“Sono molto critica e perplessa sul metodo scelto da Peter Doshi per seminare dubbi in un momento di crisi come questo”. Annamaria Colao, Direttore dell’unità complessa di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II e professore Ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo Università Federico II di Napoli, non risparmia critiche all’editore del British medical journal, dopo la pubblicazione dell’opinione che sta facendo discutere il mondo della scienza.
La Colao, nella top 40 degli scienziati italiani e coordinatrice della cattedra Unesco di “Educazione alla salute ed allo sviluppo sostenibile”, spiega al Salvagente: “Trovo molto grave entrare a gamba tesa in un momento in cui si stanno facendo le prime vaccinazioni. E per cosa? Per dire ‘Non abbiamo tutti i dati’? Ma è quanto di più normale e non solo in un caso come questo dove la velocità nella produzione di uno strumento destinato a salvare vite ed economie è stata ovviamente accelerata. La domanda da farsi, semmai, dovrebbe essere: ‘ci potevamo permettere di aspettare?’”
Professoressa, in fondo Doshi chiede che vengano messi a disposizione della scienza i dati, in piena trasparenza…
E io dico: certo, a uno scienziato i dati non bastano mai. Ma di qui a insinuare il dubbio ce ne corre. Uno scienziato deve bilanciare il rischio tra benefici e rischi, altrimenti è bene che cambi mestiere.
Neppure la richiesta a Ema, Fda e altre autorità di essere più trasparenti ha secondo lei una giustificazione?
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Per carità, è legittima ma perché invocarla in questo momento drammatico quando è così sempre? Doshi sembra voler dire ‘Non mi fido dell’Agenzia europea del farmaco o della Food and drug administration Usa’, che invece quei dati li hanno visti e valutati prima di dare il via libera. E questo è pericoloso.
E invece lei si fida di Ema e Fda?
Sì, tanto che ho già fatto il vaccino e senza avere il benché minimo disturbo. Ma mi fido anche perché io quelle ispezioni (e per due volte) le ho affrontate quando ho sperimentato nuovi farmaci sui tumori rari con il più alto numero di pazienti reclutati. La Fda ha esaminato cartella clinica per cartella clinica, ha verificato i dati, i laboratori, perfino i frigoriferi. Con una puntigliosità incredibile che ho toccato con mano, prima che l’Autorità validasse le ricerche. Perché non dovrei credere che sia successa la stessa cosa nei confronti di Pfizer e Moderna?
Professoressa, si è fatta un’idea del perché un editore del British medical journal abbia lanciato una “bomba” del genere?
Non lo capisco, mi sembra puerile, quasi fosse un modo per vendicarsi di qualche dato o qualche informazione che non gli hanno dato. Rimane il fatto che anche giornali più importanti del British medical journal – che pure è autorevole – sono stati costretti nella loro storia a fare marcia indietro dopo essersi accorti di aver preso cantonate. Di certo va detta una cosa: stiamo combattendo una battaglia aspra contro l’antiscientificità dei noVax e non abbiamo bisogno di avalli, seppure involontari, da parte della comunità scientifica a quelle posizioni.