Visoni, la Lav scende in piazza: “No alla riapertura degli allevamenti”

VISONI LAV

La Lav, Lega antivivisezione, chiama alla mobilitazione contro la riapertura degli allevamenti dei visoni. Domani, sabato 23 ottobre, e domenica, 24, la Lav invita a scendere in piazza per “per dare #VOCEAIVISONI e chiedere il divieto definitivo degli allevamenti di visoni, altrimenti dal 1° gennaio 2022 migliaia di visoni torneranno a morire per diventare pellicce!”.

Dopo un anno di fermo, scrive in una nota l’associazione animalista “siamo a un punto di svolta per raggiungere un risultato storico che ci porterà, finalmente, a dire addio agli allevamenti di visoni in Italia. Mai era accaduto prima che questi allevamenti fossero obbligati a fermare le loro produzioni per un anno: è successo per una ragione che nessuno ora deve dimenticare, a causa della scoperta di visoni positivi al virus SARS-CoV-2 in allevamenti italiani. Siamo riusciti a ottenere la chiusura temporanea degli allevamenti fino al 31 dicembre 2021, evitando così la nascita di circa 40mila cuccioli destinati a diventare pellicce”.

Dei 170 allevamenti presenti in Italia negli anni Ottanta, oggi ne restano solo 5 mentre su un sesto allevamento pende un’ordinanza di abbattimento di 3.000 visoni perché confermato come secondo allevamento italiano focolaio del coronavirus. In questi allevamenti ancora attivi il ciclo di “produzione” inizia a marzo e nel mese di maggio nascono i cuccioli, destinati poi ad essere uccisi tra novembre e dicembre per le loro pellicce.

Molti paesi europei hanno deciso di chiudere definitivamente gli allevamenti dei visoni mentre l’Italia è rimasta in mezzo al guado. Simone Pavesi, responsabile Moda Animal Free della Lav dichiara: “Occorre la ferma volontà politica di dire basta alla produzione di pellicce animali, retaggio di un modello produttivo del tutto superato e incompatibile con standard etici e di sicurezza sanitaria, come l’emergenza Covid e la chiusura temporanea di questi allevamenti dimostra”.

Lo scorso anno la pandemia di Covid ha colpito i visoni rinchiusi negli allevamenti di pellicce con oltre 400 focolai accertati in Europa e Nord America. “Siamo ancora in piena crisi sanitaria – conclude Pavesi – la gravità della pandemia che dal 2020 ha stravolto le nostre abitudini, deve far maturare a tutti i livelli – dai decisori politici ai consumatori, agli imprenditori –  la consapevolezza che la circolazione di questo virus non è una fatalità e che la chiusura di questi allevamenti è una delle misure di prevenzione indispensabili e non più rimandabili. Nessun via libera può essere concesso a produzioni ad alto tasso di sofferenza come la produzione di pellicce!”.

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