È di questi giorni la notizia di un consumatore che è stato ricoverato in terapia intensiva per un abuso da Vitamina D, abuso che ha ammesso volendo automedicarsi e proteggersi dal COVID19 e da tutte le sue gravi conseguenze. Purtroppo, la scelta è stata nefasta, l’avvio verso un trattamento di dialisi, speriamo temporaneo, è la dimostrazione che in questo caso la lettura in rete di effetti protettivi o addirittura curativi non ha trovato riscontro nella realtà. La scelta di un approccio non basato sulla medicina, sulla scienza e su prove solide, rende questi trattamenti paragonabili ancora a forme sperimentali che sono in molti casi chiamate in causa come una criticità degli attuali protocolli vaccinali, farmacologici etc. che si mettono in campo per tamponare le varie ondate pandemiche. Per assurdo, chi sceglie di utilizzare determinati prodotti anche di fonte naturale ma la cui efficacia è ancora da provare, li sceglie in alternativa a protocolli che al momento sono più efficaci se non altro per la numerosità con cui sono stati applicati. Diceva Anna Frank “Guarda come una singola candela può sfidare e definire l’oscurità” e per ora al buio del COVID 19 possiamo contrapporre una candela che sarà sempre più forte e luminosa.
Gli integratori sono un utile strumento per guarire da tante malattie anche dal COVID19
FALSO il vero nome degli integratori è in realtà “integratori alimentari” ovvero sono considerati dal punto di vista normativo a livello europeo degli alimenti veri e propri. “Nomen omen” la loro funzione è insita nel loro nome, ovvero sono delle forme concentrate di nutrienti, vitamine, antiossidanti, sali minerali, etc. ma presentati in forme predosata di pillole o altro che devono correggere le carenze nutrizionali per il tempo necessario e riportare l’organismo in condizioni di equilibrio. Non possono curare, trattare o modificare le nostre funzioni fisiologiche, possono essere considerati dei coadiuvanti terapeutici ma non prevengono malattie o infezioni batteriche o virali. Possono contribuire a ridurre dei fattori di rischio, per esempio sono validi per contenere il rischio derivante da livelli alti di trigliceridi, di colesterolo etc. Nel caso della Vitamina D esistono vari studi che l’associano alla prevenzione o addirittura alla cura del COVID19. Parafrasando Shakespeare “la scienza è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai”. La scienza non segue la maggioranza e non vale per essa il discorso dell’uno vale uno. Le indicazioni scientifiche, tanto più quelle collegate alla salute, sono approvate dalla comunità scientifica sulla base dei principi galileani e possono essere discusse sulla base degli stessi principi senza nessuna partigianeria o altro.
La Vitamina D è un integratore assolutamente senza alcun rischio, del resto è una vitamina
FALSO Paracelso affermava che “omnia venenum sunt nec sine veneno quicquam existit. dosis sola facit ut venenum non fit” ovvero che ogni cosa è veleno ed è solo la dose a fare sì che non lo divenga. Lo stesso sale da cucina ha una sua dose letale anche se è una delle sostanze più “naturali” che esista, senza parlare della cicuta o di altri estratti naturali. Nel caso della Vitamina D, una molecola da molti considerata pari ad un ormone per le sue tante attività, esiste un valore tollerabile che per gli adulti è pari a circa 100 ug al giorno, ovvero 4.000 IU a fronte di un fabbisogno di circa 600 UI ovvero circa 15 ug. Superando tali valori tollerabili e senza un necessario controllo medico e una reale necessità di integrazione, si corrono dei rischi per la propria salute non di poco conto. Nel caso si introducano fino a 2.500 ug o più al giorno sovracarichiamo il nostro organismo di oltre 160 volte il limite di sicurezza. Tale carico giornaliero va deciso sotto controllo medico e le forme di autodiagnosi basate sul “Dottor Google” e l’incontrollata automedicazione, nascondono non poche insidie per la propria salute tanto da potere affermare che con questa scelta insana “si cade dalla padella alla brace”.
