Glifosato, senatori, scienziati e Ong: “Il governo rispetti la mozione contraria al pesticida”

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“Quattro senatori dei cinque stelle che si sono sbagliati nel votare la mozione presentata dalla senatrice Cattaneo a favore del glifosato e l’hanno fatto mettere a verbale . Per tanto, il voto sul glifosato non è modificabile a livello tecnico, ma cambia dal punto di vista politica. L’impegno del governo deve esercitarsi solo in linea la mozione presentata da noi. Chiediamo formalmente che il governo tenga fede agli impegni sottoscritti”. Così la senatrice Leu Loredana De Petris ribadisce la richiesta dell’impegno dell’esecutivo per lo stop al glifosato in Italia, dopo la paradossale approvazione in Aula di due mozioni contro il glifosato e di due mozioni a favore.

“Il governo difenda l’unico indirizzo politico valido”

Spiegato che l’approvazione del testo di Cattaneo per soli due voti di scarto è stata dovuta alla “difficoltà di comunicare le indicazioni di voto tra componenti dello stesso gruppo a causa della disposizione nello spazio dovuta alle misure anti-covid”, De Petris spiega come l’unica indirizzo politicamente rappresentativo della maggioranza è quello che chiede uno stop al pesticida ritenuto potenzialmente cangerogeno dallo Iarc. Alla conferenza stampa tenutasi al Senato ha partecipato anche il senatore Saverio De Bonis (ex 5 stelle, ora gruppo misto) co-firmatario della mozione.

Belpoggi: “La nostra risposta scientifica”

Fiorella Belpoggi, direttrice scientifica dell’Istituto Ramazzini, che al glifosato ha dedicato uno studio revisionato a livello internazionale, ha elencato le evidenze rilevate dalla loro ricerca, come la genotossicità e delle alterazioni della flora batterica intestinale, e ha spiegato come lo Iarc ha valutato anche i formulati del glifosato, come il Roundup della Monsanto, mentre l’Efsa ha preso in considerazione gli studi sul glifosato somministrato come tale. “Lo Iarc ha inoltre preso in esami lavori accademici e indipendenti, Mentre l’Efsa si è basata quasi unicamente su studi prodotti dall’industria” dice Belpoggi, che aggiunge ironicamente: “Il problema della Iarc è che è sin troppo indipendente”.

La polemica con Elena Cattaneo

La direttrice del Ramazzini si rivolge poi alla collega Cattaneo, che oltre ad essere una senatrice a vita è una studiosa: ” La voce della scienza arriva alla politica distorta. Io sono una scienziata e voglio essere rispettata. I nostri lavori sono pubblicati su riviste peer reviewed, presentati al Parlamento UE. Cattaneo è una collega che stimo, una persona preparata, mi dispiace che si sia espressa in quel modo. Lei dice che lo Iarc ha applicato metodi così meticolosi che anche una sostanza negativa sarebbe risulterà positiva nella ricerca di potenziali cancerogeni. È un non sense. I metodi di ricerca sono standardizzati da 40 anni”. E infine un appello accorato affinché le istituzioni cambino direzione: “I pesticidi ce li ritroveremo per secoli nel nostro ambiente. Le nostre azioni se va bene avranno effetti tra cinquanta anni, quando i nostri figli saranno già vecchi”. Patrizia Gentilini, medico oncologo e membro di Isde- medici per l’ambiente ha mostrato una serie di studi epidemiologici effettuati in varie parti del mondo su popolazioni residenti in zone ad alto utilizzo di glifosato che hanno registrato collegamenti con patologie diverse da quelle tumorali (Parkinson, insufficienza renale, autismo).

Le conseguenze ambientali

Monica Di Sisto, portavoce della campagna Stop Ttip- Ceta ha puntato il dito contro gli accordi commerciali internazionali che spesso vengono stretti proprio con i paesi come il Canada, dove il glifosato viene usato come essiccante per il grano, o come quelli rientranti nel Mercosur, in Sud America, in cui ci sono “aree dove i diserbanti vengono spruzzati da aerei sulla testa dei lavoratori e degli abitanti”. “Se il nostro mercato non è disegnato per facilitare i prodotti più positivi per consumatori produttori e ambiente, non riusciremo a difendere la salute, l’ambiente e il territorio” conclude Di Sisto.

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