Come ci nascondono lo zucchero in etichetta

ETICHETTA ZUCCHERO

Si chiamano claim e sono quegli slogan usati – legalmente – dalle aziende per vantare in etichetta un beneficio, nutrizionali o salutistico, e che finiscono per dare un’aura di naturalità e benessere all’intero alimento. Ma dietro a quei messaggi strillati – “Ricco di fibre”, “Senza zuccheri aggiunti”, “Fonte di calcio”, “Apporta vitamine” – quanto zucchero si nasconde e quali ingredienti sgraditi si celano?

Per rispondere a questa domanda, nel nuovo numero in edicola del Salvagente (acquista qui la copia in digitale)  abbiamo confrontato le etichette e le tabelle nutrizionali di 30 prodotti (da quelli per la colazione come corn flakes e biscotti, agli yogurt e snack per la merenda, fino alle bevande amate dai giovani) scoprendo che molto spesso dietro al vestito cucito su un singolo vantaggio nutrizionale c’è un dolce “inganno”: un carico di zuccheri fin dalla singola porzione che rischia di colmare in fretta quei 25 grammi indicati dall’Oms come apporto ottimale.

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Dai Kellogg’s al Muller fino alla Coca-Cola zero

Facciamo un esempio: una porzione di Kellogg’s Coco Pops apporterà, come promette la confezione, “il 50% di vitamina D”, ma si porta dietro più di un terzo della dose di zucchero giornaliera che sale all’80% se, come è naturale, vengono inzuppati in una tazza di latte intero da 250 ml (che contiene naturalmente 12,5 grammi di zucchero). Un caso, non l’unico della categoria – come si può vedere dalle schede che pubblichiamo nel lungo servizio e che ne riportiamo alcune di seguito – e altri cibi confezionati e bevande risultano essere ancora più “dolci”. Prendiamo il Müller da bere Drink a base di yogurt alla mela e mango: con soli 200 grammi di prodotto assumiamo 26,4 grammi di zucchero, ovvero superiamo la soglia giornaliera. Per non parlare dell’energy drink Monster Juiced Mango loco: una lattina da 500 ml ha più di mezzo etto di zucchero.
E chi vanta di non averne di “aggiunti” cosa porta in dote? Edulcoranti di sicuro, anche quelli con un profilo di rischio molto alto come l’aspartame (Coca-Cola Zero) e il sucralosio (Ferrero EstaThè Zero). C’è poi maltitolo e sorbitolo (Misura Dolcesenza plumcake) da non sottovalutare visto che “un consumo eccessivo può avere effetti lassativi”. Non manca mai il sale aggiunto anche in prodotti dolci come i biscotti, le merendine e i corn flakes che, seppur contenuto, va ad aggiungersi ai cibi “salati” della dieta giornaliera e rischia di far raggiungere l’asticella dei 5 grammi al giorno fissata dall’Oms.
Il problema non è quello che si dice ma quello che si omette, a cominciare dallo zucchero. E visto il livello di obesità infantile (34,8%) che affligge i piccoli italiani tra i 2 e i 4 anni e che dilaga tra gli adolescenti, è ora di dire basta. La Ue, dopo ben 13 anni, è finalmente al lavoro per definire i profili nutrizionali che stabiliranno delle soglie di zucchero, sale o grassi, superate le quali non si può vantare un beneficio sulle confezioni. Un freno al marketing che danneggia la salute dei più giovani.

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Come abbiamo confrontato i nostri prodotti

Cosa nasconde lo slogan “urlato” in etichetta? Siamo partiti da questa domanda e abbiamo voluto approfondire la lista degli ingredienti e gli apporti nutrizionali di trenta cibi confezionati sui quali viene vantato un beneficio.
Nella stragrande maggioranza dei casi il vanto nutrizionale si “accompagna” con un carico di zuccheri che, in appena una porzione, può superare anche il fabbisogno giornaliero considerato ottimale e con la presenza di ingredienti sgraditi e dannosi per la salute.

Lo zucchero per porzione

Quanto zucchero possiamo assumere ogni giorno? L’Oms nel 2015 ha rivisto le soglie di assunzione raccomandando una quantità inferiore al 10% della quantità totale di energia che assumiamo attraverso i cibi durante la giornata. L’organismo sanitario, però, si è spinto oltre e raccomanda un’ulteriore diminuzione dello zucchero a meno del 5% dell’energia totale giornaliera, ovvero circa 25 grammi, circa 6 cucchiaini da tè. La società statunitense di cardiologia stabilisce per i bambini da 2 a 18 anni di non superare la dose di zuccheri (liberi e aggiunti) di 25 grammi. Abbiamo quindi considerato questa soglia come quella ottimale da non superare al giorno, per grandi e piccoli. A partire da questa dose raccomandata, abbiamo controllato la tabella nutrizionale per capire quanto zucchero c’è in una porzione indicata dal produttore. Dove era assente, la porzione è stata calcolata sulla base di quanto riportano le confezioni di cibi simili. Per biscotti e corn flakes abbiamo associato anche l’apporto di zucchero (12,5 grammi) di una tazza da 250 ml di latte intero.

I claim presi in esame

I claim presi in esami sono quelli disciplinati dal Regolamento 1924/2006. Abbiamo allargato al confronto anche a quei messaggi evidenziati sulle confezioni (“Senza olio di palma”, “Solo ingredienti naturali” “-70% di grassi saturi” e via dicendo) che richiamano l’attenzione del consumatore sulla bontà del prodotto.

Gli ingredienti sgraditi

Per ciascun prodotto abbiamo evidenziato, dopo lo zucchero, gli ingredienti sgraditi per il loro profilo di rischio. Non solo gli oli vegetali, come il cocco e il palma, ricchi di grassi saturi, lo sciroppo di glucosio-fruttosio e i dolcificanti come sucralosio, aspartame e acesulfame k sui quali pesa il sospetto di essere possibili cancerogeni, ma anche additivi come i mono e digliceridi degli acidi grassi, l’E460, l’E466 (cellulosa e carbossimetilcellusosa entrambi sospetti cancerogeni e la seconda anche capace di alterare il microbioma) e il colorante E150 d della Coca-Cola.