Pomodoro, quando il Made in Italy parla mandarino

POMODORO

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Si poteva pensare che l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del pomodoro usato nei trasformati sarebbe bastato per evitare il confezionamento di concentrato cinese in prodotti italiani. Purtroppo non è così: nel nostro paese continua ad arrivare una marea di semilavorato dalla Cina (e non solo) e ancora non è chiaro dove vada a finire. Nel numero in edicola del Salvagente (che ospita un test su 18 tra pelati e concentrati di pomodoro) abbiamo cercato di ricostruire la rotta del semi-lavorato di pomodoro: per farlo ci ha aiutato Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti che da anni studia i movimenti del concentrato cinese.

Nei primi mesi del 2021, le statistiche Istat ci dicono che l’Italia ha importato oltre 112 milioni di kg di derivati del pomodoro. Un dato in netta controtendenza con quello relativo agli stessi mesi dello scorso anno: da gennaio a maggio del 2020, infatti, il valore dell’import era “solo” di 47 milioni di kg. 

Oscillazioni comprensibili: per Bazzana si tratta di un mercato molto altalenante in cui la differenza è dovuta principalmente al cambio delle monete e alla produzione. In funzione degli stessi motivi, oltre a cambiare il volume dell’import, cambia anche il paese da cui importiamo: Cina, Stati Uniti, Spagna o Turchia, a seconda dei prezzi. “È tutta una questione di convenienza” spiega Bazzana che non si stanca di evidenziare la mancanza di trasparenza di alcuni industriali che non dovrebbero avere problemi a dichiarare in etichetta l’utilizzo di questi derivati.

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Dottor Bazzana, l’obbligo di indicare in etichetta l’origine della materia prima non è bastato…

L’origine in etichetta si applica ai derivati, destinati al mercato italiano, come conserve e concentrato di pomodoro, oltre che a sughi e salse che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro. Questo significa che ci sono tanti prodotti, che contengono una percentuale minore di pomodoro, che sfuggono a questo obbligo: pizze surgelate, pasti e sughi pronti. E poi ci sono le mense, i catering…

È in questi prodotti che finisce tutto il derivato di pomodoro che importiamo?

Non lo possiamo sapere, la parte più consistente entra nel nostro paese in regime di “temporanea importazione”.

Che vuol dire?

Si tratta di un particolare regime che obbliga gli importatori a rilavorare il prodotto in tempi rapidi, per esportarlo fuori Ue, garantendo loro però di non dover versare il dazio doganale. E in questo caso non è obbligatorio indicare l’origine della materia prima.

Insomma, in Italia vendiamo un prodotto di qualità mentre all’estero ne manderemmo uno scadente…

Ovviamente non è così, ma non è certo un buon modo per difendere la reputazione del made in Italy.

L’associazione di categoria delle imprese conserviere però vi accusa di screditare il comparto…

L’importazione di semilavorati e le indagini degli organismi deputati ai controlli non ce li siamo inventati. Noi vorremo che le tutte aziende fossero trasparenti con i consumatori, in Italia e all’estero. Il rischio è quello di rovinare l’immagine dei nostri prodotti con dei semilavorati di importazione.

Alla luce anche dei sequestri di prodotto semilavorato e concentrato di pomodoro di provenienza estera (extra-Ue) in alcuni stabilimenti italiani avvenuti nei mesi scorsi, secondo lei il sistema dei controlli è adeguato?

Il nostro sistema di controlli è adeguato, ma sconta una carenza di organico impressionante, eppure un paese che si basa sulla reputazione delle sue produzioni dovrebbe investire principalmente in personale predisposto ai controlli. Ci sono tante aziende oneste ma anche qualcuna furba che danneggia quelle oneste. Un sistema credibile si basa sull’etichettatura attraverso la quale il produttore dichiara ai consumatori la materia prima che utilizza e la sua origine e sui controlli che verificano la veridicità di quello che dichiarano le aziende.

Che idea si è fatta dei sequestri e delle giustificazioni delle aziende?

C’è un’indagine in corso e sarà la magistratura a spiegarci quello che è accaduto. So solo che 112 milioni di kg di derivato di pomodoro importato in totale, in 5 mesi, è una quantità enorme che corrisponde ad un 15-20% della produzione italiana di pomodoro da industria in equivalente fresco e faccio fatica a credere che venga utilizzato tutto nella produzione di prodotti a base di pomodoro che varcano i confini nazionali.