Da Greenpeace una nuova tecnica per scovare i nuovi Ogm non dichiarati

Ogm

Greenpeace, insieme a un gruppo di associazioni impegnate sul tema degli Ogm e a un’azienda della Gdo austriaca, Spar, rende noto che è stato sviluppato il primo metodo open source in grado di rilevare in laboratorio colture che sono state geneticamente modificate tramite le nuove tecniche di editing genetico. Federica Ferrario, responsabile campagna Ogm di Greenpeace spiega: “La nuova ricerca confuta le affermazioni delle industrie biotech e di alcuni enti regolatori secondo cui i nuovi prodotti geneticamente modificati Ogm ottenuti tramite editing genetico, i cosiddetti nuovi Ogm, sarebbero indistinguibili da colture simili non-Ogm e per questo non possono essere regolamentate secondo la normativa in vigore sugli Ogm”.

I promotori della ricerca

La ricerca è stata condotta da un consorzio guidato da John Fagan dell’Health Research Institute (Iowa, USA). È stata finanziata da: Greenpeace UE e Greenpeace Germania; Sustainability Council of New Zealand; associazione per il cibo non-OGM (VLOG – Germany); ARGE Gentechnik-frei (Austria); Non-GMO Project (USA); the Organic and Natural Health Association (USA); l’associazione per il cibo e l’agricoltura biologica IFOAM Organics Europe; la catena di supermercati SPAR Austria.

Il nuovo metodo

Il nuovo metodo è in grado di rilevare una colza Ogm proveniente dagli Usa resistente agli erbicidi che è stata sviluppata utilizzando l’editing genetico. “Adesso – spiega Ferrario – è possibile per i Paesi Ue effettuare controlli in modo che questa coltura Ogm, non autorizzata secondo la normativa vigente in Ue, non entri illegalmente nelle filiere alimentari e mangimistiche europee. Fino ad ora, i Paesi dell’Ue non avevamo modo di rilevare la presenza di questa colza Og mcoltivata in alcune parti degli Stati Uniti e del Canada, tra quella importata”. Il nuovo metodo consente inoltre alle aziende alimentari, alla Gdo, agli enti di certificazione e agli ispettorati nazionali per la sicurezza alimentare di verificare che i prodotti non contengano questo tipo di colza Ogm.

Cosa cambia per la legislazione sui nuovi Ogm

Secondo Heike Moldenhauer, consulente per le politiche dell’Ue presso l’associazione tedesca Food without Genetic Engineering (VLOG): “Il nuovo metodo di rilevamento è una pietra miliare nella protezione dei consumatori e delle aziende dell’Ue” e “aiuterà gli agricoltori, gli apicoltori, gli allevatori, le aziende di trasformazione di mangimi e di alimenti e i rivenditori a tenere questi nuovi Ogm fuori dalle loro catene di approvvigionamento e soddisfare la domanda dei consumatori che chiedono alimenti privi di OGM”. Il nuovo metodo è stato pubblicato sulla rivista scientifica Foods dopo la necessaria peer review. È in grado di rilevare la SU Canola, una varietà di colza OGM progettata dalla società statunitense Cibus per resistere ad alcuni erbicidi (è stata sviluppata utilizzando una tecnica di editing genetico chiamata mutagenesi indotta da oligonucleotidi). Il metodo è stato convalidato dall’Agenzia per l’ambiente austriaca (Umweltbundesamt), membro della rete europea dei laboratori OGM, e soddisfa tutti gli standard legali dell’Ue. “Il ministro della Salute austriaco, Rudolf Anschober, – aggiunge Ferrario – ha invece dichiarato che farà in modo di utilizzare questa tecnica al più presto per le verifiche nel suo paese.”

Cosa aveva detto la Corte di giustizia Ue

La Corte di giustizia europea ha stabilito due anni fa che gli organismi ottenuti tramite editing genetico rientrano nelle norme dell’Ue sugli Ogm, affermando che una loro esclusione comprometterebbe gli obiettivi di protezione delle leggi stesse e violerebbe il principio di precauzione, sancito nei trattati istitutivi dell’Ue e alla base delle norme europee sulla sicurezza alimentare. “Il nuovo test mostra che la normativa europea sugli Ogm può essere applicata anche agli Ogm ottenuti attraverso l’editing genetico, mantenendo così gli elevati standard di sicurezza alimentare dell’Ue. Non ci sono più scuse per non applicare i requisiti di sicurezza e di etichettatura degli Ogm esistenti a questi cosiddetti nuovi Ogm.”. dichiara Federica Ferrario, responsabile Agricoltura Greenpeace Italia. “Spetta ora alla Commissione europea e ai governi nazionali valorizzare questo lavoro e sviluppare metodi di screening in grado di identificare sia prodotti geneticamente modificati noti che sconosciuti. Ci aspettiamo che la ministra Bellanova, che ha più volte guardato con attenzione alle tecniche di gene editing, mostri lo stesso interesse per questo test”.

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