Carabinieri e guardia di finanza hanno eseguito, su disposizione del gip di Pavia, la confisca di immobili, conti correnti e liquidità per 740mila euro nei confronti di alcuni ex amministratori della “Cantina sociale di Canneto Pavese” coinvolta da oltre un anno nell’operazione Dioniso che aveva portato agli arresti 5 persone.
Nel mirino degli inquirenti è finita dal gennaio 2020 la Cantina Sociale di Canneto Pavese e dall’indagine condotta dai carabinieri e dalla guardia di finanza è emerso che gli accusati, per produrre falso vino con marchio Doc, Igp o Bio, non esitavano anche a “miscelarlo” con acqua, zucchero (per aumentare la gradazione alcolica) e anidride carbonica (per renderlo più effervescente).
Le odierne misure cautelari, disposte dal gip di Pavia “rappresentano il risultato finale di una complessa attività d’indagine, avviata circa due anni fa, che ha consentito di eseguire l’odierno sequestro preventivo di otto immobili e numerosi conti correnti e ulteriori disponibilità finanziarie per un valore complessivo pari a oltre 700mila euro, nei confronti di tre soggetti a vario titolo indagati per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio e alla contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari”.
Le indagini (e gli arresti) partiti a gennaio 2020
Se riavvolgiamo il nastro della vicenda, nel gennaio 2020 dalle indagini degli investigatori, era emersa attorno alla Cantina di Canneto la commercializzazione di “vini a denominazione di origine controllata e indicazione geografica protetta, in realtà contraffatti per quantità, qualità e origine”. Così all’inizio dello scorso anno le Finanza i carabinieri hanno eseguito cinque arresti e 28 perquisizioni domiciliari, locali e personali nei confronti di altrettanti soggetti indagati, aziende vitivinicole e laboratori analisi. “Le investigazioni, svolte anche attraverso intercettazioni telefoniche e videosorveglianza – si legge in un comunicato congiunto di guardia di finanza e carabinieri -, avevano consentito di accertare che i vertici di una cantina pavese, con il concorso di un mediatore del settore vitivinicolo, enologi e titolari di aziende agricole conferitrici, commercializzavano vini a denominazione di origine controllata e a indicazione geografica protetta, in realtà contraffatti per quantità, qualità e origine. Tali condotte erano state perpetrate attraverso il sistematico ricorso a conferimenti, durante i periodi di vendemmia, di uve diverse per tipologia varietale rispetto a quelle attestate nelle bollette di conferimento e nella relativa documentazione contabile, nonché attraverso acquisti in nero di ingenti quantità di sostanze vietate dalle norme di settore, quali zucchero invertito ed anidride carbonica, o soggette a specifici parametri di utilizzo, per esempio mosto concentrato rettificato. La successiva disamina della copiosa documentazione contabile ed extracontabile. svolta dalle Fiamme Gialle, unitamente all’analisi del contenuto dei personal computer e dei telefoni cellulari in uso ai soggetti indagati, oggetto di sequestro durante le descritte attività di perquisizione, ha consentito di accertare che la cantina produceva e commercializzava fraudolentemente, per assecondare le richieste del mercato, vini asseritamente prodotti secondo la normativa di settore ma di fatto ottenuti mediante uve di tipologia diversa e prodotti non consentiti, nonché di quantificare il profitto della frode in commercio a carico dei tre soggetti destinatari dell’odierno sequestro, poiché direttamente responsabili della creazione della frode attraverso la falsa documentazione rinvenuta e della gestione fraudolenta dei conferimenti effettuati dai coltivatori indagati”.