Greenpeace: nel Tirreno un mare di microplastiche

Nelle acque marine superficiali del Mar Tirreno c’è una diffusa presenza di microplastiche, con concentrazioni elevate sia in aree fortemente impattate che in zone lontane da fonti inquinanti: è quanto emerge dallo studio realizzato da Greeenpeace con i ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-IAS) di Genova e dell’Università Politecnica delle Marche durante il tour “MAY DAY SOS Plastica” del 2019.

Picchi di contaminazione a Capraia, Olbia e alla foce del Tevere

I risultati della ricerca mostrano che nel tratto di mare investigato, come già evidenziato in varie zone del Mediterraneo (un bacino semi-chiuso con un limitato riciclo d’acqua che ne consente l’accumulo) la presenza di microplastiche è ubiquitaria. L’inquinamento da plastica non risparmia nemmeno aree potenzialmente poco impattate come Capraia, dove l’organizzazione ambientalista ha trovato addirittura la concentrazione più alta, con oltre 300 mila particelle per chilometro quadrato. Questo dato è coerente i risultati di altre ricerche scientifiche condotte nell’area dove, a causa di una circolazione anticiclonica nota come “Capraia Gyre”, può crearsi una zona di accumulo transitoria di microplastiche.

Alti valori di concentrazione, con oltre 250 mila particelle per chilometro quadrato, sono stati riscontrati anche nel porto di Olbia e alla foce del Tevere, a conferma del fatto che le aree portuali con limitata circolazione e le foci dei fiumi costituiscono zone con elevati livelli di contaminazione da microplastiche.

Dai campionamenti effettuati a Ventotene e alla foce del Sarno a diverse profondità e con strumentazioni differenti, Greenpeace ha riscontrato variazioni fino a due ordini di grandezza del contenuto di microplastiche, con concentrazioni molto più elevate a 5 metri di profondità rispetto alla superficie. La tipologia più frequente di microplastiche riscontrata è rappresentata da frammenti, tra 1 e 3 millimetri e inferiori al millimetro, costituiti soprattutto dai polimeri in polietilene e polipropilene, ovvero le tipologie di plastica più usate.

Basta plastica. Difendiamo il mare!

Questi risultati confermano ancora una volta che il nostro mare è malato a causa dell’inquinamento da plastica, complici tutti quei prodotti di uso comune con microplastiche aggiunte, il cui destino è quello di contaminare e danneggiare il prezioso ecosistema marino.

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