Prescrizioni di farmaci per uso umano anche agli animali: cosa è cambiato

FARMACI VETERINARI

Spendere meno per acquistare i farmaci necessari alla cura del cane o gatto di famiglia o di strada. È quanto reso possibile con la pubblicazione il 21 maggio in Gazzetta Ufficiale del decreto firmato dal ministro della Salute Speranza il 14 aprile, che riconosce la possibilità di prescrizione di un medicinale per uso umano che contiene lo stesso principio attivo del farmaco veterinario, sulla base della migliore convenienza economica dell’acquirente.

Si tratta di una conquista a favore di milioni di animali, circa 15 milioni considerando solo i cani e i gatti, e delle loro famiglie che grazie alla volontà del ministro Speranza potranno finalmente risparmiare sui costi, talvolta spropositati, del farmaco veterinario, e di estensione del diritto alla cura per tutti i cani e i gatti, anche quelli che una famiglia non la hanno. – commenta Ilaria Innocenti, responsabile LAV Area Animali familiari – Un secondo passo avanti, dopo quello del piccolo aumento della quota detraibile di spese veterinarie, ottenuto grazie alla campagna #curiamolitutti lanciata nel novembre del 2018, e alle nostre azioni che hanno portato all’approvazione, nel dicembre scorso, di un emendamento della on. Prestipino alla Legge di Bilancio, dopo le bocciature degli anni precedenti, e ora al varo del Decreto attuativo”. 

Il risparmio per gli amanti degli animali

Con la possibilità, seppure a prezzo intero, di somministrare un farmaco umano che abbia lo stesso principio attivo di quello veterinario, se il cane o il gatto avranno la gastrite si potranno risparmiare 20 euro per ogni confezione, mentre per una patologia cronica come la cardiopatia si potranno risparmiare 334 euro all’anno (per un cane di 20 kg) e ben 524 euro se ha bisogno anche del diuretico. E se il suo problema è la dermatite atopica, si potranno risparmiare ben 432,44 euro per un ciclo di terapia. Si potrà risparmiare anche nel caso in cui il cane soffra di epilessia idiopatica, considerato come la terapia con un farmaco umano che contiene lo stesso principio attivo di quello veterinario possa costare in media 135 euro in meno all’anno. E se il gatto di 5 kg soffre di ipertiroidismo, il risparmio annuo sarà di 138 euro.

Gli effetti positivi di questo Decreto non solo non graveranno sulla finanza pubblica, ma permetteranno un risparmio alla collettività prevenendo l’abbandono, facendo risparmiare i Comuni sulle cure veterinarie e favorendo e adozioni. Un’amministrazione locale per i propri quattrozampe in canile su una spesa annua di farmaci oggi di 15mila euro ne risparmierà fino a 11.250!

“La questione del prezzo del farmaco veterinario è molto importante in termini di salute animale, ma anche di salute pubblica, ed è largamente sentita da chiunque viva con animale in quanto può causare una difficoltà di accesso alla terapia, in particolare per le patologie croniche o costose, per farmaci salva vita e terapie di lunga durata – conclude Ilaria Innocenti  fino anche a rendere molto difficile, se non in altri casi di fatto impossibile, il diritto del paziente animale a essere curato e il dovere di chi lo custodisce a prestargli le dovute terapie. Ora le cose potranno cambiare, concretamente”.

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Le novità introdotte dal Decreto

Spiega nei dettagli le novità il presidente Lav Gianluca Felicetti: “Confermando nell’Allegato al Decreto, tutti i sei casi tecnico-scientifici nei quali già prima del provvedimento era impossibile prescrivere per il medico veterinario un farmaco destinato all’uso umano, il testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale – ribadendo che ‘il medico veterinario è il professionista sanitario autorizzato dall’ordinamento nazionale a prescrivere, in via esclusiva e sotto la propria responsabilità, un medicinale per uso umano (…) anche per il trattamento di animali non destinati alla produzione di alimenti (anche tenendo conto del costo delle cure)’ – all’articolo 1 comma 3 prevede che, ecco il punto centrale e giuridicamente “più forte” di quanto previsto nell’Allegato, ‘il medicinale per uso umano potrà essere prescritto sulla base della miglior convenienza economica dell’acquirente per il trattamento dell’animale in cura di cui l’acquirente sia proprietario o detentore, e comunque soltanto a condizione che tale medicinale contenga il medesimo principio attivo del medicinale veterinario indicato per il trattamento dell’animale in cura’. Il medico veterinario così in caso di prescrizione del farmaco umano con il medesimo principio attivo, non rischia più, come poteva succedere fino all’altro ieri, oltre 10mila euro di sanzione…”

“Perché tanto astio?”

