L’attuale periodo di emergenza sociale che è dovuto al Covid, ha rimesso sotto “l’occhio di bue” un problema non da poco che è rappresentato dalle interferenze che si creano fra i farmaci e quello che mangiamo quotidianamente. Questo è accaduto e accade per diverse ragioni: la quarantena ha forzatamente modificato le nostre abitudini alimentari; alcuni dei piatti rappresentano oggi un modo per “confortarci” e per sentirci meno distanziati socialmente e sia perché siamo più limitati nella scelta degli ingredienti.
Credo che i farmaci e il cibo siano due aspetti del tutto separati e i rischi che possiamo avere sono veramente molto bassi
FALSO I farmaci per essere tali, richiedono che siano assunti in maniera corretta perché anche questo assicura la loro piena efficacia e sicurezza. La dieta e tutto ciò che mettiamo a tavola, può interferire sul loro funzionamento e sugli effetti che possono dare sulla nostra salute. Assumere un farmaco con un nutriente o un micronutriente può non solo ridurne i suoi effetti, ma può anche esaltare oppure trasformare i principi farmacologici in qualcosa di dannoso. Il famoso “bugiardino” o foglietto esplicativo che accompagna i farmaci non ha solo lo scopo di riempire la scatola, ma contiene delle informazioni che vanno lette e comprese. Spesso sono indicate delle precise informazioni per avere il massimo effetto ed evitare delle spiacevoli sorprese da una loro assunzione ad esempio prima o dopo i pasti oppure insieme a specifici alimenti. A questa lettura vanno aggiunte tutte le informazioni che il proprio medico curante o il farmacista possono fornirci. Il cambio degli stili di vita in cui siamo ci siamo trasformati spesso in un “ponte reale e concreto” fra il divano di casa e il telefonino e lo stesso cambio di alimentazione potrebbero avere reintrodotto, inaspettatamente, delle problematiche
L’arrivo del caldo mi porterà a bere in gran quantità succhi, spremute e bevande similari, dovrò stare attento per i farmaci che devo continuare ad assumere
VERO Il caldo finalmente è in arrivo e con la speranza di un “ammorbidimento” della contagiosità del Coronavirus, si deve mettere in conto che avremo un maggiore consumo di succhi e spremute. È importante non disidratarsi, l’acqua è da sempre la bevanda principe per risolvere questo aspetto, ma a tutti può far piacere un sapore più “fruttato” o più gradevole al gusto. I succhi di frutta naturali sono molto graditi perché freschi e molto ricchi di vitamine, antiossidanti e sali minerali. In altre parole, bere un succo o una spremuta è una ricarica di salute da non trascurare. Attenzione però alle possibili interferenze a livello farmacologico con svariati farmaci. Nella popolazione degli anziani, che spesso assumono più farmaci e spesso in modo continuo, il succo di pompelmo potrebbe col caldo alle porte essere più consumato, ma è anche una fonte di interferenti da considerare in modo attento. Questo frutto è molto ricco di flavonoidi, antiossidanti molto interessanti, che fanno però accumulare i farmaci nel nostro organismo perché riducono le capacità del fegato e del sistema digestivo di smaltirli nei tempi previsti dall’organismo. Ogni farmaco è stato creato per esistere un certo tempo nell’organismo e non può accumularsi in modo inadeguato, ma il succo di pompelmo modifica questo aspetto e il farmaco potrebbe risultare potenziato.
Il pompelmo va a interferire con pochi farmaci per cui non mi devo preoccupare troppo
FALSO Può sembrare strano, ma le statine come la simvastatina, per intenderci i farmaci usati per contrastare l’aumento del colesterolo, se si accumulano in modo eccessivo producono dei dolori muscolari inaspettati e che non si osservavano normalmente perché lo “smaltimento” delle statine dal corpo era ottimizzato. Nel caso degli ansiolitici più diffusi, il pompelmo può dare un maggiore effetto sedativo oppure lo stesso pompelmo può interagire con i farmaci calcioantagonisti come ad esempio la nicardipina o la nifedipinam utili per ridurre la pressione a livello encefalico o dei vasi come antiipertensivi come il verapamil. Le stesse benzotiazepine, che agiscono a livello cardiaco e che sono usate nel trattamento dell’angina pectoris e delle aritmie cardiache, risentono degli ingredienti del pompelmo. Ricordiamo che, spesso, il succo di pompelmo viene consigliato come bevanda da usare nei piani dietetici per dimagrire e il suo abuso, possibile durante il periodo estivo, darebbe un effetto ancora più serio se associato a farmaci anoressizzanti aumentandone la loro tossicità a livello cardiaco e nervoso per cui, è importante tenerne conto nel piano terapeutico da utilizzare.
