È passato quasi un anno dall’istituzione del fondo da 20 milioni dedicato a finanziare i test genomici per il tumore del seno, che permettono di evitare chemioterapie inutili, ma purtroppo in quasi metà d’Italia non sono ancora disponibili. A denunciarlo è l’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) in occasione del XXIII congresso nazionale.
Mancano nove regioni all’appello
Nonostante le Regioni, infatti, abbiano finalmente recepito il decreto del Governo, mancano i provvedimenti per far diventare effettiva la disponibilità del test in ogni ospedale. Attualmente solo in 11 Regioni alcuni ospedali hanno iniziato a ordinare i test anche in attesa delle gare regionali. Si tratta di Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Provincia Autonoma di Bolzano, Sicilia, Valle d’Aosta, Veneto, Sardegna, Lazio e Abruzzo. Le regioni in ritardo sono quindi: Calabria, Molise, Toscana, Basilicata, Puglia, Marche, Umbria, Liguria, Friuli Venezia Giulia e la provincia autonoma di Trento.
“Stiamo perdendo tempo prezioso”
“Stiamo perdendo tempo prezioso, ogni giorno che passa decine di donne rischiano di non accedere ai test che possono evitare chemioterapie inutili. Negli ultimi dodici mesi si sono accumulati pesanti ritardi prima a livello di Governo centrale, poi di singole Regioni e Provincie Autonome – afferma Saverio Cinieri, Presidente eletto Aiom, come riportato dall’Ansa -. E’ una situazione intollerabile che per l’ennesima volta ha creato un’assistenza a macchia di leopardo nel nostro Paese. Ad alcune pazienti ‘fortunate’ possiamo prescrivere da mesi gratuitamente esami che permettono di sottrarsi alla somministrazione di farmaci inutili o controproducenti. Altre invece ancora non possono e per averli devono mettere mano al proprio portafoglio. Chiediamo alle Regioni e alle ASL del territorio di velocizzare i processi per reperire i test, ovviamente nel pieno rispetto delle norme che regolano questo genere di acquisti da parte delle strutture sanitarie”.
L’importanza dei test genomici
Ma perché i test genomici sono così importanti? Perché permettono di individuare i casi specifici in cui la chemioterapia è davvero indispensabile, in aggiunta all’ormonoterapia, dopo un primo intervento chirurgico. “Si calcola che possano essere prescritti ad una paziente su cinque – prosegue Giordano Beretta, Presidente Nazionale Aiom -. Sono quindi oltre 10mila le donne che solo nel nostro Paese ogni anno potrebbero trarre numerosi benefici da esami relativamente poco costosi e facili da svolgere. I farmaci chemioterapici sono molto temuti soprattutto per alcuni effetti collaterali che ancora determinano e non vanno poi sottovalutati i costi indotti dalla somministrazione di queste terapie. L’utilizzo dei test genomici deve essere considerato un investimento che genera risparmi per le casse pubbliche e che soprattutto evita sofferenze alle donne”.