La Corte Suprema degli Stati Uniti ha chiesto il coinvolgimento dell’amministrazione Biden sulla richiesta di Bayer – titolare dopo l’acquisizione della Monsanto del Roundup, l’erbicida a base di glifosato più usato al mondo – di sospendere le migliaia cause di riscarcimento intentante contro la multinazionale da cittadini che accusano l’esposizione al Roundup come causa del linfoma non Hodgkin. La Corte ha indirizzato la sua richiesta al procuratore generale degli Stati Uniti Elizabeth Prelogar, il principale avvocato dell’amministrazione Biden.
Come riporta l’agenzia Bloomberg “a luglio, Bayer ha affermato che una sentenza della Corte Suprema a suo favore avrebbe ‘posto fine in modo efficace e in gran parte’ al contenzioso statunitense Roundup, mentre allo stesso tempo accantonava 4,5 miliardi di dollari nel caso in cui la Corte avesse respinto il ricorso. Allo stato dei fatti, Bayer ha impegnato più di 16 miliardi di dollari per risolvere il contenzioso legato all’erbicida”. Il titolo ha perso in Borsa circa la metà del suo valore da quando il colosso tedesco ha acquisito Monsanto, il produttore del Roundup, nel 2018.
Al momento la società ha perso tre dei cinque casi di risarcimento, anche se ha vinto i due verdetti più recenti.
Nel frattempo l’azione della Corte Suprema ha spinto Bayer, sottolinea Bloomberg, a dichiarare che non prenderà parte a ulteriori discussioni sulla transazione con gli avvocati che rappresentano un numeroso gruppo di ricorrenti.
Alla Corte Suprema, Bayer ha sostenuto che il Fifra, il Federal Insecticide, Fungicide and Rodenticide Act protegge l’azienda dalla responsabilità . Il Fifra afferma che gli stati non possono imporre requisiti di imballaggio o etichettatura “in aggiunta o diversi da” quelli previsti dalla legge federale. Da più parti si chiede che venga riportato in etichetta che il Roundup può provocare danni alla salute uman, anche se nel 2019 Epa, l’Agenzia nazionale per la protezione ambientale, ha rigettato la richiesta.
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Secondo una sentenza della Corte Suprema del 2005, sostengono gli avvocati di un ricorrente contro Bayer “laddove, come in questo caso, un querelante dimostra che un erbicida è pericoloso per la salute umana, al produttore può essere contestata la violazione sia della legge statale che federale”.