“Eco-friendly”. Questa parola viene sempre più spesso utilizzata sul web per vendere prodotti o servizi. Peccato, però, che 4 siti web su 10 facciano il “greenwashing”, tattiche considerate fuorvianti che puntano a presentare qualcosa come ecologico, anche se non lo è. A dirlo è un’indagine da parte dell’International consumer protection enforcement network (Icpen), che ha esaminato quasi 500 siti Web attivi in Europa che promuovono prodotti e servizi a livello internazionale in una vasta gamma di settori, tra cui cibo, abbigliamento e cosmetici.
Come riporta FoodNavigator, secondo Andrea Coscelli, amministratore delegato dell’autorità britannica per la concorrenza e i mercati, che ha guidato l’indagine: “Troppi siti web sembrano proporre affermazioni fuorvianti sui consumatori, il che significa che le aziende che offrono prodotti che davvero danno un vantaggio ambientale non stanno raggiungendo i clienti che meritano. La gente dovrebbe essere in grado di scegliere facilmente tra quelle aziende che stanno facendo la cosa giusta per l’ambiente e quelle che non la fanno”.
I trucchetti più usati
Secondo la Commissione europea, il greenwashing è aumentato in quanto i consumatori cercano sempre più di acquistare prodotti ecocompatibili. Secondo l’Organizzazione europea dei consumatori Beuc, infatti due terzi dei consumatori sono aperti a modificare le proprie abitudini alimentari per l’ambiente. Le autorità di contrasto in Europa, che lavorano sotto l’egida dell’Icpen, hanno esaminato 344 affermazioni dubbie in modo più dettagliato scoprendo che: in più della metà dei casi, il commerciante non ha fornito informazioni sufficienti per far giudicare ai consumatori l’accuratezza del claim; Nel 37% dei casi, l’affermazione includeva concetti vaghi e generali come “consapevole”, “ecologico”, “sostenibile” che miravano a trasmettere ai consumatori l’impressione non comprovata che un prodotto non avesse nessun impatto negativo sull’ambiente; Inoltre, nel 59% dei casi il professionista non aveva fornito prove facilmente accessibili a sostegno della sua affermazione.
Il caso Burger King
L’anno scorso, la Advertising standards authority ha rimproverato una serie di marchi nel Regno Unito per dichiarazioni di sostenibilità fuorvianti o confuse nelle pubblicità . Ad aprile è stata bandita una pubblicità di Burger King perché affermava falsamente che il suo nuovo hamburger a base vegetale “Rebel Whopper” era adatto a consumatori vegetariani e vegani. A settembre, una pubblicità Quorn (marchio registrato a base di “microproteine” vegetali) è stata giudicata fuorviante in quanto non spiegava chiaramente il suo claim ambientalista.
L’Antitrust britannica indaga
L’Antitrust britannica (Cma) ha dichiarato a FoodNavigator che se trovasse prove che le aziende stanno fuorviando i consumatori, intraprenderà le azioni appropriate. La Cma ha affermato che gli esempi di comportamento fuorviante potrebbero includere l’esagerazione dell’impatto ambientale positivo di un prodotto o servizio; l’uso di un linguaggio complesso o gergale; il sottintendere che gli articoli siano ecologici attraverso imballaggi e loghi quando ciò non è vero.
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