La Von der Leyen ha annunciato un piano d’azione per mettere al bando circa 7mila sostanze chimiche tra cui ci sono i Pfas, i Pvc e i bisfenoli. La procedura (che non inizierà prima di due anni) è lunga e complessa e non si concluderà prima del 2030. Ma c’è da scommettere che la lobby dell’industria chimica farà di tutto per ritardare ulteriormente i tempi
Un piano d’azione ambizioso ma di là da venire quello che la Commissione europea ha presentato ieri: entro il 2030 saranno messe al bando migliaia (tra 5 e 7 mila) di sostanze chimiche su cui pesa il sospetto di essere nocive per la salute umana. Si tratta di 5 gruppi di sostanze di largo uso: i Pvc, i Pfas, i ritardanti di fiamma, i bisfenoli oltre a circa 2.000 sostanze chimiche nocive che si trovano nei pannolini, ciucci e prodotti per l’infanzia (a questo link, il profilo dei 5 gruppi di sostanze).
“Quello che la Commissione di Von der Leyen ha annunciato apre un nuovo capitolo nell’affrontare la crescente minaccia delle sostanze chimiche nocive. Questo piano promette di migliorare la sicurezza di quasi tutti i prodotti fabbricati e di ridurre rapidamente l’intensità chimica delle nostre scuole, case e luoghi di lavoro. È giunto il momento che l’Ue trasformi le parole in azioni reali e urgenti” ha commentato Tatiana Santos, responsabile della politica chimica di EEB, European Environmental Bureau.
200mila sostanze chimiche: una ogni 1,4 secondi
In Europa vengono usate circa 200mila sostanze chimiche: le loro vendite aumentano di anno in anno. Tre quarti di queste sono considerate pericolose e l’esposizione dell’uomo a queste sostanze è causa dell’aumento di patologie come l’infertilità . Allo stesso tempo, sono le stesse sostanze nocive che hanno provocato (e continuano a provocare) un crollo delle popolazioni di insetti, uccelli e mammiferi.
Secondo un sondaggio ufficiale, l’84% degli europei è preoccupato per l’impatto sulla salute delle sostanze chimiche nei prodotti e il 90% per il loro impatto sull’ambiente.
Tradizionalmente, l’Unione europea valuta e regola le sostanze singolarmente. Un approccio  più volte criticato perché non consente di stare al passo con lo sviluppo industriale che “partorisce” una nuova sostanza chimica ogni 1,4 secondi.
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Negli ultimi 13 anni il lavoro di controllo europeo ha portato al divieto di 2mila sostanze chimiche, più di qualsiasi altra regione del mondo. Ma queste restrizioni si applicano a pochissimi prodotti, come cosmetici e giocattoli. Più o meno le stesse sostanze saranno ora bandite dagli articoli per l’infanzia, un gruppo di prodotti più ampio rispetto ai giocattoli o ai cosmetici. Inoltre, la maggior parte degli altri gruppi chimici presi in considerazione nella tabella di marcia si applicherà a molti gruppi di prodotti, ampliando notevolmente l’impatto normativo.
I prossimi passi
Il nuovo piano prevede una regolamentazione per gruppo di sostanze per cui la sostanza più dannosa di una famiglia chimica definisce restrizioni legali per l’intera famiglia: con questo nuovo approccio si dovrebbe porre fine ad una pratica industriale molto usata, ovvero quella di modificare leggermente le formulazioni chimiche per eludere i divieti.
Le sostanze chimiche saranno bandite ai sensi del regolamento Reach: gli Stati membri e la Commissione esamineranno ora in dettaglio ciascuna proposta di divieto. Le proposte che saranno accettate, passeranno al vaglio dell’echi che dovrà emettere un parere scientifico. Questo passerà poi al vaglio della Commissione (Dg Ambiente e Dg Crescita) che deciderà se approvarlo o meno. Dopodiché la parola passerà agli stati membri (all’interno del Reach) che si esprimeranno attraverso un voto anonimo a maggioranza qualificata. Una volta approvato, il divieto avrà probabilmente un “periodo di transizione” di mesi o anni prima di entrare in vigore. Secondo l’Eeb, la procedura terminerà entro il 2030.
L’opposizione dell’industria chimica
Il fatturato dell’industria chimica è da capogiro: 543 miliardi di euro all’anno. Numeri che fanno di quella chimica la quarta industria più grande dell’Ue. Ma è anche quella cui si deve l’impatto più grande sull’inquinamento. Di proprietà di alcuni degli uomini più ricchi e potenti d’Europa, ha anche un grande potere di lobbying. Tutti ricorderanno gli sforzi dell’industria (caduti nel vuoto, per fortuna) di evitare la messa al bando del biossido di titanio e non è da escludere che l’industria farà di tutto per modificare (in peggio) anche il piano presentato dalla Commissione Europa.