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Una macchina del fango che si è messa in moto qualche giorno prima dell’uscita del nostro test sull’olio extravergine, quello che – oramai lo conoscerete tutti – ha trovato, con analisi fatta sul prodotto acquistato in negozio, 7 oli su 15 non extravergini di oliva.
Così l’ha definita Alberto Grimelli in un editoriale su Teatronaturale.it, ed è difficile trovare un termine più efficace. Cerchiamo di ricostruire quanto è accaduto e inseriamo qualche tassellino mancante che potrebbe facilmente chiarire le idee ai nostri lettori e rispondere ad alcuni interrogativi.
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È il 29 aprile a giornale chiuso e in viaggio per le edicole quando leggiamo un comunicato stampa del Codacons. Il titolo è criptico “Alimentare: guerra tra aziende sulla pelle dei consumatori?”. Le prime righe però chiariscono immediatamente il concetto: “Il malvezzo di valutare a confronto i prodotti dietro pagamento di compenso deve finire. L’Antitrust verifichi l’eventuale conflitto di interessi di un’impresa editoriale, leader nei test di laboratorio, che promuove la lotta contro le truffe ai consumatori”.
Il Codacons fa riferimento a una segnalazione all’Antitrust da parte di Coricelli, una delle aziende i cui oli sono stati bocciati dal nostro ultimo test e con la quale il Salvagente sta già affrontando una causa civile con richiesta danni per 21 milioni di euro per un’inchiesta analoga uscita nel giugno 2015 dove un olio Coricelli risultava declassato da extravergine a vergine dopo una analisi al panel test eseguita dall’Agenzia delle Dogane per il nostro giornale. A quella pubblicazione, va detto, seguirono i campionamenti fatti dai Nas per ordine dell’allora procuratore di Torino Raffaele Guariniello che confermarono i risultati del Salvagente addirittura su un altro lotto di Coricelli.
Cosa osserva l’azienda nella segnalazione all’Antitrust? Potete leggere integralmente il comunicato qui, in sintesi lo riassume efficacemente l’associazione di Carlo Rienzi: “Quel che desta sconcerto è leggere nell’esposto che – come già avvenuto nel 2015 – a breve uscirà un nuovo test sugli oli di oliva in commercio per informare i consumatori di quali siano gli oli buoni e quelli cattivi. (…) fin qui ottima iniziativa. Ma quando si legge nell’esposto, e sarebbe opportuno che l’Antitrust accertasse subito come stanno le cose, che uno dei più importanti produttori di olio – tramite la propria holding – è socia dell’editore della rivista che fa i test sugli oli, forse servirebbe una migliore trasparenza”.
Quale sarebbe il conflitto di interessi che lega il Salvagente a “uno dei più importanti produttori di olio”?
È presto detto, si tratta di una quota del 12,29% detenuta da Monini in Startupbootcamp Foodtech Srl, un incubatore di startup in cui Matteo Fago, editore e socio unico di EditorialeNovanta, la società che pubblica il Salvagente, ha il 24% di quote. Chi fa il mestiere di giornalista, non si accontenta di un semplice sospetto e dunque Alberto Grimelli fa una visura camerale e scopre che “l’oggetto sociale prevede unicamente l’attività di incubatore di impresa, agevolando startup innovative nel campo dell’agroalimentare. Nessuna finalità commerciale, quindi, piuttosto social-imprenditoriale. Se poi proprio ci si volesse allargare nella ricerca si può scoprire che la realtà Startupbootcamp è internazionale, ha un sito internet che ben ne documenta l’attività di incubatore d’impresa e che ha partner importanti, come Google, Vodafone, Mastercard, Intel e tanti altri”. Tra i tanti altri c’è perfino Barilla, con la quale come sanno bene i nostri lettori in questi anni non siamo mai stati teneri nei giudizi dei test.
