Sono già attivi in alcune regioni i centri all’interno degli ospedali creati per seguire il decorso degli ex pazienti Covid positivi, con monitoraggio e trattamenti mirati. In diversi casi, infatti, anche dopo la negativizzazione sono rimaste complicanze anche stabili. Per accedere agli esami e ai trattamenti dei centri non bisognerà pagare il ticket . Come riporta l’Ansa, la rete alla cui realizzazione sta lavorando la Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi), con esperienze pilota è già partita con delibere regionali in Liguria e Toscana e a macchia di leopardo in Lombardia, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna. Altre regioni sono pronte a seguire l’esempio: un tavolo al ministero della Salute sta infatti studiando come estenderlo al resto d’Italia.
30% di chi sopravvive riporta conseguenze croniche
Secondo alcuni studi internazionali, i pazienti sopravvissuti al coronavirus continuano ad avere problemi polmonari che diventano cronici nel 30% dei casi e danni permanenti estesi ad altri organi. Da qui il sistema di controllo multidisciplinare messo a punto dagli internisti, come spiega Paola Gnerre, dirigente di primo livello alla medicina interna dell’ospedale San Paolo di Savona dove è nato uno dei primi day hospital per ex pazienti Covid, totalmente gratuito. In regime di day hospital, afferma, “agli ex pazienti ogni 3-6-12 e 24 mesi vengono rilevati i parametri vitali, come frequenza cardiaca e respiratoria, pressione arteriosa e livello di saturazione del sangue. Con la stessa frequenza il paziente viene sottoposto ad Ecg e prove respiratorie per controllare lo stato di cuore e polmoni e ad analisi del sangue per verificare emocromo, funzionalità renale ed eventuali stati infiammatori. I medesimi intervalli temporali intercorrono per verificare la massa grassa corporea e fare il punto sulla qualità della vita del paziente attraverso un questionario”.
L’iter previsto
E attraverso questo, sottolinea Gnerre, “abbiamo già individuato un 30% di pazienti che necessita di una ulteriore valutazione psicologica”. A 1 e 2 anni di distanza sono poi previsti ecocardiogramma, emogasanalisi del sangue arterioso e, a giudizio medico, Tac al torace o angio-Tac. Anche all’ospedale di Magenta, nell’area metropolitana milanese, spiega il primario di medicina interna Nicola Mumoli, “abbiamo iniziato a seguire gli ex ricoverati più gravi e ci siamo accorti che il 5% di loro riporta cicatrici polmonari, mentre chi ha avuto episodi trombotici guarisce senza particolari strascichi, che invece per tanti sono di natura psicologica”. Pure in Toscana sono stati avviati percorsi differenziati per la presa in carico degli ex ricoverati Covid, con diversi protocolli per chi aveva altre patologie pregresse e chi no.
Sileri: “Finanzieremo questo percorso
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Un impegno è giunto dal viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri: “Come ministero – ha affermato in collegamento con il congresso Fadoi – favoriremo questi percorsi, finanziandoli affinché siano ticket esenti per chi dovrà sottoporsi a una lunga serie di accertamenti periodici”.