alla pedalata assistita per gli spostamenti in bici. Senza gli incentivi, però, le bici elettriche hanno un costo proibitivo per molti. Un modello medio costa all’incirca duemila euro. E al di là delle motivazioni economiche, non tutti se la sentono di abbandonare in garage la bici a cui sono tanto affezionati. Per loro esiste la possibilità di trasformare in elettrica la due ruote tradizionale, tramite un kit di elettrificazione. Per capire bene di cosa si tratta, affidiamoci a una guida stilata dal magazine francese 60 millions dei consommaterus.
Quanto costano i kit di elettrificazione
Questi kit sono costituiti da una batteria, un motore e una console di controllo. Venduti tra 400 e mille euro, alcuni sono commercializzati con un servizio di installazione da parte di un professionista, altri sono destinati all’automontaggio.
Il confronto
Per scoprire quanto valgono questi kit, 60 millions de consommateurs ha selezionato tre modelli, tra i più facili da installare (quelli il cui motore è fissato alla ruota anteriore): kit Touring PCK-Bobav-BC, del marchio Ozo; Kit Urbain ruota anteriore da 250 W, di À vélo Paulette; e Ready to Ride Kit, di Cycloboost. Sono state valutate la facilità di montaggio e le loro prestazioni
Montaggio
I kit sono stati montati sulle nuove biciclette Decathlon Elops 900 da un tecnico specializzato in meccanica di biciclette. Nel complesso gli assemblaggi non sono stati difficili, in particolare grazie alle informazioni fornite sul sito dei produttori. Tuttavia, sono da riservare a persone con un po’ di manualità. Infatti è stato necessario realizzare un adattatore per il portabatteria Ozo, regolare la pinza freno anteriore e sostituire le viti con i tre kit. Da notare che i tre modelli penalizzano la lampada sulla dinamo della ruota anteriore, senza che i produttori dei kit lo riferiscano.
Prestazioni
Nelle prove di utilizzo i tecnici hanno preferito l’ergonomia delle console di comando dei modelli Ozo e À vélo Paulette. Nei test di autonomia spiccano anche questi kit: più di 40 km a pieno carico contro i 30 km del Cycloboost. “Logico, perché la massima capacità della batteria disponibile per quest’ultimo è inferiore del 30% rispetto alle altre” scrive 60 millions de consommateurs. Con una ricarica di 30 minuti, meglio non contare sulla pedalata assistita di Cycloboost per più di 5 km, o anche la metà con À vélo Paulette, mentre le bici elettriche ne offrono un minimo di 6 e fino a più di 10.
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Quanto percorrono in pendenza
I kit sono all’altezza delle bici elettriche su pendenze del 10%. In compenso si bloccano appena si sale seriamente: non partono con una pendenza del 19% e bisogna pedalare forte per raggiungere i 5 km/h.
Sicurezza
Le bici equipaggiate con questi kit hanno spesso dato risultati simili a quelli ottenuti durante il test e-bike. Tuttavia, sorgono problemi di sicurezza e legali. “Certo, i kit offerti trasformano la tua bici in un bici a pedalata assistita” scrive il magazine francese, “Tuttavia, derogano ad alcune regole loro imposte: i kit Ozo e Cycloboost forniscono la pedalata assistita a una velocità maggiore dei 25 km/h autorizzati, e quello di À vélo Paulette consente di attivare l’assistenza elettrica anche senza pedalare. Questo non è conforme alla norma EN 15194 sulle biciclette a pedalata assistita.
Pesano troppo sulla forcella?
Esiste una vaghezza normativa sulla vendita e soprattutto sull’uso di questi prodotti nello spazio pubblico. E sono molte le domande che solleva il prodotto, come Olivier Moucheboeuf, responsabile standard e regolamenti dell’Union sport & cycle spiega a 60 millions de consommateurs: “E la frenata, che non è sempre adatta a velocità intorno ai 25 km/h? Che dire della solidità della forcella o della guarnitura che riceve il motore? Infine, che dire del fissaggio della batteria agli ioni di litio, che potrebbe esplodere in caso di caduta, su un portaborraccia che non è fatto per sostenere un tale carico? In caso di incidente, questo chiama in causa la responsabilità del ciclista”.
Necessità di normative più chiare
“La situazione normativa dei cicli dotati di questi kit non è quindi chiara” conclude il magazine francese, “Chiediamo alle autorità pubbliche di fare chiara luce legale su queste biciclette elettrificate”.