I rischi dovuti all’abuso di integratori a base di Vitamina D sono tanti e molto gravi
VERO L’eccesso di Vitamina D senza il necessario controllo medico comporta una serie di danni anche gravi a diversi organi ed apparati del nostro organismo. Il tutto è quasi sempre riconducibile a liberazione eccessiva di Calcio nel nostro sangue che viene sottratto al sistema osseo, ovvero alla nostra “miniera” insieme ai denti che contiene questo importante minerale. Questa “rapina” del calcio dalle ossa le rende più fragili, stressa il sistema renale che deve lavorare di più per cercare di eliminare questo Calcio per cui si urina di più e si corre il rischio di disidratarsi. Lo stesso muscolo cardiaco soffre per questo eccesso di minerale nel sangue e si avvertono mal di testa, vertigini, mal di stomaco, dolori al torace e si possono verificare anche danni ai polmoni per la formazione di veri e propri cristalli di sali di Calcio che precipitano e sbilanciano la capacità fisiologica respiratoria. In altre parole, se si utilizza la Vitamina D credendo di non contrarre il Covid19, che ha nei polmoni il proprio bersaglio, o di curarsi per la legge dantesca del contrappasso sono proprio quest’ultimi a subire dei danni gravi.
Non è possibile acquistare la Vitamina D senza prescrizione medica
VERO/FALSO Valori di concentrazione così elevati, ovvero superiori alle 2.000-4.000 UI, non sono liberamente in vendita. Per ottenere dei prodotti con una concentrazione, ad esempio di 25.000-100.000 UI occorre che il proprio medico curante li prescriva e il farmacista possa così erogare il farmaco. Cosa può spiegare questi abusi? Nel caso della Vitamina D esistono in vendita attraverso la rete degli integratori che pur avendo una concentrazione del tutto ammissibile ovvero 2.000 UI per mL, vengono venduti in confezione da 50 mL. Questo significa che il prodotto realmente contiene 100.000 UI da assumere in un tempo di 45-50 gg. Il rischio di abuso nasce dalla possibilità di autosomministrarsi l’intero flacone in un solo giorno e introdurre livelli elevati di Vitamina D pari a 160 volte o più il limite tollerato. Il mercato degli integratori resta ancora una zona ampia da regolamentare in maniera più rigorosa perché un principio attivo per quanto di origine naturale, non è immune da rischio sia per il principio che per eventuali contaminazioni che possono esserci. Nell’immaginario del consumatore il farmaco ha una posologia ben precisa e gli effetti collaterali sono ben chiari per cui raramente se ne abusa . Nel caso di un integratore l’approccio che applichiamo lo dipinge del tutto innocuo e senza alcun effetto negativo associato. Gli integratori possono invece interferire con dei classici farmaci, il caso di integratori a base di pompelmo che interferiscono con le statine o i calcio antagonisti è ben noto, o fra di loro sinergizzare o al contrario annullarsi rendendo inutile il loro utilizzo.
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Credo che gli integratori siamo sempre più sicuri e la loro utilità sempre più dimostrata
VERO Una novità che si presenta sul mercato e che va a incidere sullo stato di benessere e sulla salute delle persone, ha certamente un peso rilevante in termini di volumi e di costi. Laddove ci sono queste premesse può accadere di avere un mercato in parte deregolamentato che offre in maniera “naturale” il fianco ad alcune criticità. Gli studi alla base dell’utilizzo di integratori e sulle loro criticità si stanno sempre più accumulando in letteratura scientifica ed è oramai maturo il tempo che alle informazioni già oggi presenti sulle confezioni, posologia o eventuali effetti avversi, si aggiungano ulteriori fattori di sicurezza sulle fonti, sui processi di produzione, sulle prove di efficacia e di interferenza. Questo processo renderà gli integratori uno strumento in più nella gestione della salute e dei protocolli medici e renderà meno probabili gli abusi o gli usi incontrollati.