Se ci fosse una scala di valori, si potrebbe dire che il tè verde è uno dei protagonisti dell’antiaging, l’elisir di lunga giovinezza per eccellenza. Insomma uno dei superfood per antonomasia.
Del resto sono davvero tante le sue proprietà che rendono preziosa una tazza di infuso assai gradevole in questi giorni freddi. Si va dagli effetti rimineralizzanti utili per pelle, capelli e ossa, alla ormai nota attività antiossidante e antitumorale, per finire con gli effetti iperglicemizzanti, la capacità di rafforzare il sistema immunitario e quella di neutralizzare l’acidità di stomaco. Insomma, più che una bevanda è un prodotto ai confini con la panacea.
Cosa dice la scienza del tè verde
Decine di studi scientifici confermano le doti salutistiche delle foglie verdi.
Le prerogative sono dovute soprattutto alla presenza di una famiglia di sostanze, le catechine, e in particolare a una di queste, l’epigallocatechina gallato. Tra le attività delle catechine scientificamente dimostrate c’è quella di una leggera prevenzione delle forme tumorali e delle malattie cardiovascolari, legate a una riduzione dello stress ossidativo subito dall’organismo.
I ricercatori, però, hanno osservato che le catechine si comportano diversamente a seconda dell’ambiente in cui si trovano. Un tè preparato in modo classico e bevuto subito perde circa il 15% di catechine, spiegano, se invece si aggiunge l’estratto di tè in una soluzione acquosa con altri ingredienti, le sostanze si possono degradare più o meno rapidamente.
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Ma nei soft drink i benefici scompaiono
A ben guardare, insomma, se bere con costanza una tazza di tè verde può portare un qualche beneficio (oltre a essere una bevanda assai gradevole in questi periodi), non c’è da contare sugli stessi effetti per le tante bevande in cui viene aggiunto tè verde e vengono reclamizzati i suoi effetti. Se poi la soluzione è particolarmente acida come nel caso delle bibite gassate – spiegano gli addetti ai lavori – le catechine scompaiono nell’arco di un mese.
Anche l’acido citrico e l’acido ascorbico, spesso utilizzati in queste bibite come conservanti, influiscono sulla persistenza di queste sostanze, dimezzandole in 2 o 3 mesi, arrivando quasi a scomparire dopo sei mesi anche nei prodotti senza bollicine. Il risultato finale è dunque con molta probabilità deludente dal punto di vista salutistico. Proprio come la vitamina C, che con il tempo tende a scomparire dai succhi d’arancia, anche le catechine si “perdono”. Ed è facilmente immaginabile come un prodotto industriale, fatto per durare mesi, ne mantenga uno scarso contenuto.
E i rischi per la salute?
Qualche tempo fa si era diffusa la notizia che queste catechine, oltre ai benefici portassero con sé più di un rischio. E si trattava di pericoli non da poco: danni al fegato. Va detto che si tratta di una minaccia reale solo per chi le assume come integratori alimentari in dosi abbondanti, pari o superiori a 800 mg al giorno.
L’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare ha pubblicato un parere dopo che alcuni Paesi del Nord Europa avevano espresso preoccupazione su un’eventuale correlazione tra danni al fegato e consumo di prodotti a base di tè verde. Rischio che, conclude Efsa, è praticamente inesistente con i normali infusi e bevande.
Per quanto riguarda gli infusi di tè verde, gli esperti dell’Agenzia hanno concluso che generalmente non vi sono indicazioni di danni al fegato anche dopo un consumo elevato e che i pochi casi di danni al fegato riferiti nell’uomo sono probabilmente dovuti a reazioni rare e imprevedibili. L’assunzione giornaliera media di queste sostanze bevendo il tradizionale tè verde è bassa, e varia infatti tra 90 e 300 mg. Gli esperti hanno perciò ritenuto le catechine da infusi di tè verde preparati con acqua calda, nonché le bevande istantanee o pronte al consumo a base di tè verde con simile contenuto di catechina, come generalmente prive di rischi.
Per gli integratori alimentari a base di tè verde, invece, dosi di catechine pari o superiori a 800 mg al giorno possono essere associate a segni iniziali di danno epatico. Tuttavia, l’Agenzia non è stata in grado di individuare con i dati disponibili, una dose priva di rischi.
Per tutelare maggiormente il consumatore, l’Efsa ha raccomandato di condurre ulteriori studi sugli effetti delle catechine del tè verde. Gli esperti hanno inoltre proposto un’etichettatura più chiara dei prodotti a base di tè verde (in particolare gli integratori alimentari) quanto a contenuto di catechine e possibili rischi per la salute.