Glifosato, Belpoggi (Ramazzini): “Il nostro studio è pronto e dimostra i danni. Aiutateci a pubblicarlo”

GLIFOSATO RAMAZZINI

Fiorella Belpoggi, direttrice scientifica dell’Istituto Ramazzini di Bologna, si dice “sorpresa” per la posizione assunta oggi dalla Francia a favore di una nuova autorizzazione per il glifosato ma anche “preoccupata” perché “senza studi solidi con risultati sulla dannosità del glifosato, la Ue concederà ancora il via libera all’uso dell’erbicida” per evitare contenziosi legali con l’industria chimica europa”.

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L’Istituto Ramazzini in questi anni è stato tra i pochissimi in Europa e nel mondo a portare avanti studi scientifici per valutare gli effetti su animali sperimentali pubblicati nel portale Glyphosatestudy (dove è anche possibile donare e sostenerela ricerca indipedente del Ramazzini) e i primi risultati hanno mostrato che il glifosato dosi basse, considerate sicure per l’uomo (0,50 mg/kg per chilo di peso corporeo) effetti tossici sulla riproduzione e di genotossicità.

Ora però serve uno sforzo in più per presentare alla comunità scientifica e alle istituzioni i risultati dell’effetto del glifosato sulle cavie umano-equivalenti: “Abbiamo – spiega la professoressa Belpoggi – pronti i dati che valutano l’interferenza endocrina, l’immunotossicità, la neurotossicità e la genotossicità dell’erbicida sui primi 90 giorni di vita degli animali sperimentali. Vogliamo pubblicare entro la fine dell’anno lo studio – che rappresenta uno dei due filoni di ricerca che abbiamo in corso, l’altro sulla cancerogenesi ha bisogno di almeno tre anni ancora – e per farlo chiediamo alla società civile, alle Ong, ai consumatori e alle istutuzione un sostegno economico affinché questi dati possano contribuire alla decisione che la Ue dovrà prendere nel 2022″.

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Un contributo quindi per non lasciare campo libero alle lobby dell’industria pubblica al momento rafforzate dal parere favorevole espresso dal quartetto guidato dalla Francia. “Mi ha molto sorpreso la posizione pro-autorizzazione assunta ora dalla Francia. Nel 2017 appena dopo il via libera della Ue per 5 anni all’uso del glifosato, scrissi al ministro della Transizione ecologica francese, Nicholas Hulot, e venni ricevuta nel gennaio 2018 dal funzionario ministeriale che gestiva il dossier glifosato il quale mi disse in modo molto chiaro che la Francia era favorevole a una sospensione dell’uso dell’erbicida fino a quando non ci fossero dati certi sulla sua innocuità”. Anche l’Anses, l’Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, espresse in quel periodo cautela sull’uso del glifosato e l’intenzione di avviare studi per valutarne gli effetti sulla salute. Il presidente Emanuel Macron fece addirittura di più dichiarando che la Francia sarebbe “uscita dal glifosato” introducendo anceh incentivi agli agricoltori per dimezzarne l’uso entro il 2022. Pochi giorni fa invece il colpo di scena: “Il glifosato non è cancerogeno, non è mutageno, né tossico per la riproduzione”. Lo sostengono in un documento preparato dalle autorità di quattro paesi Francia, Olanda, Svezia e Ungheria che di fatto apre le porte per una nuova ri-autorizzazione alla fine del 2022 in Europa.

“Per questo – conclude la direttrice scientifica del Ramazzini – oggi più che mai servono studi scientifici solidi affinché la Ue possa prendere una decisione avendo tutti i dati a disposizione. Per farlo serve il sostegno di tutti”.

Per conoscere e sostenere gli studi indipendenti del Ramazzini cliccate qui: Glyphosatestudy.