Negli ultimi 15 anni l’Efsa ha dato il via libera a dodici pesticidi sospettati di essere genotossici, cioè capaci di danneggiare il Dna e quindi di provocare cancro. L’ultimo rapporto pubblicato da Pan Europe mina ulteriormente il credo dell’agenzia europea: “scienza affidabile per alimenti sicuri”. In questo lavoro, Pan Europe si è concentrata sul contenuto dei pareri pubblicati dall’Efsa cercando di mettere in luce eventuali conflitti di interesse che dimostrano come l’approccio dell’agenzia, spesso, non trova riscontro in quello scientifico.
Il caso dell’idrazide maleica
Tra i 12 pesticidi dannosi ma autorizzati c’è, ad esempio, l’idrazide maleica, un erbicida. I suoi metaboliti (derivanti dalla sua degradazione) includono l’idrazina, una sostanza considerata genotossica e classificata come cancerogena di categoria 1B (sospetto) per l’uomo secondo la classificazione dell’Unione Europea per cancerogeni, mutageni e reprotossici (Cmr). Tuttavia, la commercializzazione dell’idrazide maleica è stata riapprovata a livello europeo nell’ottobre 2017 per un periodo di quindici anni sulla base delle valutazioni effettuate proprio dall’Efsa.
In Francia, cinque preparati commerciali contenenti idrazide maleica hanno un’autorizzazione all’immissione in commercio rilasciata dall’Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, ambientale e della salute sul lavoro (ANSES). Secondo l’ultima scheda di farmacovigilanza ad essa dedicata dall’ANSES, nell’ottobre 2018 sono utilizzati per il trattamento di patate, carote, cipolle e come diserbante da pista. E il suo utilizzo è in aumento: 100 tonnellate nel 2016 contro le 49 tonnellate del 2009. Residui di idrazide maleica sono stati trovati in diversi alimenti: patate, cipolle, scalogni. Leggendo la scheda scopriamo anche che dal 2012 non è stata effettuata alcuna analisi e che non è stata testata nei mangimi.
Le falle del sistema
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Il caso dell’idrazide maleica illustra le falle nel processo di autorizzazione dell’EFSA. Mentre l’idrazina è classificata come genotossica e sospettata di essere cancerogena, l’EFSA la considera non genotossica al di sotto di una certa concentrazione (0,028 ppm). Un approccio tossicologico sconfitto dalla comunità scientifica per sostanze come i prodotti genotossici o interferenti endocrini, ritenuti agire “senza soglia”, vale a dire dalla più piccola esposizione. E un approccio che contraddice e mina la nuova dottrina europea dell'”esposizione zero”. Dal 2009, la direttiva europea che regola la commercializzazione dei pesticidi mira ad escludere ogni contatto umano (diretto o attraverso gli alimenti) con prodotti considerati cancerogeni, mutageni, reprotossici o interferenti endocrini.
Dermine: “L’Efsa? Un’organizzazione inaffidabile”
Martin Dermine, responsabile della politica sanitaria e ambientale del PAN, ha dichiarato: “Il nostro rapporto mostra che i dodici pesticidi non si sono dimostrati sicuri. Ciò significa che alimenti e mangimi sono contaminati da sostanze con un rischio inaccettabilmente elevato di gravi ripercussioni sulla salute. Si suppone che l’Efsa sia un attore neutrale, le menti migliori che raccolgono le ultime ricerche scientifiche per valutare al meglio i rischi e proteggerci dai danni. Invece, vediamo un’organizzazione inaffidabile lacerata da interessi commerciali che scrive le proprie regole per aiutare a immettere alcuni dei pesticidi più preoccupanti sul mercato e nei nostri piatti. I tassi di cancro alla prostata e al seno sono aumentati nello stesso periodo di tempo. È sempre difficile tracciare connessioni accurate, ma i pesticidi genotossici e che alterano il sistema endocrino sono un ottimo candidato. I 12 pesticidi dovrebbero essere riesaminati con urgenza da un organismo di fiducia”.