Negli ultimi due anni, le piste ciclabili sono sorte ovunque nel paese: non benvolute da tutti sono, secondo altri, una soluzione prêt-à-porter per rendere più sicuro il passaggio delle oltre 2 milioni di biciclette che popolano le nostre strade urbane
L’aumento dei chilometri di piste ciclabili dal Nord al Sud del paese è senz’altro da ascriversi alle eredità buone che ci lasciano due anni e passa di pandemia. Che si chiamino piste ciclabili o bike lane poco importa, si tratta in entrambi i casi di una mossa dei comuni per incentivare la mobilità sostenibile. Negli ultimi due anni, per sopperire ai problemi di circolazione legati al Covid, sono sorte ovunque nel paese: non benvolute da tutti – in alcuni casi riducono notevolmente le carreggiate alle autovetture – sono, secondo altri, una soluzione prêt-à-porter per rendere più sicuro il passaggio delle oltre 2 milioni di biciclette che popolano le nostre strade urbane. Ecco le ragioni dell’uno e dell’altro mentre vi rimandiamo al giornale in edicola per l’inchiesta completa.
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Riccardi (Udc): “Non incentivano la mobilità sostenibile”
A Roma la costruzione delle piste ciclabili di nuova generazione ha fatto particolarmente discutere: le bike lane sono iniziate a sorgere in diversi quartieri della Capitale già sotto il mandato della sindaca Virginia Raggi e Roberto Gualtieri ha continuato il lavoro di verniciatura, come lo hanno definito alcuni critici. Tra questi Roberto Riccardi, responsabile nazionale industria, energia e trasporti dell’Udc, che ci tiene a precisare: “Sono molto favorevole alle piste ciclabili, ma sono totalmente contrario a quelle costruite male”.
In che senso, Riccardi?
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Solo lo 0,5% dei romani utilizza la bicicletta, stando all’ultimo rapporto di Legambiente e VeloLove. Eppure sono innumerevoli le strade ad alta frequentazione, una per tutte la Tuscolana, che sono state devastate per creare delle piste ciclabili. Per non parlare di quelle realizzate con una pennellata di vernice sull’asfalto. Il risultato è stato terrificante: viabilità strangolata, aumento dell’inquinamento a causa delle interminabili code, commercio in ginocchio e sparizione dei parcheggi.
Non crede che queste corsie ciclabili possano essere comunque un aiuto a migliorare la viabilità e magari anche la vivibilità della Capitale?
Una ciclabile fatta male in più o in meno, non mette in ballo il futuro sostenibile, come cercano di farci credere. Una nuova linea metropolitana cambia radicalmente le cose, i bus elettrici possono fornire un apporto determinante alla qualità dell’aria. Persino la fantasiosa funivia smontabile e trasportabile, progetto unico al mondo, darebbe una mano. Smontiamo ora una grande bugia legata alle ciclabili temporanee. Quando l’Europa chiede interventi di sostenibilità ambientale, non pretende di mandare a piedi i cittadini o di costringerli all’utilizzo di bici o monopattini. Intende interventi capaci di modificare la qualità dell’aria come ad esempio il rinnovo di tutto il parco caldaie, o l’incentivazione di auto rispettose dell’ambiente.
Qual è la sua ricetta?
Di sicuro Roma ha bisogno di una ‘cura del ferro’ da cavallo, tenendo ben presente che è immensa, con grandi distanze. Non è la città degli adolescenti, ma una capitale del G7 votata alla modernità. Costruire piste ciclabili che alleggeriscano il traffico anziché crearlo è una cosa giusta, ma pensare che la bicicletta sia la soluzione alla mobilità è ridicolo.
Tursi (Fiab): “Sono utili e sicure per bici e auto”
Una bici ingombra dieci volte meno rispetto a un’automobile e dare la colpa ai ciclisti di una viabilità caotica è un clamoroso falso. Alessandro Tursi, presidente della Fiab, la Federazione italiana ambiente e bicicletta, ha una certa dimestichezza a parare i colpi che vengono da chi critica le corsie ciclabili.
Presidente Tursi, che giudizio sulle bike lane?
Positivo. Certo, si tratta di una soluzione temporanea e nelle strade dove sarà possibile andranno con il tempo migliorate. Ma è sicuramente la direzione da percorrere: più strade si costruiscono e più traffico si crea. Più parcheggi si realizzano e più auto si vedranno ferme per la città. E all’opposto, più infrastrutture per la bici, più stalli sicuri, più piste e corsie ciclabili si costruiscono e più vedremo ciclisti in giro. Inoltre, le bike lane sono realtà – e da diversi anni – in moltissime città europee e non hanno mai costituito un ostacolo alla viabilità come vogliono farci credere nel nostro paese.
Questo tipo di infrastrutture sono sicure per i ciclisti? C’è chi ne dubita…
La sicurezza al 100% è difficile da ottenere. Tuttavia va ricordato che le strade che oggi ospitano le corsie ciclabili, potevano già essere percorse dalle bici. Dunque, tra il nulla, ovvero lo slalom tra le macchine, e le bike lane, queste ultime garantiscono maggiore sicurezza per i ciclisti. Certo, bisogna fare di meglio e questo meglio può essere un cordolo oppure dipingere lo sfondo delle ciclabili di un colore diverso come suggerito da uno studio tedesco. Inoltre, non va sottovalutato il principio cosiddetto della safety in numbers, per cui la maggior presenza di ciclisti rende gli automobilisti più consci della loro presenza e quindi più attenti.
Ovvero…
Se una corsia ciclabile è in grado di attrarre molti ciclisti, la presenza massiccia di biciclette costituisce di per sé un fattore di maggiore sicurezza. Secondo uno studio, raddoppiando i ciclisti il rischio per km si riduce del 34% mentre se questi si dimezzano il rischio aumenta del 52%.
Secondo le considerazioni di Fiab laddove sono sorte queste ciclabili, il numero di ciclisti è aumentato?
Sì, ma questo vale in generale: la costruzione di nuove infrastrutture – che siano bike lane o piste ciclabili vere e proprie – incentiva sempre il ricorso alla bicicletta e la sostituzione delle due ruote per almeno un paio di spostamenti quotidiani. Una buona abitudine che fa bene al portafogli, alla salute e riduce il traffico.