Poco importa ovviamente alla Coricelli, ma l’ombra del dubbio non sfiora neppure Carlo Rienzi che tuona contro il conflitto di interessi. Che non esiste, innanzitutto perché Monini non ha alcuna voce né partecipazione in EditorialeNovanta, poi per il semplice fatto che l’editore di questo giornale non può influenzare minimamente le notizie del Salvagente, tantomeno i suoi test, di cui sono responsabili i giornalisti e il suo direttore. E questo non lo diciamo noi ma la legge sulla stampa che l’avvocato Rienzi dovrebbe conoscere.
Un osservatorio “indipendente”
Passano poche ore dal comunicato stampa e dopo una telefonata burrascosa tra chi scrive e Carlo Rienzi, arriva una pec dal presidente Codacons Giuseppe Orsini in cui oltre alla richiesta di chiarimenti sul presunto conflitto di interesse ci si propone di partecipare alla “istituzione di un organismo di effettuazione di test tramite organi pubblici da offrire a tutte le aziende facendole partecipare ai controlli in modo trasparente e in contraddittorio”.
Difficile capire di cosa si tratti. Le cose si chiariscono qualche giorno dopo, quando arriva la seconda pec, stavolta a firma dell’Avv. Prof. Carlo Rienzi. Che scrive: “L’associazione intende proporre, ci auguriamo insieme al Salvagente, e affidandosi a Tecnici competenti e imparziali e ad un Ente terzo, possibilmente di natura pubblica, e che garantisca certezze e imparzialità dal momento del prelievo dei campioni fino all’esito dei test, l’iniziativa di verifica della qualità dell’olio “extravergine” prelevato da stessi o diversi lotti da voi analizzati, come indicati nella vostra rivista per effettuare l’inchiesta, quindi una nuova analisi, in collaborazione con tutte le aziende interessate”.
La proposta di aderire a questo osservatorio di cui farebbe parte anche Coldiretti, viene fatta di persona da Carlo Rienzi il giorno dopo, giovedì 6 maggio presso il suo studio, in un incontro con il direttore del Salvagente. È in quella sede che Rienzi ci spiega che il nostro lavoro turba il mercato, che a Coricelli sarebbero già state comunicate disdette da parte della grande distribuzione di iniziative promozionali con un danno di due milioni di euro.
Inutile chiedere al presidente del Codacons perché mai una associazione dei consumatori invece di fare denunce per la presenza sugli scaffali di olio definito extravergine che extravergine non risulta, sposi la versione di Coricelli. Poco importa spiegare all’avvocato che nei giorni precedenti la pubblicazione del test erano arrivate in redazione telefonate di colleghi di altri giornali messi in guardia dal riprendere il nostro lavoro e pressioni dirette sullo stesso Salvagente da parte di personaggi equivoci che da una parte minacciavano il giornale, dall’altra lasciavano intendere “pianificazioni pubblicitarie”, prontamente rispedite al mittente. Poco importa ricordare a Rienzi che sei anni prima il Codacons si era fatto promotore di una sana indignazione contro l’olio vergine venduto come extravergine.
La risposta è sempre la stessa: il conflitto di interessi rende poco credibile la vostra inchiesta, avreste dovuto escludere Monini dal test.
Alla faccia del conflitto di interessi
Oggi la scoperta del Salvagente che forse può rispondere a molte domande, prima fra tutte perché questo intenso rapporto tra Coricelli e Codacons. L’avvocato Mariacristina Tabano, associata dello studio legale Rienzi, già responsabile Ambiente del Codacons è la sorella di Francesco Tabano, direttore commerciale della Coricelli, nonché presidente di Federolio.
Capite bene che quando si parla di conflitti di interessi bisognerebbe forse guardare prima in casa propria.
Aggiungiamo quello che in questi giorni abbiamo detto più volte, e hanno ripetuto anche autorevoli esponenti del mondo dell’olio italiano, tra l’altro sotto l’hashtag #IostocolSalvagente: se c’è da indagare (e noi riteniamo che sia opportuno farlo) deve essere l’autorità giudiziaria e i pubblici ufficiali addetti ai controlli agroalimentari a ripetere i nostri test e stabilire le responsabilità.
