Nell’ultimo report pubblicato Just Economics (“Dead loss” scarica qui il rapporto completo) per la Ong Changing Markets quantifica in 50 miliardi di dollari il costo sostenuto al mondo dal 2013 al 2019 per gestire l’inquinamento, la disinfestazione dei parassiti e la mortalità dei pesci causati dagli allevamenti intensivi dei salmoni.
La produzione principale si concentra in Scozia, Norvegia, Canada e Cile e, solo negli allevamenti scozzesi, la mortalità dei pesci è più che quadruplicata, dal 3% nel 2002 a circa il 13,5% nel 2019. Circa un quinto di questi decessi è causato da infestazioni da pidocchi di mare, batteri che si nutrono di pelle e muco di salmone, mangiando letteralmente il pesce vivo. La Scozia, come riporta il quotidiano britannico The Guardian, è uno dei maggiori produttori di salmone d’allevamento al mondo, con un’industria che vale circa 2 miliardi di sterline all’anno per l’economia scozzese. Ma i costi in termini ambientali da soli sono stati stimati in 1,4 miliardi di sterline dal 2013 al 2019.
Gli effetti sul pescato selvatico
Per quanto riguarda il Canada, Norvegia e Cile dal rapporto è emerso che circa il 60% dei costi associati all’allevamento è sostenuto dai produttori, per coprire le “uscite” legate alla mortalità dei pesci, il costo del trattamento dei pidocchi di mare e più in generale i danni prodotti dall’inquinamento.
Anche l’enorme quantità di pesce selvatico utilizzato negli allevamenti di salmoni è una preoccupazione crescente. Secondo il rapporto infatti circa un quinto del pescato selvatico annuale nel mondo, pari a circa 18 milioni di tonnellate, viene utilizzato per produrre farina di pesce e olio di pesce, di cui circa il 70% alimenta gli allevamenti ittici. Una circostanza che contribuisce a limitare le disponibilità della pesca specialmente nei paesi in via di sviluppo, come sta avvenendo ad esempio con il sovrasfruttamento delle sardine nell’Africa occidentale.
“Ridurre le farine animali e più trasparenza in etichetta”
Gli allevatori di salmone potrebbero utilizzare gli oli delle alghe come fonte di omega-3 per i loro pesci d’allevamento, per sostituire l’olio di pesce del pescato selvatico, ma pochi lo fanno, secondo il rapporto. Natasha Hurley, responsabile delle campagne presso la Changing Markets Foundation, ha dichiarato al Guardian: “Ridurre l’uso del pescato in com cibo renderebbe l’allevamento del salmone più sostenibile“.
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La Ong invita i governi a inasprire le regole sulla concessione di licenze agli allevamenti ittici, a ridurre la densità di allevamento negli allevamenti e a migliorare l’etichettatura per rendere sempre più consapevoli i consumatori.