Secondo un gruppo di scienziati, le nuove regole sulle sostanze chimiche che saranno discusse dall’Ue questa settimana consentirebbero di utilizzare la maggior parte dei polimeri per la plastica senza ulteriori controlli. A riportare la notizia è il quotidiano inglese The Guardian secondo cui solo circa il 6% su circa 200mila polimeri richiederebbe ampi controlli di sicurezza nell’ambito delle proposte in discussione per le normative europee sulle sostanze chimiche, “Reach”. Troppo poco per un gruppo di 19 scienziati che hanno scritto alla Commissione europea.
Le preoccupazioni
Secondo l’Ong European Environmental Bureau, le eccezioni ai controlli di sicurezza includono i polistireni, che sono stati collegati all’infiammazione polmonare nei ratti; poliacrilammidi utilizzati nel trattamento delle acque reflue, adesivi e imballaggi alimentari, che possono degradarsi in monomero acrilammide, una neurotossina; poliesteri utilizzati nei tessuti, che sono fonti di microplastiche; e poliolefine, anch’esse fonte di microplastiche. E un rapporto per la Commissione Europea ha concluso che alcune materie plastiche potrebbero avere impatti dannosi se non controllate. La Commissione ha assicurano che prenderà in considerazione le preoccupazioni avanzate dai 19 scienziati: “Poiché la proposta della commissione per la registrazione dei polimeri non è ancora finalizzata, non possiamo divulgare ulteriori informazioni o commentare il numero stimato di polimeri che devono essere registrati”.
Rischi potenziali incalcolabili
Bethanie Carney Almroth, professoressa associata di ecotossicologia presso l’Università di Göteborg in Svezia e firmataria della lettera, ha dichiarato al Guardian: “L’obiettivo principale del processo dovrebbe essere quello di garantire un livello elevato di protezione delle persone e della salute ambientale. Ma la nostra principale preoccupazione riguarda la mancanza di dati e la mancanza di trasparenza. Non ci sono dati sufficienti per garantire la sicurezza di migliaia di polimeri in produzione, anche se la tossicità non è stata ancora dimostrata”. Secondo la lettera degli scienziati, i regolatori dovrebbero rispettare il principio di precauzione, secondo il quale le nuove sostanze non dovrebbero essere considerate innocue, ma l’onere dovrebbe essere sui produttori per dimostrare che sono sicure. Secondo Ksenia Groh, un altro firmatario, leader del gruppo di bioanalisi per Eawag, l’Istituto federale svizzero di scienza e tecnologia acquatica: “I dati sui rischi di polimeri specifici sono scarsi o inesistenti. Finora non è stata effettuata una raccolta dati trasparente e completa sulla sicurezza di tutti i polimeri. L’assenza di dati non equivale all’assenza di danno. Significa solo che non lo sappiamo… Non è il pubblico, il governo, i consumatori o gli scienziati che dovrebbero fornire questi dati, ma il produttore stesso”.