Fino a 17 pesticidi – compresi quelli che dovrebbe essere vietato utilizzare – nei campioni di urina di adulti e bambini. È questo il risultato di un test condotto in Svizzera, su 30 volontari: il laboratorio ha trovato residui di pesticidi in grandi quantità in tutti i campioni. Anche – e questa non è una notizia che rasserena – i consumatori di biologico.
Un’analisi delle urine può mostrare quali inquinanti il corpo ha assorbito. Due laboratori elvetici hanno esaminato l’urina di 30 donne, uomini e bambini alla ricerca di residui di circa 60 pesticidi. La metà del cibo consumato nella settimana prima del prelievo era prodotta in modo convenzionale, l’altra metà principalmente da prodotti biologici.
Risultato: i partecipanti – incluso un bambino – avevano veri e propri cocktail di pesticidi nelle urine. Molti provengono da sostanze vietate in Svizzera e nell’Unione europea. C’erano anche sostanze approvate ma non innocue. Sostanze sospettate di provocare il cancro, difetti genetici o esposizione prolungata al danno d’organo nell’uomo.
Insetticida rischioso trovato in tutti
Residui di clorpirifos sono stati trovati in tutti i campioni. L’insetticida danneggia il cervello dei neonati in piccole quantità. La sostanza è vietata nell’UE e consentita in Svizzera fino alla fine di giugno 2020. Uno su tre soggetti del test aveva anche il controverso erbicida glifosato nei loro corpi.
I risultati – commenta Ktipp, giornale dei consumatori elvetici – mostrano solo la punta dell’iceberg, visto che la ricerca comprendeva circa 60 pesticidi su oltre 1400 veleni registrati nel database dell’UE.
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“Le persone sono costantemente esposte a una quantità eccessiva di sostanze chimiche“, avverte a Ktipp Joëlle Rüegg, professore all’Università di Uppsala in Svezia. “Questo è pericoloso perché molte di queste sostanze sono dannose”.
Secondo Rüegg per determinare i singoli valori limite vengono utilizzati “metodi di prova obsoleti” . “Questo trascura molti effetti che non sono acutamente tossici”. Il ricercatore fornisce un esempio di effetti sui feti e sui bambini piccoli che sono emersi solo più avanti nella vita, come un livello di intelligenza inferiore.
Il precedente italiano
Che non serva vivere vicino ai campi, per correre il rischio di trovarsi pesticidi nel corpo l’aveva dimostrato il Salvagente con un test nel giugno 2017 con analisi che avevano scoperto come 14 donne su 14 esaminate fossero positive alla ricerca di glifosato nelle loro urine.
“Se non si cambia rotta nessuno può sentirsi al sicuro. Né può pensare che lo siano i propri figli, neppure se non hanno ancora visto la luce” aveva spiegato Riccardo Quintili, direttore del mensile il Salvagente, aggiungendo che “tra le tante cose da cambiare c’è anche l’atteggiamento di chi dovrebbe istituzionalmente difendere i consumatori e invece spesso si macchia di conflitti di interessi che ne ottenebrano il giudizio.” Il riferimento è ai troppi scandali che hanno accompagnato gli studi sulla sicurezza del glifosato, in particolare quelli che nel corso degli ultimi anni lo hanno assolto sconfessando la “probabile cancerogenicità” dichiarata dalla Iarc.
I quantitativi di glifosato riscontrati dalle analisi sono andati da 0,43 nanogrammi per millilitro di urina fino a 3,48 nanogrammi. Pochi? Molti? Impossibile dare un giudizio, dal momento che non esistono quantità massime consentite. Quel che è certo è che il glifosato non dovrebbe mai essere presente nel nostro organismo, tanto meno in quello dei nascituri.
“Ci sono numerosi dati sperimentali condotti su cellule placentari ed embrionali umane che dimostrano come il glifosato induca necrosi e favorisca la morte cellulare programmata – aveva spiegato Patrizia Gentilini, oncologa e membro del comitato scientifico di Isde – Quindi si tratta di una sostanza genotossica oltre che cancerogena, come ha stabilito la Iarc, non dimenticando che l’erbicida agisce anche come interferente endocrino”.