Fa notare Felicetti: “Quello che ci ha lasciato sorpresi, sono invece state le posizioni fra il perplesso e il ‘quasi contrario’ delle rappresentanze della veterinaria italiana. Secondo i veterinari ANMVI “il Decreto Speranza anziché ampliare l’accesso alle terapie per gli animali da compagnia, le riducono fortemente” ed “è un provvedimento che complicherà la vita ai medici Veterinari” non si capisce il perché. Addirittura “se le bozze saranno confermate l’ANMVI metterà a disposizione il proprio ufficio legale a tutela, civile e penale, della titolarità prescrittiva dei Medici Veterinari” quando il Decreto dice tutt’altro”.

Si domanda il presidente Lav: “Secondo l’ANMVIil decreto non porterà nemmeno risparmi apprezzabili da tutte le famiglie italiane’. Perché tutto questo astio”?

Inoltre, osserva Felicetti: “La Federazione Nazionale degli Ordini Veterinari Italiani-FNOVI ha scritto che è ‘perfettamente consapevole dell’eccessivo costo del farmaco veterinario rispetto a quello ad uso umano, soprattutto per quanto concerne i farmaci destinati al trattamento delle patologie croniche, che necessitano di terapie dalla loro insorgenza per tutta la vita dell’animale d’affezione; farmaci che incidono pesantemente sui bilanci delle persone’. Ma ritengono ‘che debba essere seguito un percorso ‘virtuoso’, che interessi l’intera filiera del farmaco dalla sua produzione: non un semplice escamotage sulla prescrizione da parte del medico veterinario’. FNOVI, che rappresenta tutti i medici veterinari, ha scritto che ‘non è stata interpellata a tale proposito’ quando invece sono stati ascoltati dal ministero, come riporta, con tanto di data, la premessa del Decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale”.

La Lega: “Il ministro non si occupi della salute degli animali”

Osserva ancora Felicetti: “Il Decreto, lo ricordiamo, è perfettamente compatibile con la normativa europea (tanto più che Bruxelles ha iniziato a far cadere muri che fino a ieri sembravano invalicabili sulle norme nazionali, riguardo alle questioni economiche) come ben espone una nota dell’Ufficio Legale LAV. Chi si oppone (l’eurodeputata della Lega, Sardone, ha presentato un’interrogazione alla quale la Commissione Europea ha dato una risposta di prammatica) fa il verso a chi ha ritenuto incredibile che un ministro della Salute ‘si occupi di animali e farmaci veterinari’ (!) facendo un bel fascio di luoghi comuni. Altro che slogan ascoltati e riascoltati, come ‘One Health’ e ‘vicini alla gente e ai problemi’…”

Chiosa il presidente della LAV: “Non vogliamo pensare che c’è chi pensa più ai profitti di privati che alla salute pubblica, alla tutela degli animali e alla capacità di cura degli animali bisognosi. Questo importante passo di cui beneficia tutta la società insieme ai due piccoli ma utili innalzamenti della quota detraibile delle spese veterinarie ottenuti negli ultimi due anni, e speriamo anche nel “blisteraggio” dei farmaci anche veterinari per riuscire a quantificare necessità effettive prescritte e spese, sono tasselli della nostra campagna #ipiutassati e #curiamolitutti”.

La questione dell’IVA

Già nella prossima Legge di Bilancio la Lav si appella a governo e Parlamento perché si possa incidere, anche grazie alle rappresentanze dei medici veterinari, sulla sproposita IVA da “beni di lusso” al 22% sulle prestazioni veterinarie e il cibo per animali familiari, così come verso un deciso innalzamento della quota detraibile delle spese veterinarie.