Non un osservatorio con aziende, produttori e consumatori che di certo non garantirebbe quella indipendenza che viene strumentalmente contestata al Salvagente, mensile che notoriamente fa test comparativi rispettando le Iso e le metodiche accreditate.
Per questo abbiamo diffidato le aziende dal partecipare a questo osservatorio che non solo mette in discussione la nostra immagine ma mina la libertà di stampa e di inchiesta cercando di irreggimentarla, come propone il Codacons, affidando i test dei giornali al ministero dell’Agricoltura. Il nostro lavoro, come sempre, è libero e indipendente. Ora sia la magistratura a valutare se esistono reati dietro la nostra denuncia e da parte di chi.
La replica di Carlo Rienzi
Puntuale, oggi è arrivata la replica del presidente del Codacons. Eccola integralmente.
“Caro Salvagente in relazione al vs articolo in oggetto siamo contenti che vi siate accorti del conflitto di interessi che ha oscurato la vostra bella ricerca sugli oli.
Sarebbe stato anche corretto da parte vostra ricordare che:
- Il Direttore Quintili nella telefonata col sottoscritto, debitamente registrata, consapevole della gravità del fatto, disse che la compartecipazione tra Monini e il suo Editore era un FALSO e che chi aveva mosso tale falsa accusa ne avrebbe portato la responsabilità;
- Che il conflitto di interessi non si misura sulla QUANTITÁ della partecipazione: se xx guadagna anche un solo euro che divide con yy è assurdo che xx sottoponga yy suo socio in affari a test sulla qualità del suo prodotto;
- Ciò lo abbiamo anche spiegato con pec a Quintili ma lui ha “dimenticato” di citarlo nel pezzo di cui si chiede oggi garbata integrazione e rettifica …forse troppo olio per la testa!!;
- Significativo che Monini dopo il nostro doveroso comunicato stampa abbia fatto sparire dal proprio sito l’esaltazione (peraltro reciproca) del Salvagente;
- Proprio per evitare il conflitto di interessi non sarà certo la brava mia ex allieva avv. Cristina Tabano a fare il lavoro delle analisi degli oli, ma UN SOGGETTO PUBBLICO al di sopra delle parti;
- Abbiamo chiesto a Federolio e altre associazioni di produttori e allo stesso Salvagente di partecipare da esterni osservatori a queste analisi (che saranno fatte in contraddittorio con tutte le aziende) oltre che pagare i costi. Ci spiace che Il Salvagente (che però cortesemente ci ha fornito i numeri dei lotti da esaminare) non voglia partecipare. Ci auguriamo che poi voglia pubblicare i risultati e speriamo che siano conformi ai loro.
Infatti a noi piace ciò che fa il Salvagente… tranne quando si fodera gli occhi di prosciutto per non vedere i potenziali conflitti di interesse. AMEN!”
E la risposta del Salvagente
Anche noi siamo contenti che Rienzi prenda atto del conflitto di interessi che ha in casa. All’avvocato ripeto quello che fa finta di non conoscere: l’unico garante dell’indipendenza del giornale è il suo direttore responsabile e per quanto riguarda il sottoscritto, non c’è alcun conflitto di interessi. Ribadisco, poi, quello che avevo cercato di spiegare nella telefonata: EditorialeNovanta è una società che non ha altre partecipazioni se non quella di Matteo Fago.
Altro particolare che il presidente del Codacons probabilmente ha dimenticato è che il Salvagente ha utilizzato proprio un ente pubblico al di sopra delle parti per le sue analisi. A meno di non considerare – cosa che non crediamo che Rienzi intenda fare – l’Agenzia delle Dogane di parte.
La nostra trasparenza – e lo dimostra anche il fatto che non abbiamo nascosto nulla, neppure i lotti analizzati – è massima, da sempre e i nostri lettori lo sanno. Le nostre analisi le decide la redazione e le paga il nostro editore. Se dovessimo farle pagare a uno o più produttori, allora sì che sarebbero poco credibili o “offuscate”.