L’Unione europea importa dall’Australia carne di cavalli che per oltre il 50% provengono dall’ippica, con gravi rischi di contaminazione dai farmaci loro somministrati e che sarebbero vietatissimi in Europa per animali destinati alla macellazione. Ma in Australia non esiste anagrafe né tracciabilità e di conseguenza neanche un valido sistema di controllo sul benessere e sulla sicurezza delle carni. Gravi, soprattutto, sono le torture inflitte agli animali fuori e dentro il mattatoio.
È quanto svelato, in contemporanea in vari paesi europei, dalle associazioni Animal Welfare Foundation (AWF), IHP Italian Horse Protection, GAIA, Dier&Recht, Welfarm, Eurogroup, Coalition for the protection of racehorses. Numerose indagini condotte nel corso di oltre due anni (alcune sotto copertura e con telecamere nascoste), ripetuti sopralluoghi da parte di ispettori comunitari a partire dal 2007 e relazioni ufficiali delle Autorità australiane fanno emergere una realtà inquietante: oltre la metà dei cavalli macellati in Australia proviene dall’ippica, cavalli scartati che devono essere eliminati dalla filiera. Solo che in Australia non viene mangiata carne di cavallo, che dunque viene esportata quasi totalmente in Europa. Il Belgio è il principale importatore e distribuisce la carne in altri paesi, compresa l’Italia.
“IHP, da sempre contraria alla macellazione dei cavalli, è partner italiana della coalizione che sostiene la campagna Horse Meat”, dichiara Sonny Richichi, presidente IHP . “Il grande lavoro investigativo di AWF-TSB in collaborazione con attivisti locali ha portato alla luce una realtà scioccante che tutti i cittadini devono conoscere. La totale mancanza di controlli e di regole determina ripetuti gravi maltrattamenti e torture agli animali e elevati rischi per la salute umana, visto che quella carne potrebbe essere contaminata da farmaci molto pericolosi usati normalmente sui cavalli da corsa.” “Quest’indagine svela con chiarezza la connessione tra lo sfruttamento dei cavalli nell’ippica e il vergognoso sistema di eliminazione di quelli che non sono più performanti e produttivi di guadagni”, conclude Richichi.
Di seguito il trailer dell’investigazione:
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I cavalli che finiscono nei mattatoi australiani non sono identificati con passaporto e microchip, ma con una specie di collare e una targhetta. Basta una semplice dichiarazione del proprietario che l’animale non abbia assunto farmaci vietati, cosa che però nessuno controlla. I cavalli comprati dai commercianti agli ippodromi o alle aste vengono raccolti in Centri dove non esiste assistenza veterinaria, protezione dalle intemperie e spesso neanche cibo. I trasporti vengono fatti con mezzi non idonei, in condizioni da creare gravi sofferenze e ferimenti continui e a volte durano anche più di 30 ore senza sosta e senza acqua né cibo.
Dentro il macello arrivano le torture finali: le scosse elettriche nei genitali o nell’ano sono di routine. Anche i cavalli che cadono a terra continuano ad essere torturati con scosse elettriche o trascinati con verricelli. Molti non vengono storditi correttamente, a causa di strumenti non adeguati e incompetenza degli operai: succede spesso che i cavalli siano ancora coscienti quando vengono appesi per il dissanguamento.
Le associazioni chiedono con forza alla Commissione europea di bloccare l’importazione di carne equina dall’Australia, come già avvenuto in passato per Messico e Brasile, in quanto le gravi violazioni del benessere animale, la mancanza di tracciabilità e i sistemi di macellazione non sono conformi agli standard europei.