Clima, Greenpeace scrive a Generali: “Abbandoni i progetti del settore petrolio e gas”

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Greenpeace e Re:Common, insieme alle altre ong che sostengono la campagna “Unfriend Coal/Insure Our Future”, inviano una lettera agli amministratori delegati delle trenta principali compagnie assicurative globali, con la quale chiedono di porre fine al sostegno per nuovi progetti di petrolio e gas, che allontanano il raggiungimento degli obbiettivi climatici internazionali.  In particolare le due associazioni si rivolgono alla principale compagnia assicurativa italiana: “Assicurazioni Generali si è impegnata negli ultimi anni a ridurre il proprio supporto al carbone, e successivamente al settore delle sabbie bituminose. È arrivato il momento che la compagnia triestina abbandoni completamente il carbone e prenda una posizione netta anche sui nuovi progetti di petrolio e gas, compresi i vari gasdotti in programma in Italia” che ostacolerebbero “in maniera decisiva il processo di transizione energetica del Paese”.

“Le compagnie assicurative devono fare di più”

Secondo quanto scrivono le due associazioni, Unfriend Coal/Insure Our Future ha appena pubblicato una ricerca “che rivela che quattro compagnie assicurative che hanno sostenuto pubblicamente l’obiettivo fissato dall’accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi centigradi sono tra le più coinvolte nel settore dell’oil&gas. Per raggiungere questo obiettivo, occorre infatti azzerare le emissioni nell’area Ue entro il 2040 e a livello mondiale entro il 2050”. La lettera continua: “Mentre i governi pianificano la ripresa dalla crisi causata dalla pandemia, gli assicuratori devono sostenere la transizione verso un futuro sostenibile, equo e resiliente come sottoscrittori e investitori”
Negli ultimi tre anni la campagna Unfriend Coal è riuscita a ottenere risultati importanti, spingendo 19 grandi gruppi assicurativi a escludere il settore carbonifero dalle attività di copertura dei rischi oltre che dal proprio portfolio di investimenti. Ma per Greenpeace e Re:Common non basta, e servono impegni e obbiettivi più ambiziosi.