Una notizia che non piacerà agli amanti dei tatuaggi ma che nasce da esigenze sanitarie: per proteggere i cittadini europei, a partire dal 4 gennaio 2022 migliaia di sostanze chimiche pericolose individuate negli inchiostri per tatuaggi e nel trucco permanente saranno soggette a restrizione nell’UE a norma del regolamento Reach sulle sostanze chimiche. Solo il bianco e il nero non contengono l’isopropanolo, un ingrediente che si aggiunge al colore per sterilizzarlo, e che la Ue ha vietato.
Cosa riguarda la restrizione
La restrizione riguarda, per esempio, le sostanze chimiche che provocano il cancro o mutazioni genetiche, quelle tossiche per la riproduzione così come le sostanze sensibilizzanti e irritanti per la pelle. “L’obiettivo non è vietare la pratica del tatuaggio ma rendere più sicuri i colori utilizzati nei tatuaggi e nel trucco permanente” spiega l’Agenzia europea della chimica (Echa), “I rischi per la salute derivanti dall’uso di aghi sporchi per iniettare gli inchiostri sono da molto tempo sotto osservazione. Ora sono stati analizzati anche i motivi di preoccupazione correlati alle sostanze chimiche degli inchiostri e i relativi rischi sono stati regolamentati a livello dell’Ue”.
Le malattie legate ai tattoo con sostanze chimiche sospette
Grazie alla restrizione si prevede una riduzione delle reazioni allergiche croniche e di altre reazioni cutanee di tipo infiammatorio dovute a inchiostri per tatuaggi e trucco permanente. Potrebbero inoltre diminuire effetti più gravi quali tumori o danni al Dna o al sistema riproduttivo potenzialmente causati dalle sostanze chimiche usate negli inchiostri.
La protesta dei tatuatori
Com’è comprensibile, protestano i tatuatori. Si lamenta il presidente dell’AssociazioneTatuatori.it Ugo Eliseo Giuseppin: “Non potremo svolgere pienamente la nostra attività , perché di fatto saranno consentiti soltanto il bianco e il nero”, “Una questione annosa – la definisce parlando– di cui si iniziò a parlare nel 2013 e che, in tutto questo tempo, non si è riusciti a rendere né chiara e né semplice. Una norma, oltretutto, lacunosa, a differenza della precedente (ResAP(2008)1), perché non impone più che nell’etichetta dei pigmenti sia indicato che il prodotto è sterile e la sua scadenza”.
“Ecco lacune e contraddizioni del nuovo regolamento”
“Esiste inoltre una questione interpretativa – dice ancora Giuseppin – Se non posso utilizzare prodotti che non superino lo 0,1 per cento di determinati pigmenti, a parte il fatto che con questa diluizione non colorano affatto, per ottenere l’effetto desiderato posso ripassarli 20 volte e rispettare allo stesso tempo le regole: una contraddizione. E’ come se per non far ubriacare le persone proibissero i super alcolici e non il numero di birre che si possono bere. E poi mi domando se sia giusto considerare tossiche nella stessa misura tutte le molecole soggette a restrizioni. Esistono evidenze scientifiche che dicano che oltre lo 0,1 per cento sono tutte tossiche oppure è giusto ipotizzare che alcune lo siano allo 0,1 e altre al 2 per cento o più?”.
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“Perché vietarli dal 2023 e non da subito?”
“Altra faccenda incomprensibile – prosegue – è il concetto stesso di tossicità collegata alle date a partire dalle quali alcuni prodotti si bandiscono: perché, infatti, se il pigmento ‘Blu PB 15:3′ e il ‘Verde PG 7’ sono dichiarati tossici non vengono tolti immediatamente dal commercio e, per farlo, si aspetta, invece, il 2023? Se questi due colori sono tossici vanno proibiti subito, perché attendere? …Per dare ai produttori più tempo per la loro sostituzione nonostante gli stessi abbiano evidenziato alla Commissione europea la loro insostituibilità ? Non lo capisco io, e questo è facile, oppure le norme sono imperfette e inapplicabili. Certo, si è fatto poco perché il Regolamento fosse chiaro e lo dico anche e soprattutto per i nuovi tatuatori, i quali cosa vuole che ne sappiano dopo appena 90 ore di corso per fare questo lavoro? Una mia triste previsione? Molti tatuatori saranno spinti a lavorare nel underground – conclude – con buona pace della sorveglianza sanitaria, del gettito fiscale e contributivo”.
Il 12% della popolazione europea ne ha almeno uno
I tatuaggi sono una forma diffusa di body art a cui si è sottoposto almeno il 12 % della popolazione europea. Nella fascia di età compresa tra i 18 e i 35 anni la probabilità di avere un tatuaggio è doppia rispetto al resto della popolazione. Al di là , delle contraddizioni e delle lacune della legge, è importante ridurre il più possibile il rischio di gravi problemi per la salute.