Lockdown e restrizioni sul mercato dei consumi fuori casa hanno causato un aumento del 26,18% dello spreco alimentare nel corso del 2020. A farne le spese sono stati maggiormente i produttori della filiera alimentare che sono stati costretti a reinventarsi per non cedere totalmente alla pandemia. È la fotografia scattata dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa in una ricerca che le è stata commissionata da METRO Italia con lo scopo proprio di indagare l’impatto della pandemia da Covid-19 su oltre 230 produttori della filiera alimentare, in particolare sui fornitori di prodotti tipici italiani.
A risentire maggiormente è stato il settore del fresco, in particolare frutta e verdura hanno subito un incremento di spreco pari al 41,94%. (continua dopo l’infografica)
Di fronte a questa situazione, i produttori non sono certo stati fermi a guardare l’evoluzione: nel 42% dei casi considerati sono stati ottimizzati i packaging e nel 28% sono stati introdotti nuovi formati con minori quantitaÌ€ di prodotto; inoltre per il 23% delle aziende eÌ€ stata anche l’occasione di proporre confezioni piuÌ€ sostenibili. Il tema del packaging risulta importante soprattutto se si considera che il 30% delle aziende dichiara di aver ricevuto maggior richiesta di prodotti confezionati.
Il 60% dei produttori dichiara che è fondamentale effettuare consegne con volumi ridotti di prodotto. Questo comportamento è aumentato del 21% rispetto al pre pandemia. Un ritardo si assiste invece nell’utilizzo di applicazioni digitali che favoriscano la rivendita di prodotti in mercato secondari. Similiapplicazioni, oggi, non vengono adottate dal 75% degli intervistati. L’8% dichiara però di averle iniziate ad utilizzare durante l’emergenza sanitaria per gestire le eccedenze generate proprio nei mesi di lockdown, e – in via prospettica – per circa il 30% del campione tali applicazioni sono considerate un valido strumento per la lotta agli sprechi alimentari.
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