Come da tradizione, le famiglie italiane cominceranno a fare l’albero di Natale a partire dall’8 dicembre, festa dell’Immacolata. Negli ultimi anni si è sempre più diffusa l’usanza di comprarlo artificiale invece che naturale, per ragioni ecologiste. Ma siamo sicuri che l’albero di plastica sia sempre meglio per l’ambiente rispetto a quello sradicato e ripiantato in casa o addirittura ricollocato senza radici?
Partiamo da una considerazione abbastanza importante: per gli alberi artificiali, ci vogliono mediamente dieci anni per attutirne l’impatto.
L’impronta ecologica dell’albero artificiale
Secondo dati Ispra, un albero artificiale di 2 metri ha un’impronta di carbonio pari a circa 40 kg di emissioni di CO2 equivalenti, senza contare che impiega oltre 200 anni prima di degradarsi nell’ambiente.
Tra il materiale inquinante utilizzato difficilmente riciclabile, colle resine e colori, e la distanza percorsa, che aumenta le emissioni di anidride carbonica, l’albero artificiale risulta quindi a priori poco ecologico. A meno che non lo conserviamo per almeno dieci anni. A partire da questa shelf life, il suo impatto ambientale dovuto alla produzione e al trasporto è sufficientemente ammortizzato. Per conservarlo il più a lungo possibile, si consiglia di conservarlo in un luogo asciutto, nella sua scatola originale.
Naturale, i pro e i contro, e la seconda vita
Se sono naturali al 100%, le conifere riportate ai punti di raccolta dopo l’utilizzo natalizio possono essere trasformate in compost e utilizzate come fertilizzante. Oppure verranno tagliate in piccole scaglie da spalmare ai piedi degli arbusti dei giardini pubblici, secondo il principio della pacciamatura: questo impedisce il disseccamento del terreno e serve da rifugio per insetti utili. Una tecnica che limita anche la crescita delle erbe infestanti. A come scegliere gli alberi naturali e come conservarli, il Salvagente ha dedicato una mini-guida.
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Ovviamente per chi vive in Italia è meglio optare per un albero piantato nel nostro paese, in modo da limitare il costo del carbonio associato al trasporto che in questo modo può essere anche un decimo di quella del corrispondente in plastica. Controllare dunque l’etichetta sull’albero o sul cimale che dovrebbe riportare la provenienza da coltivazioni specializzate, la nazionalità, l’età dell’albero e la non destinazione per il rimboschimento (per evitare mescolanze genetiche e quindi danni agli abeti autoctoni). Secondo Coldiretti, gli abeti italiani disponibili sul mercato natalizio derivano per il 90% da coltivazioni vivaistiche specializzate gestite da piccole aziende agricole italiane del territorio rurale. Il restante 10% (i cosiddetti cimali o punte di abete o giovani piante destinate al taglio), deriva da normali pratiche di gestione forestale di diradamento, indispensabili per far sviluppare meglio le foreste, da tagli di piante lungo strade o linee elettriche o da interventi di pulizia dopo eventi meteorici estremi, come accadde ad esempio nell’ottobre 2018 con la tempesta di vento Vaia.
Altro elemento decisivo nella scelta dell’albero di Natale è la certificazione che garantisce la massima trasparenza in termini di tracciabilità, legalità, e rispetto dell’ambiente. Per questo è importante optare per alberi prodotti da realtà forestali certificate PEFC, riconoscibili dal logo presente in etichetta. “Lo schema di certificazione garantisce la massima trasparenza in termini di tracciabilità e rispetto dei territori. Ci sono centinaia di aziende già certificate: scegliere i loro prodotti significa rafforzare un circolo virtuoso e contribuire a modificare le scelte imprenditoriali delle aziende della filiera bosco-legno”, spiega Antonio Brunori, segretario generale PEFC Italia, l’ente promotore della corretta e sostenibile gestione del patrimonio forestale.
Come prendersi cura dell’albero
Si consiglia di sistemarlo in un luogo luminoso, lontano da fonti di calore e allo stesso tempo al riparo da correnti d’aria troppo forti: quindi né accanto al termosifone acceso né alla finestra. Un aspetto importante, specialmente per le piante in vaso, è innaffiare l’albero con regolarità, una volta ogni 1-2 giorni. Un trucco tanto semplice quanto efficace è posizionare dei cubetti di ghiaccio nel vaso dell’albero, così da far rimanere sempre umida la terra nel vaso. Per la sostenibilità sono da evitare neve sintetica o spray colorati, preferendo per gli addobbi prodotti naturali e portatori di messaggi sociali e personali.
E dopo la Befana?
Gli alberi veri recisi e in vaso che non si vogliono mantenere per gli anni successivi, dovranno poi essere smaltiti in modo corretto, portandoli nelle isole ecologiche: in questo modo saranno trasformati in compost utile alla crescita di nuove piante. Ripiantare gli alberi dei vasi in bosco non è, invece, una scelta corretta. Collocarli in boschi significa creare potenziali problemi ecologici (l’abete non fa parte dei boschi naturali di pianura/collina) e di inquinamento genetico (non possiamo conoscere il patrimonio o le malattie dell’albero). Meglio quindi scegliere, ove possibile, il proprio giardino di casa, con l’avvertenza di non posizionarli troppo vicini agli edifici perché gli abeti crescono rapidamente.
Assemblabile in legno, a cosa stare attenti
Per chi opta per un albero in legno assemblabile, molto meno inquinante di una versione in plastica e riutilizzabile ogni anno, è importante assicurarsi che le parti non siano verniciate. La verniciatura renderebbe impossibile il riciclaggio e l’albero finirebbe nel cassonetto dell’indifferenziata. Un destino identico è riservato agli alberi naturali ricoperti di neve artificiale o tinti. Tutti questi elementi superflui, tossici per l’ambiente, condannano l’albero allo spreco. È quindi importante scegliere un albero privo di ornamenti per il riciclaggio.