Una sentenza storica che sanziona il “rischio deriva“. Un tribunale del Missouri ha condannato Bayer e Basf a risarcire 250 milioni di dollari (più 15 di danno punitivo) il maggior coltivatore di pesche dello Stato, Bill Bader. Il motivo? L’erbicida, presentato più volte come il nuovo glifosato, “spruzzato” nelle coltivazioni confinanti ha pregiudicato il raccolto circa 30mila alberi.
E Bayer, alle prese con migliaia di cause negli Usa per risarcire chi sostiene di aver contratto il cancro a seguito dell’esposizione al glifosato, deve fare i conti – insieme alla Basf – a circa 140 cause simili di quella emessa dal Tribunale di Cape Girardeau, in Missouri. Il dicamba, scrive il sito Valori.it “contraddistinto da una volatilità elevata, si trova in fitofarmaci con nomi commerciali quali XtendiMax, Engenia e FeXapan. Secondo quanto stabilito nel processo, il dicamba, spruzzato nelle proprietà di aziende agricole vicine a quella di Bader, sarebbe finito inopinatamente anche nella sua. Con effetti devastanti“.
Il tema della contaminazione da deriva e delle distanze minime per evitare contaminazioni accidentali – specialmente nelle coltivazioni biologiche – sono in discussione non solo negli States ma anche in Europa dove, ad esempio, in Francia da mesi è in discussione una legge che ponga una distanza minima tra le coltivazioni e le area abitate e tra un campo convenzionale e uno biologico.
“Dai documenti emersi – scrive ancora Valori – durante il caso Bader vs Bayer/Basf si sa che sia gli accademici sia le società erano consapevoli dei potenziali rischi legati all’utilizzo di un prodotto con una volatilità tale da renderlo passibile di andare fuori bersaglio. Non a caso, alla prima formulazione dei fitofarmaci ne è seguita una seconda, con l’aggiunta della tecnologia VaporGrip Tchnology, applicata anche al glifosato e sviluppata proprio per ridurre il “rischio deriva”, e della cui utilità i tecnici Monsanto già discutevano nel 2015” anche se la cosiddetta deriva di questi erbicidi non è esclusa completamente.