Ho aumentato di molto la quantità di fibre che mangio, stando a casa e non facendo sport aiuto il mio intestino a funzionare meglio e di certo i farmaci non interferiscono
FALSO Le fibre sono oramai un ingrediente accettato positivamente per la salute in generale, ma ancora di più sul microbiota e sul sistema digestivo in maniera più specifica. Inoltre, possono aiutarci in questi giorni di quarantena, in cui l’intestino si è impigrito a causa dello stile di vita adottato per l’emergenza. L’effetto delle fibre insolubili però non è specifico, possono inglobare e sottrarre o anche aumentare l’assorbimento intestinale e i farmaci risentono della loro presenza se la quantità nella dieta è eccessiva. Ad esempio, chi è ammalato di Parkinson che ha nella levodopa il farmaco specifico, corre il rischio che le quantità di farmaco assorbito siano maggiori perché l’efficienza di assorbimento aumenta in modo sensibile. Questo significa che il medico curante deve valutare sia le fibre insolubili introdotte che la particolare condizione in cui ora ci troviamo a causa del Coronavirus. Qualcuno degli effetti collaterali della levodopa dovuti ad un suo eccesso si riconducono a forme di ansia, tremori delle mani, battito cardiaco irregolare, mal di gola o di stomaco etc. L’uso alternativo di legumi è sempre da valutare in base ai farmaci che si assumono ed anche alcuni alimenti ricchi di vitamina K, possono interferire con gli anticoagulanti. L’eccesso di consumo di vegetali a foglia verde come cavoli, spinaci, lattuga, broccoli, cavolini di Bruxelles, di ceci, ma anche di fegato di maiale o di manzo, può costituire un pericolo da non sottovalutare per chi assume anticoagulanti.
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L’alcool è da sempre un pessimo abbinamento con l’uso di farmaci
VERO La coppia alcol-farmaci è imprevedibile, ma di certo sempre pericolosa e per queste ragioni andrebbe non sconsigliata ma sempre e comunque evitata. Questa interferenza è ancora più grave se si assumono dei farmaci che hanno effetto sul sistema nervoso centrale come ad esempio i tranquillanti, gli antidepressivi o gli antistaminici perché l’alcol potenzia in maniera evidente i loro effetti sedativi. L’introduzione di alcolici induce delle reazioni come l’arrossamento del viso, il vomito, il mal di testa e forme di palpitazioni da evitare, ma se il messaggio che associa il consumo di vino come forma di contrasto o di terapia del Coronavirus viene accolto, corriamo il rischio che l’effetto infiammatorio provocato dall’alcol si trasformi in un ulteriore rischio per la salute che si somma agli effetti negativi dei farmaci antivirali che vanno assunti.
Gli alimenti che modificano l’efficacia dei farmaci non sono poi così tanti
FALSO Ci sono categorie di alimenti come i prodotti a base di soia o ricchi di iodio come le rape, che vanno a interferire con i farmaci tiroidei per cui abbiamo una maggiore eliminazione di tiroxina con le feci, ma anche alimenti come i formaggi, ricchi in triptofano, possono interferire con i farmaci destinati al controllo della pressione perché interferiscono con la fenelzina o l’isocarbossazide quindi vanno mangiati con cautela. Gli stessi prodotti a base di farina ultra-raffinata vanno a interferire con l’azione dei farmaci antidiabetici e inoltre riducono l’apporto della Vitamina B12 che è alla base del controllo glicemico. Le persone che fanno uso di farmaci per il controllo del potassio ovvero dei diuretici come il canrenoato di potassio o gli spironilattoni, possono soffrire di un effetto sensibile a livello del battito cardiaco con una sofferenza anche renale se mangiano cibi ricchi in potassio. Ad esempio, il prosciutto crudo fornisce oltre 700 mg per etto di prodotto oppure i pistacchi ne danno 900 mg per etto mentre le bistrattate banane, per una leggenda del 1989 legata alla vittoria del tennista Chang al Roland Garros, ne contengono solo 350 mg per etto per cui sono meno colpevoli di quanto si pensi e sono paragonabili alle carni anche rosse, a molti pesci e a tanti altri prodotti come il tonno che contengono oltre 400 mg per etto.