Sul rifiuto della Solvay di fornire a tutti i reagenti necessari per trovare il Pfas C6O4 nell’ambiente interviene anche la Commissione Ue. A sollecitare l’intervento di Bruxelles, l’europarlamentare Eleonora Evi e la consigliera regionale veneta Cristina Guarda, entrambe di Europa verde, che avevano puntato sull’urgenza di ottenere lo standard di riferimento del cC6O4, necessario agli organi di controllo come le Arpa regionali nel rintracciare le sostanze perfluoroalchiliche nell’acqua”.
La lettera del commissario Ue all’ambiente
La risposta è arrivata da Virginijus Sinkevičius, commissario europeo all’ambiente, che ha scritto: “Solvay possiede un brevetto e produce la sostanza chimica cC604, appartenente al gruppo delle sostanze per- e polifluoro alchiliche (Pfas). Grazie a questo brevetto Solvay ha impedito la vendita del cC604 come standard chimico puro da parte di alcune imprese, che lo vendevano anche alle autorità per controllare la presenza di tale Pfas nell’ambiente. Gli standard sono necessari per individuare e misurare i contaminanti chimici nell’ambiente e nelle persone e per calibrare gli strumenti con cui quantificarli accuratamente”. Il commissario ricorda che per quanto riguarda la legislazione sulle acque, i Pfas sono disciplinati come singole sostanze, ma anche come gruppo nella direttiva sull’acqua potabile. “Il riesame in corso degli elenchi di inquinanti nell’ambito della direttiva quadro sulle acque – continua Sinkevičius –valuta la possibilità di includere i Pfas attraverso un approccio di gruppo nella legislazione per le acque superficiali e sotterranee. Per poter identificare con precisione i Pfas nei campioni d’acqua anche attraverso un approccio di gruppo, i metodi di monitoraggio devono essere calibrati sul maggior numero possibile di sostanze. Se una determinata sostanza è considerata pericolosa per la salute o per l’ambiente, per attuare le politiche in materia di acque e, se necessario, perseguire azioni legali, occorre uno standard di riferimento per misurarla nei campioni e individuare la fonte di contaminazione. La mancanza di uno standard di riferimento limiterebbe la disponibilità di dati di monitoraggio a fini normativi”. Per tanto, conclude il commissario, “Per quanto riguarda il regolamento concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (Reach), la disponibilità dello standard non ha attualmente alcun impatto sui requisiti di registrazione di cui all’articolo 10, punto III. La Commissione valuterà la possibilità di aggiungere l’obbligo di fornire lo standard di riferimento per le sostanze registrate in occasione del prossimo riesame del regolamento Reach”.
“Apertura storica”
Evi e Guarda parlano di “un’apertura storica” da parte della Commissione Ue, e la consigliera regionale in particolare spiega al Salvagente che l’interrogazione è stata rivolta anche alla Regione Veneto e al ministero per la transizione ecologica, “dopo che Solvay si era detta disponibile a fornire i reagenti solo ai soggetti pubblici come le Arpa, ma non ai laboratori privati”. “Quanto avvenuto in ordine alla disponibilità degli standard – continua Guarda – ci ha spinte a ribadire con fermezza l’esistenza di un vulnus legislativo a livello europeo sulle sostanze emergenti, non normate e potenzialmente pericolose per la salute pubblica dei cittadini”. Concludono Evi e Guarda: “l’Unione Europa dunque conferma le nostre preoccupazioni. Non possiamo ignorare come l’acqua che beviamo ed utilizziamo sia il principale veicolo di contaminazione di questo genere di sostanze. Ed è proprio su questo aspetto che ci stiamo battendo, affinché la tutela del più grande bene sulla terra assieme all’aria, venga tutelato a 365 gradi e in ogni modo possibile”.
La risposta di Solvay su Spinetta Marengo e C6O4
intanto Solvay, dopo aver annunciato la decisione di cessare l’utilizzo dei Pfas negli Stati Uniti sostituendoli con nuove tecnologie, ha risposto all’ingegner Claudio Lombardi di Legambiente e del comitato Stop Solvay, che ha chiesto all’azienda di avviare la stessa politica anche riguardo lo stabilimento di Spinetta Marengo, in Piemonte. Il colosso chimico ha risposto con una nota: ““Quanto annunciato per l’impianto di West Deptford negli Stati Uniti è esattamente in linea con quanto si sta facendo da anni a Spinetta Marengo: investire in ricerca e innovazione per produzioni sostenibili”, eppure, nonostante ciò non ci sarà dismissione in Italia, perché ” I prodotti realizzati a Spinetta Marengo sono diversi, più sofisticati e richiedono un tensioattivo fluorurato. Proprio per questo ne è stato sviluppato uno di nuova generazione, il C6O4, più sostenibile dei precedenti, che non è biopersistente, non è bioaccumulabile e ha un profilo tossicologico migliore rispetto al PFOA.L’utilizzo del PFOA è stato abbandonato completamente nel 2013, con ben due anni di anticipo rispetto ai programmi internazionali ai quali Solvay ha aderito volontariamente”, “Occorre precisare che il C6O4 non viene dismesso dagli USA perché il C6O4 non è mai stato utilizzato negli USA. Infatti, oltre che a Spinetta Marengo, in nessun’altra parte del mondo sono disponibili le tecnologie adeguate all’utilizzo del C6O4″. Particolare, che per la popolazione di Spinetta Marengo, preoccupata per la contaminazione delle falde acquifere, è tutt’altro che tranquillizzante.
La nota dell’azienda al Salvagente
Solvay ha inviato al Salvagente una nota che riportiamo di seguito:
“Il C6O4 è un prodotto brevettato da Solvay. Sviluppato da Solvay solo per uso interno non è un prodotto commercializzato. Solvay è venuta a conoscenza che Wellington Laboratories possedeva gli standard analitici per il C6O4 nel 2020 e li ha informati che la loro offerta violava il brevetto di Solvay. Il Laboratorio ha preferito interrompere la sua offerta su questi standard particolari. Comunque si evidenzia che Solvay ha dato a Wellington il suo esplicito consenso a fornire campioni di C6O4 alle Istituzioni Italiane competenti: Agenzie Nazionali di Regolamentazione della Salute e dell’Ambiente a fini di valutazione. Dopo che Wellington ha deciso di interrompere la produzione e la vendita degli standard di C6O4, Solvay ha incaricato un altro laboratorio terzo (Ultra Scientific Italia con sede a Bologna) per generare standard da distribuire gratuitamente alle Agenzie pubbliche per analisi ambientali e controllo emissioni. Solvay è impegnata con le autorità e le parti interessate, compresa la cooperazione su indagini affidabili dei propri additivi di processo. Solvay opera in modo responsabile, perché considera una priorità la salute dei dipendenti e delle comunità in cui opera”.
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