Spinetta Marengo, i Pfas della Solvay rilevati anche nell’aria

PFAS

I pfas non stanno contaminando solo le falde acquifere dell’alessandrino, nei dintorni del polo chimico di Spinetta Marengo, ma anche l’aria. A scoprilo è stato l’ingegner Claudio Lombardi che fa parte di Legambiente e del Comitato Stop Solvay, che ha richiesto l’accesso agli atti del comune di Alessandria, ritrovando una relazione tecnica dell’Arpa Piemonte del 2020. 

I dati dell’Arpa

“L’Arpa – spiega Lombardi – ha  effettuato campionamenti  di acque di condensa tramite contenitori in vetro dotato di imbuto posizionati sul tetto di una stazione di monitoraggio aria per un periodo di 30 giorni circa dal 15 gennaio 20 al 18 febbraio 20. È stata raccolta una adeguata quantità di condensa atmosferica e successivamente sono stati ricercati i Pfas”. Questi i risultati: il Pfoa , la cui produzione è cessata nel 2013 è ancora presente in atmosfera in quantità non trascurabili (70 nanogrammi/litro). I Pfas attualmente prodotti sono due: Adv7800 e C6O4. “Arpa ha solo ricercato il C6O4  – continua Lombardi – quasi certamente in quanto Solvay  ha negato le specifiche di Adv, ed il risultato è stato estremamente allarmante: 5060 nanogr/litro da confrontarsi con il limite proposto nel collegato ambientale di 500 nanogr/litro. Tale risultato induce a ritenere che le rilevanti eccedenze di patologie anche tumorali emerse dalle indagini epidemiologiche condotte sulla popolazione della Fraschetta siano da correlarsi principalmente al cocktail di veleni emesso da Solvay in atmosfera e giornalmente respirato dagli abitanti ed ancor più dai lavoratori”.

“Che fanno Asl, Comune e Provincia?”

L’ingegnere Claudio Lombardi si chiede “se gli enti preposti alla salvaguardia della salute dei cittadini, come Asl e Comune, abbiano incisivamente dato seguito a tali allarmanti risultati, richiedendo approfondimenti ad Arpa, l’analisi dell’Adv 7800 e soprattutto decidendo di dar seguito alle indagini epidemiologiche ed al biomonitoraggio di abitanti e lavoratori”. “È inoltre inquietante pensare che la Provincia, conosciuti tali risultati, abbia comunque concesso a Solvay con il supporto di Arpa nei primi mesi del 2021 l’autorizzazione a produrre C6O4 senza alcun vincolo sulle emissioni in atmosfera” aggiunge Lombardi, secondo cui “L’industria chimica Solvay sorge nel cuore di un centro densamente abitato sul quale esercita un impatto ambientale estremamente negativo ed inoltre è «sito Seveso» a rischio di incidente disastroso. In tali condizioni è arduo se non impossibile garantire sicurezza e salute a popolazione e lavoratori. L’unica soluzione auspicabile per coniugare salute e lavoro è la chiusura delle lavorazioni chimiche e la trasformazione del sito in Centro di Ricerche per bonifiche ambientali “non produttivo” e quindi non inquinante e non pericoloso”.