Se pensavate che per acquistare un’auto nuova bastasse aver risparmiato per anni, vi sbagliate di grosso. Chi si avventura in questo fantastico mondo dovrebbe mettere in conto anche un bel corso di yoga. Non può, infatti, non equipaggiarsi di una buona dose di pazienza.
Credete che sia esagerato? Noi no e continuano a ribadircelo le richieste di aiuto che ogni giorno giungono alla casella mail “Chiedilo al Salvagente” da parte di consumatori che non sanno più a che santo votarsi per avere il mezzo che hanno così faticosamente saldato o per il quale hanno versato sostanziosi anticipi. E non lo crede neppure Raffaella Grisafi, avvocato, vicepresidente di Konsumer Italia e nostro consulente su queste e altre questioni. E proprio a questo tema abbiamo dedicato un lungo servizio sul numero del Salvagente in edicola, cercando di dare risposte e indicazioni a chi si trovi in queste situazioni (e a chi, naturalmente, si deve ancora presentare in concessionario e vuole evitarle).
La consegna si fa attendere
La questione della mancata consegna dei veicoli nei tempi stabiliti è indubitabilmente una delle lagnanze più comuni, specialmente in questo periodo di emergenza Covid che ha sicuramente rallentato le fasi di produzione e ha offerto un assist in più ai concessionari.
Come se non bastasse si aggiunge la prassi altrettanto diffusa di gonfiare i preventivi con questo o quell’optional (costi che, inevitabilmente, sono omessi nelle pubblicità molto morigerate quando si tratta di citare i prezzi di listino). Insomma, acquistare un’auto nuova è paragonabile a una vera e propria corsa ad ostacoli. E l’emozione di poter presto guidare l’auto dei propri sogni si può trasformare in un incubo da cui si vorrebbe solo uscire il più presto possibile.
La prassi consolidata dei venditori di non rispettare la data di consegna, bisogna ammetterlo, ci vede in parte responsabili. Come ci spiega l’avvocato Grisafi, infatti, “il consumatore quando acquista un’autovettura può richiedere che sia inserita nel contratto la data prevista per la consegna, chiedendo eventualmente che sia specificato se quel termine costituisca elemento essenziale perché magari è una delle motivazioni che ha indotto il consumatore ad effettuare proprio quell’acquisto”.
In quanti hanno questa attenzione? In pratica nessuno perché, diciamolo, un po’ per naturale ottimismo, un po’ per entusiasmo, al momento della sottoscrizione del contratto nessuno preventiva che sta acquistando un’auto che potrebbe arrivare anche con mesi e mesi di ritardo. E invece è quello che accade con maggiore frequenza di quanto si pensi.
Lo strascico del Covid
Se questa tendenza all’incertezza delle date di consegna era un problema già in tempi “normali”, in questi ultimi mesi avviene con maggiore frequenza a causa dell’emergenza epidemiologica. Da un lato, infatti, il forzato lockdown totale da marzo a maggio e l’attuale più soft hanno fatto in modo che le case automobilistiche accumulassero ritardi su ritardi. Dall’altro, per mettere in moto il settore, il governo ha pensato agli incentivi con il risultato sì di aiutare un settore che nei primi sei mesi del 2020 aveva registrato un calo di quasi il 50% ma anche di allungare ulteriormente i tempi attesa per la consegna.
Vale dunque la pena di scegliere se attrezzarsi di santa pazienza e iniziare a cercare un buon insegnante di yoga o armarsi delle giuste armi di difesa per tutelare i propri diritti, imparando a conoscerle e sfruttarle in quello che è un acquisto così impegnativo. Esattamente quelle che abbiamo riassunto nel lungo servizio sul numero in edicola non stancandoci di ripetere di fare attenzione al momento della sottoscrizione del contratto di acquisto che è, manco a dirlo, la fase che condiziona la vendita e anche il nostro stato d’animo futuro.
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Prezzo chiavi in mano? Mi faccia il piacere
Sul fronte dei prezzi si apre un altro capitolo. Sul quale va detto subito che non esiste un unico prezzo per un’autovettura. Tolti i costi fissi – e con questo si intende il costo materiale della vettura – il prezzo finale dell’auto dipende, da un lato, dagli optional che vogliamo, o meglio da quelli che riusciamo a decifrare sul preventivo e che ci sembrano più o meno utili alle nostre esigenze. Dall’altro esistono altri costi occulti, spesso inutili, che gonfiano il preventivo. L’importo complessivo cresce, innanzitutto, per via dei vari kit abbinati dai venditori. Che si chiamino comfort&tech, pronto soccorso (con estintore, triangolo, gilet, kit medicale) ed emergenza lampadine bruciate, nella sostanza cambia ben poco. Si pagano e portano la cifra complessiva ancora più in su e sempre più distante da quella inizialmente immaginata, dall’acquirente naturalmente.
E fin qui c’è modo di sottrarsi a spese eccessive con un semplice “No, grazie”. Si può fare molto meno, invece, per quanto riguarda i costi occulti e a quelli poco chiari. Nei primi rientrano le poche voci di spesa che non dovrebbero essere presenti e che potremmo evitare di pagare. Il caso più evidente, che da anni è materia di dibattito, è la spesa per la messa in strada. Include la rimozione delle pellicole protettive, il lavaggio dell’auto o il montaggio delle targhe.
Tanto per aggiungerne un’altro alla lista, c’è il contributo ambientale per il recupero di pneumatici fuori uso, il contributo Pfu. La voce di spesa è immancabilmente presente in ogni preventivo auto, piccolo o grande che sia, e ammonta a 2,50 euro per ogni pneumatico. Il contributo va pagato per le auto nuove e quelle a km0, ma in quest’ultimo caso solo se il veicolo viene acquistato entro 12 mesi dall’immatricolazione. Qualora invece l’acquisto avvenga dopo un anno, il contributo è in capo al concessionario. Rispetto ai costi occulti di carattere arbitrario, Ipt e Pfu sono imposte da versare obbligatoriamente al venditore che li girerà alle rispettive casse.